«La riviera è il regno della classe media, che sostanzialmente non esiste più» afferma Simone Battistoni – presidente di Sib Confcommercio, sindacato degli operatori balneari – commentando in un’intervista al Corriere della Sera la situazione della riviera romagnola: spiagge affollate nel weekend ma vuote durante i giorni feriali, anche a luglio. È questo il duplice volto dell’estate da Marina di Ravenna a Riccione: il traffico e la folla dei sabati e delle domeniche si dissolvono dal lunedì, lasciando dietro di sé stabilimenti e alberghi semivuoti. Una dinamica che parla la crisi del potere d’acquisto delle famiglie italiane, che scelgono vacanze più brevi, concentrate soprattutto nei fine settimana.
Se i prezzi di ombrelloni e lettini restano competitivi (25-30 euro al giorno), sono i costi della ristorazione e dell’alloggio a pesare di più, con un aumento oggettivo che diventa ancora più difficile da sostenere se si considera il calo del potere d’acquisto degli italiani: i listini degli hotel sono cresciuti e se vi si aggiunge il costo dei pasti e delle spese extra la vacanza rischia di diventare fuori portata. E allora la soluzione del momento è una: si diminuisce la durata della permanenza e ci si sposta soprattutto nei weekend.
Il risultato è un flusso a singhiozzo, che rende difficile decifrare il reale andamento della stagione, anche se a compensare almeno in parte la flessione del turismo italiano ci pensano i visitatori stranieri, che per Rimini a Maggio e Giugno hanno rappresentato un terzo del totale. La tendenza è confermata anche dal traffico dell’aeroporto Federico Fellini, che lo scorso mese ha visto oltre 12.000 passeggeri sulla tratta Rimini – Londra ai quali si sommano quelli provenienti da Cracovia e Budapest, aprendo degli interrogativi sulla capacità della riviera di soddisfare le esigenze di un turismo sempre più internazionale.
Ma per attrarre e soprattutto trattenere questi nuovi visitatori, la Riviera deve fare i conti con le proprie infrastrutture: lo scalo riminese resta nelle dimensioni e nei servizi quello di un aeroporto minore. Allo stesso modo, l’accoglienza a terra – dagli alberghi agli spazi pubblici – mostra il peso degli anni e una scarsa capacità di adeguarsi alle nuove aspettative di chi viaggia. Così la Riviera si trova in bilico tra tradizione e trasformazione. Forte di un potenziale riconosciuto, ma alle prese con i limiti strutturali di un modello turistico da rivedere. Le presenze nei weekend raccontano che la voglia di mare non manca, ma il vuoto dei giorni feriali suggerisce che, senza risposte concrete alla crisi di reddito e un ripensamento dei servizi, il rischio è quello di un’estate a metà.
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