The Best in Lazio Experience รจ un Tour di cene realizzato da Gambero Rosso insieme alla Regione Lazio e la collaborazione dellโazienda vinicola Casale del Giglio, nel quale sarร possibile scoprire quanto di meglio ha da offrire il territorio in termini di prodotti e ricette: il Maialino nero dei Monti Lepini, lo zafferano di Cori, lโolio della Sabina, ma anche amatriciana, saltimbocca, coda e molto altro.
Il primo appuntamento avrร luogo giovedรฌ 6 ottobre a cui seguirร ogni settimana una tappa in un ristorante selezionato e premiato dalla guida Roma del Gambero Rosso. Vere e proprie cene-degustazione che hanno lโobiettivo di evidenziare le potenzialitร e lโeccellenza dei prodotti del territorio laziale grazie allโinterpretazione culinaria di alcuni dei migliori locali della regione, che verranno accompagnati da vini della storica azienda vinicola.
La prima tappa del tour, il 6 ottobre, รจ nella Capitale, e vede lโOsteria Palmira come meta per la prima cena, qui creativitร e tradizione definiranno il menu e la serata. Da Roma si passa, il 13 ottobre, in provincia di Frosinone, a LโOsteria del Tempo Perso, moderno e accogliente locale di Casalvieri. Il 20 ottobre si torna di nuovo a Roma al ristorante Livello 1, dove ci accoglie lโottima cucina dello chef Mirko di Mattia fatat di sapori netti e sorprendenti. Si prosegue verso Viterbo il 27 ottobre da Il Calice e la Stella, un’osteria moderna nata dal recupero di uno storico ristorante di Canepina. Segue lโappuntamento da Chinappi, il 3 novembre a Latina, con un menu dove protagonisti sono la stagionalitร e i prodotti tipici locali. Chiude in bellezza il tour, sabato 5 novembre, la cena nellโagriturismo immerso nella natura Terra Sabina, a Rieti.
La storia di Casale del Giglio, lโazienda della famiglia Santarelli, comincia nei primi anni del โ900, quando da Amatrice si spostano a Roma. Qui Emidio, Isidoro e Antonio, figli del fondatore Berardino, svolgono con successo lโattivitร di commercianti di vino, riuscendo ad aprire una dozzina di rivendite di โVini e Oliโ sparsi nella capitale.
Il 1955 segna un anno di svolta: Dino, figlio di Emidio, oltre alla vendita affianca lโattivitร di imbottigliamento dei vini laziali e apre uno sbocco sui mercati esteri, in particolare verso il Canada. Lโazienda Casale del Giglio vedrร la luce circa un decennio dopo, nel 1967, a seguito dellโacquisto di una tenuta dellโAgro Pontino, a Le Ferriere, da parte di Dino. Lโattuale proprietario Antonio Santarelli, figlio di Dino, trascorrerร qui la sua infanzia. Crescendo e vivendo quel territorio avrร unโintuizione: quei terreni bonificati rappresentano lโopportunitร di iniziare un progetto ambizioso e innovativo.
In quest’area vergine, chiama a raccolta ampelografi e ricercatori universitari, dando vita nel 1985 a una sperimentazione sui suoi terreni con quasi 60 diversi vitigni. La lungimiranza e lโaudacia vengono ripagati con importanti risultati tanto che oggi lโazienda รจ tra le piรน importanti realtร vinicole regionali e nazionali, potendosi fregiare di importanti riconoscimenti. Oltre 160 oggi gli ettari di proprietร che spaziano in diverse zone del Lazio. Oltre a quelli della tenuta a Le Ferriere, i vigneti sono localizzati ad Anzio, dove viene coltivato il bellone, allโIsola di Ponza con la biancolella, fino ad arrivare a Olevano Romano con il cesanese e un vigneto di pecorino nei pressi di Amatrice a Accumoli.
Satricum รจ il nome dellโantico villaggio risalente al IX secolo non distante da Le Ferriere, dove ha sede dellโazienda. Questo blend di chardonnay e sauvignon con un piccolo saldo di trebbiano giallo sfoggia al naso seducenti e dolci note di fiori bianchi, scorza di agrumi e tenui nuances di salvia. Il sorso รจ fresco e scorrevole in cui ritornano le sensazioni percepite al naso.
Dalla vinificazione di un vitigno antichissimo, il bellone, nasce questo vino che porta il nome del luogo da dove provengono le uve: Anzio. Citato da Plinio, รจ coltivato nellโarea che va dai Castelli Romani ai Monti Lepini fino ad arrivare al mare. Nel bicchiere abbiamo un vino che offre una straordinaria intensitร olfattiva e al palato un sorso strutturato da sapiditร e persistenza. Caratteristiche che preludono alla possibilitร di una interessante evoluzione in bottiglia.
Il nome del vino si riferisce a una nobildonna romana, nipote di Traiano, che fu divinizzata da Adriano nel 119 d.C., la sua fama fu tale che fu eretto un tempio in suo onore che a oggi, con molta probabilitร , corrisponde alla chiesa di Santa Maria in Aquiro in Piazza Capranica a Roma. Solo uve cesanese provenienti da un vigneto di Olevano romano che vedono un affinamento in acciaio e in tonneaux. Dal bicchiere si levano note di ciliegie selvatiche e spezie dolci, mentre il sorso rivela una vivace freschezza e una decisa trama tannica che dona profonditร e carattere.
Divinitร italica legata alla luce del mattino, il culto di Mater Matuta era diffuso in nella zona dellโItalia Centrale e che dona il nome a questo rosso creato da un blend di uve syrah e petit verdot. Le prime conferiscono carattere insieme a note speziate e complesse, mentre le seconde donano al vino con freschezza e struttura. Lโaffinamento in legno regala sensazioni tostate che arricchiscono le note di viola e ciliegia nera percepibili al naso. La fitta trama tannica caratterizza il sorso, caldo e avvolgente dal finale fresco e piacevole.
Come per molti altri, nche nel nome di questo vino cโรจ un rifermento allโantichitร . In questo caso Aphrodisium era un villaggio dellโAgro Pontino nel quale sorgeva un tempio dedicato ad Afrodite Marina. Di colore dorato intenso, questo assemblaggio di petit manseng, viognier, fiano e greco dร vita a una Vendemmia Tardiva che sprigiona note di miele, albicocca, cedro candito e fiori dโarancio. Al palato una viva freschezza bilancia lโapporto zuccherino delle uve. Nel finale emergono note minerali che donano consistenza e bevibilitร .
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