«Lunedì 4 agosto a Palazzo Chigi abbiamo convocato una riunione del sistema produttivo per affrontare la questione vino, non solo legata ai dazi ma anche a una strategia complessiva». È l’annuncio del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida in un’intervista al Corriere della Sera.
Il ministro ammette che il settore del vino «è quello che preoccupa di più», ma lascia aperta una speranza: «Sembra che ci sia ancora la possibilità di rivedere la trattativa. Più facile quella sugli spiriti prodotti anche dagli Usa che potrebbe finire con zero a zero. Ma vedremo alla luce dei prossimi giorni se ci sarà davvero una riduzione dell’export».
Per Lollobrigida la situazione per altri settori potrebbe essere meno difficile: «Alcuni prodotti nostri non sono replicabili negli Stati Uniti. Pensiamo all’olio di oliva, che importano per il 95%, o al pecorino, che lì non sanno fare […] Altri potrebbero mantenere inalterati i dazi precedenti all’aumento fatto da Trump nell’aprile scorso. Il parmigiano, ad esempio dal 15%, che paga dal 1964, era schizzato al 25%. Se i dazi fossero al 15% “flat” per i produttori di parmigiano sarebbe un risultato eccezionale, come mi dicevano oggi. Ma anche sul resto dei formaggi e sugli aceti il 15% sembra potenzialmente assorbibile senza influenzare in modo negativo il nostro export. Ovviamente non vi è alcuna certezza».
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