Mena, ovvero Middle East and North Africa: un’area tra Africa e Asia che comprende Algeria, Bahrain, Egitto, Iran, Iraq, Israele, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Oman, Palestina, Qatar, Arabia Saudita, Siria, Tunisia, Emirati Arabi Uniti e Yemen. Tutte nazioni ancora non toccate dalle grandi guide internazionali, tra cui โ soprattutto โ la Michelin. Dopo la classifica dei migliori ristoranti del mondo, e dopo quelle di Asia e Sud America, la piรน controversa delle guide arriva anche qui. Controversa per quel metodo di votazione che รจ lo stesso mantenuto anche in questa circostanza, per cui un certo numero di votanti deve esprimere un certo numero di preferenze, con la conseguenza che – quindi โ ad avere possibilitร di vittoria sono soprattutto le insegne che piรน di altre riescono a far sedere alla propria tavola gli aventi voto: buongustai, esperti del settore, gente che viaggia e mangia molto, persone legate al mondo della ristorazione, ma non solo. Che in questa edizione sono 250, divisi in 6 regioni – Golfo, Arabia Saudita, Levante, Israele, Nord Africa (Est) e Nord Africa (Ovest) โ ognuna con un suo panel e un suo presidente, l’Academy Chair. Ogni membro dei panel vota per 7 ristoranti (non lo chef o il ristoratore), in cui deve aver mangiato nei 2 anni precedenti, di cui almeno deve essere al di fuori del paese in cui risiede, e di cui ovviamente non ha un interesse finanziario. E se la parte del leone, com’era prevedibile l’ha fatta Dubai โ meta di turismo interno e internazionale che, in piรน quest’anno ospita l’Expo โ non mancano anche referenze provenienti da regioni meno in vista e meno ricche.
A ricevere il premio come figura piรน influente, ovvero il Fooodics Icon Award, in Medio Oriente e del Nord Africa รจ Kamal Mouzawak, ristoratore e attivista libanese, a lui si deve il primo mercato agricolo di Beirut, Souk El Tayeb, creato nel 2004 per sostenere i produttori dei villaggi che qui possono vendere i loro prodotti a prezzi equi, e spingere verso una agricoltura biologica e sostenibile. Il ruolo del mercato ben presto si รจ esteso diventando un luogo di incontro trasversale, aperto a chiunque, superando differenze religiose, etniche e politiche, e poi si รจ trasformato in un punto di riferimento per il mondo agroalimentare, di sensibilizzazione ed educazione alimentare, dove sono nate diverse iniziative gastronomiche. Nel 2009 Mouzawak fonda Tawlet, il suo primo ristorante (ne seguiranno altri, l’ultimo in Europa, a Parigi) dove ospita cuoche che presentano i piatti delle loro regioni, fungendo โ cosรฌ โ da fondamentale conservatorio di ricette tradizionali e sostegno verso le donne. A lui si deve anche una cucina comunitaria per le persone bisognose di Beirut.
Arriva dal Bahrain, Tala Bashmi, miglior donna chef in questa classifica, tra le voci piรน interessanti di questa parte di mondo. Oggi notissima, anche grazie alle apparizioni televisive, nel suo Fusions by Tala nel Gulf Hotel Bahrain (lo stesso hotel in cui ha seguito il suo apprendistato culinario dopo i suoi inizi con la ristorazione casalinga) propone una cucina che mescola creativitร e tradizione locale, creando una cucina nostalgica, originale e molto intensa, che dร nuovo slancio alla cultura gastronomica del Medio Oriente.
Il locale da tenere d’occhio, quest’anno, รจ un ramen bar a Dubai: una cittร dove l’esibizione del lusso accompagna spesso le migliori insegne, Kinoya – rilassato izakaya โ offre un ambiente essenziale, ben costruito, dall’atmosfera rilassante e accogliente, dove tutta l’attenzione si concentra sul cibo e sugli ospiti. Un unicum nel paese, firmato dalla chef-proprietaria Neha Mishra – nata a Delhi ma cresciuta negli Emirati โ alle spalle un supperclub molto noto, tanto studio sui libri e molti viaggi in Giappone per mettere a punto la sua idea di ramen (e non solo).
In vetta alla classifica Dubai e la cucina di ispirazione giapponese, sul gradino piรน alto del podio, c’รจ 3 Fils: ristorante di cucina asiatica, soprattutto nipponica, a Dubai, che imprevedibilmente scardina ogni preconcetto sull’alta ristorazione degli Emirati, puntando su un locale casual, non appariscente, con piatti firmati dallo chef Freddy Kazadi. Segue invece una catena che conta ormai insegne in mezzo mondo: Zuma, che ha apparentemente definito un proprio stile molto riconoscibile, fatto di qualitร del cibo e ambiente di forte impatto, a Dubai lo chef รจ Pawel Kazanowski. Medaglia di bronzo per OCD Restaurant di Tel Aviv, dove chef Raz Rahav offre un’interpretazione originale e contemporanea della cucina israeliana. A rappresentare l’Italia, Il Borro, in undicesima posizione, con la sua cucina toscana.
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