Europa ingorda, il contrabbando di scimmia affumicata e ratti essiccati riempie i bagagli da viaggio

15 Feb 2024, 09:34 | a cura di
La crescita della domanda europea di carne selvatica (proveniente da Africa, Asia e Sud America) alimenta un mercato illegale che finanzia la criminalità organizzata, elude l'ispezione degli aeroporti ed evidenzia le lacune nel programma di biosorveglianza comunitaria

Nonostante gli sforzi per contrastarlo, il commercio illegale di carne di animali selvatici, noto come bushmeat, ha visto un aumento negli ultimi anni, mettendo a rischio la sopravvivenza di numerose specie e favorendo la diffusione di patogeni attraverso il trasporto aereo, preferito dai contrabbandieri per la sua rapidità rispetto al trasporto marittimo, meno adatto per la carne fresca.

A chi non piace la carne di scimmia affumicata?

La carne selvatica proveniente da aree geograficamente lontane suscita in qualcuno un certo interesse. La relativa domanda cresce nelle città, nei centri urbani d’oltremare e nelle aree rurali, ma non si tratta di un fenomeno nuovo. Già nel 2008, la ricercatrice universitaria Anne-Lise Chaber aggirandosi in incognito per i mercati di Parigi riscontrava una certa facilità nell’acquistare questo cibo ‘esotico’. Anche a distanza di anni, ha confermato al giornale The Guardian che la reperibilità della merce rimane la stessa: “so che è ancora molto facile”. Dunque, nuova è soltanto la portata (rilevante) che ha assunto nel tempo il consumo di bushmeat (per il WWF "di foresta"). Una carne difficile da identificare dato che solitamente viene essiccata e affumicata. Potrebbe pure assomigliare al manzo. In realtà, può essere di scimmia, pangolino, ratto di canna, elefante e tanto altro ancora. Non proprio animali d’allevamento. Secondo la studiosa poi, per certe persone risulta semplicemente più gustosa da mangiare, mentre per altre persino più salutare. E, per accaparrarsela, son disposti a spendere cifre elevate (almeno il doppio del prezzo previsto per la carne del supermercato).

In Italia, per anni il giovane chef  Valerio Braschi, ex vincitore di Masterchef e vecchio titolare del ristorante 1978, si è avventurato nella composizione di ricette che prevedessero ingredienti “selvatici” o insoliti; dal pene di toro alla carne di coccodrillo, sperimentazioni culinarie distanti dall’immaginario di molti.

Bushmeat, come arriva in Europa?

In genere, questa carne viaggia attraverso i continenti a bordo di aerei, all’interno di bagagli da stiva o imballata per posta. I voli, come afferma la scienziata, garantiscono tempi di percorrenza minori. Ad oggi, la soluzione più veloce per entrare. Soprattutto rispetto alla via marittima, che implica certamente tragitti più lunghi. Avvolta in sacchi neri dell’immondizia (quelli “condominiali”), viene occultata da erbe aromatiche o pesce essiccato. Introdotta in modo illecito nei paesi europei, costituisce un prodotto da contrabbando. Nel solo aeroporto di Bruxelles, la giornata tipo è rappresentata da almeno 10 sequestri, circa 75 kg di cibo selvatico, pronto per essere commercializzato illegalmente. Vale a dire: circa 3,9 tonellate al mese. Stando ai report provenienti dal continente africano, questo traffico è diventato una vera e propria fonte di guadagno; tanto è vero che, come hanno confermato alcuni rapporti del 2010, un passeggero su 12 perquisiti, provenienti dall’Africa centrale e occidentale, viaggiano con carcasse di questo tipo. Fra l’altro, tali importazioni costituiscono uno dei segmenti più redditizi della criminalità organizzata. La polizia internazionale è quindi incessantemente sotto sforzo per bloccare il commercio. Si pensi che soltanto dal 2 al 27 ottobre di quest’anno sono state arrestate più di 500 persone.

La biosorveglianza nell’aeroporto di Bruxelles

Il reale ‘carico’ della bushmeat è sconosciuto. Chissà quanti lavorati di fauna selvatica passano per i terminal e le stazioni di tutta Europa senza essere confiscati dai funzionari doganali. Un disegno che mette in luce le gravi lacune del programma di biosicurezza comunitaria. Anche perché nel quadro dell’Unione sono pochi gli aeroporti che eseguono ispezioni tanto approfondite sulle valigie come al Charles de Gaulle di Parigi; figuriamoci quanti come quello di Bruxelles consentono ai ricercatori di studiare il fenomeno ed eseguire test del DNA sulla carne. Nello specifico, attraverso l’ausilio della tecnologia più avanzata (il MinION), gli scienziati sono in grado di sequenziare geneticamente i campioni contenuti nel bagaglio entro otto ore.

Una questione di salute pubblica

Il contrabbando di fauna selvatica, oltre a rappresentare un pericolo per le specie animali in via d’estinzione, pone un problema evidente di salute pubblica. Il volume importato che non viene fermato alla dogana fa il suo ingresso nel cuore cittadino minando i livelli di biosicurezza. Difatti, la gestione delle carcasse (talvolta la macellazione avviene poco prima dell’imbarco) può contribuire a diffondere virus e malattie già esistenti (ad esempio il vaiolo), oppure a originarne di nuovi. In aggiunta, spesso capita che la carne, nascosta in condizioni estreme e non regolate, entri in fase di decomposizione, presentandosi infestata da larve, insetti di altro tipo e quale potenziale veicolo di agenti patogeni pericolosi. In questo senso, l’esperienza pandemica e virulenta avrebbe dovuto fungere per tutti noi da monito. Come si suol dire, la storia insegna. O quantomeno dovrebbe.

 

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