Attualitร 

Il ristorante sconosciuto tra Reggio Emilia e Modena aperto da un ex chef stellato che vale il viaggio

Matias Perdomo, cuoco del ristorante Contraste, racconta la sua visita al Damatosteria ad Arceto, nel reggiano. Un grande locale aperto da uno chef che in passato conquistรฒ le due stelle Michelin

  • 28 Febbraio, 2025

โ€œEโ€™ unโ€™osteria? E’ Un ristorante? E’ un bistrot?โ€ Che cosa importa? โ€œPer me รจ un posto meraviglioso, pieno di cultura, capacitร , voglia, energia ma soprattutto umanitร  e ascoltoโ€. Questa recensione entusiastica non arriva da un utente qualsiasi di Tripadvisor, ma da uno chef stellato non facile agli ardori: Matias Perdomo del Contraste, uruguaiano ormai di casa a Milano, cittร  che di questa razza di sudamericani orgogliosi e grintosi prima di lui aveva conosciuto solo certi volubili calciatori. Perdomo racconta su Instagram di essere andato qualche giorno fa da Damatosteria ad Arceto, nel reggiano, โ€œper festeggiare il compleanno di mia figliaโ€ e di esserne andato via allโ€™ottavo cielo: โ€œSiamo arrivati per primi e usciti per ultimi, e questo la dice lungaโ€.

Gianni D’Amato e Matias Perdomo

Una lunga storia, da Sulla ad Arceto

Il post di Perdomo getta un poโ€™ di luce su un locale che, anche per il suo essere lontano da tutto, in un paesino tra Reggio Emilia e Modena, รจ forse tra i piรน sottovalutati dโ€™Italia. Eppure Gianni Dโ€™Amato ha scritto storie non trascurabili nella scena gastronomica italiana. Originario di Aulla, nella Lunigiana, in quella parte di Toscana che guarda alla Liguria, รจ qui che nel 1988 apre assieme alla moglie Fulvia il ristorante Il Rigoletto, che in pochi anni si impone come uno dei migliori della provincia di Massa-Carrara. La prima svolta avviene con il trasferimento a Reggiolo, nella provincia di Reggio Emilia, dove Gianni fa la conoscenza con un territorio differente, ricco di nuovi ingredienti e di nuove tradizioni. Il locale, ospitato in una magnifica villa rinascimentale, nel 2002 prende una stella Michelin e tre anni dopo raddoppia, raggiungendo la vetta regionale assieme alla Frasca di Castrocaro Terme e al San Domenico di Imola (le glorie botturiane erano ancora di lร  da venire). Poi nel 2012 il terremoto in Emilia lesiona gravemente il locale e costringe a una chiusura che pare temporanea ma diventerร  definitiva. I Dโ€™Amato decidono di portare la loro insegna in giro per lโ€™Italia con una scelta allโ€™epoca davvero innovativa. Ma questo vagabondaggio gastrico non puรฒ durare ed ecco lโ€™esperienza a Tellaro, in Liguria, nella costa ligure, e infine il ritorno in Emilia, in un castello medievale ristrutturato con tocchi minimali contemporanei (ma con la struttura originaria mantenuti intatta) dove Gianni si fa aiutare dal figlio Federico a raccontare una nuova geografia della cucina italiana.

I tortellini di Damatosteria

Che cosa si mangia (e cosa ne dice Perdomo)

Il menu รจ semplice: prevede una sezione prettamente emiliana con lo Gnocco fritto (che per Perdomo โ€œsembra aria fritta per quanto รจ leggero e buonoโ€), con una selezione di salumi di notevole qualitร  (spicca il Culatello di Zibello Podere Cadassa 24 mesi) e con un Erbazzone che sempre secondo lo chef uruguaiano, che ci fa da Caronte in questo viaggio gastronomico, โ€œรจ croccante e buonissimoโ€. Tra gli antipasti un Millefoglie di cotechino, patate nocciola e zabaione salato (โ€œnon avete idea che piatto: conoscenza della materia prima, equilibrio, sapiditร  giusta, dolcezza e aciditร  ma soprattutto un utilizzo del cotechino intuitivo e genialeโ€), i Calamari alla brace con cipolla borrettana, uovo e tartufo (โ€œFederico non toccarli che sono strepitosiโ€, suggerisce Perdomo a Dโ€™Amato junior evidentemente non del tutto convinto) e Crudo di scampi, gambero rosso allโ€™olio ligure.

Federico e Gianni D’Amato

Dolci classicisti

Tra i primi circoletto rosso attorno alle Tagliatelle 40 tuorli per le quali Perdomo racconta di avere ingaggiato โ€œla lotta con mia figliaโ€, accompagnate da โ€œun ragรน al punto caramello per quanto era buono e ristrettoโ€. E poi i Plin di lingua tonnata e latticello di capperi, gli Spaghetti affumicati con burro alle acciughe e limone, le Mazzancolle arrostite con cruditรฉ di verdure, il Rognone trifolato, la Cipolla alla brace con melassa di fichi, Spergola e blu di capra. Vecchia scuola i dolci: la classicissima Zuppa inglese, il Gelato alla crema antica con aceto balsamico tradizionale, il Gelato di capra.

L’interno di Damatosteria

Cโ€™รจ anche un menu con i โ€œClassici di famiglia oggiโ€: Calamari, Millefoglie di cotechino, Tagliatelle, Manzo morbido, mela renetta e indivia alla brace e Gelato di crema antica, al commovente prezzo di 60 euro bevande escluse. E a proposito di bevande, la lista dei vini comprende circa trecento etichette di ogni blasone e di ogni prezzo, con una piccola selezione al calice. E forse sarebbe il caso di tornare ai dilemma di Perdomo (osteria? Ristorante? Bistrot?) per tornare a riflette sul come nella ristorazione di oggi le categorie sono spesso anacronistiche se non inservibili, sostituite da unโ€™unica grande discriminante: stai bene o no?

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