La storia

Giggetto al portico d'Ottavia compie cent'anni. La festa un po' amara di una leggenda della cucina romana

Tra le mura รจ passata la storia di Roma, del suo antico ghetto e del portico paleocristiano dedicato alla sorella di Ottaviano. La sua tavola รจ un inno al sapore schietto

  • 23 Ottobre, 2023

Tra le mura, nei suoi tavoli, davanti alle sue serrande, รจ passata la storia di Roma, del suo antico ghetto e del portico paleocristiano dedicato alla sorella di Ottaviano. Ruderi augusti, memorie di fasti e di tragedie, riuniti in Piazza da antiche tradizioni culinarie โ€˜povereโ€™, con un inno al sapore schietto del vero carciofo alla giudia: un addetto li pulisce a vista, trecento, quattrocento al giorno, e in primavera, allโ€™aperto, la catasta occupa due tavoli. Carciofo fritto due volte di cui si ha memoria fin nei ricettari del Cinquecento e di cui sembra fosse golosa anche Caterina deโ€™ Medici. E con una trisnonna Ines, originaria dei Castelli, che alla fine degli anni Venti cominciรฒ a friggerli su improvvisati fornelli stradaioli, offrendone pezzetti ai viandanti dei vicoli.

Buon compleanno Giggetto

Compie 100 anni “Giggetto al Portico dโ€™Ottavia”, icona della tradizione gastronomica giudaico-romanesca, un luogo dove ancora sono di casa termini del cinema neorealista come โ€œfagottariโ€, โ€œcaratelliโ€, โ€œcaramellottiโ€, โ€œperacottaroโ€ e โ€œfusaiaroโ€, e annovera tra gli amici della ditta, indimenticabili, ziโ€™ Lupone, ย Abramone, Romoletto, Angelino il quaranta e Lazzaro Anticoli, il Bucefalo, il pugile ebreo giustiziato alle Fosse Ardeatine.

No, โ€œGiggettoโ€ non รจ un luogo qualunque, ogni tassinaro romano sa dove andare se gli chiedono quel ristorante, la Piazza era come vuota senza i suoi tavoli allโ€™aperto durante gli anni del Covid. Ed รจ ancora visibile lโ€™antica porticina da dove i titolari facevano fuggire dal Ghetto verso una stradina laterale, gli ebrei che vivevano nei palazzi vicini braccati dai nazi-fascisti.

Giggetto al Portico d’Ottavia, un pezzo di storia

E in un bel libro e nel video realizzati per le candeline dei 100 anni, i due anziani zii, Clara e Armando Ceccarelli, 91 e 96 anni, ricordano la loro Roma che fu e non hanno dimenticato una delle scene piรน strazianti della storia italiana, furono testimoni, e lo raccontano, la mattina del 16 ottobre โ€™43, della razzia del Ghetto compiuta dai nazi-fascisti. โ€œAbitavamo nel palazzo accanto allโ€™osteria, piovicciccava e sotto si sentivano le urla dei tedeschi che spingevano sui camion quelle povere persone. Li vedemmo dagli spioncini di casa, ovunque cโ€™era il terroreโ€ ย ricorda Armando, che allora aveva 17 anni, di religione cattolica come tutta la famiglia, omone buono e semplice che ย ancora si commuove. E dopo il rastrellamento Giggetto chiuse per quasi un anno l’osteria, portรฒ via tutta la famiglia nelle Marche che fu ospitata da un parente.

Un secolo lungo un sorso

Un secolo di vita unica e intensa, dunque, salutato lunedรฌ sera con un bicchiere di rosso, gli stornelli romaneschi e un trionfo di carciofi per amici e vecchi clienti chiamati a raccolta e abbracciati con schietto calore familiare.

”Ma abbiamo voluto fare un brindisi sobrio e semplice โ€“ cosรฌ lโ€™ha voluto Lidia, 84 anni, nuora del fondatore Giggetto โ€“ un segno di rispetto per gli amici della Comunitร  ebraica e quello che stanno vivendo in questi giorni. รˆ un momento di dolore per tutti ma a questo appuntamento lavoravamo da mesi, era impossibile fermare la macchina organizzativaโ€. Solo poco giorni fa, a un centinaio di metri del ristorante รจ stata allestita la lunga tavolata deserta da 203 posti, come il numero degli ostaggi ebrei prigionieri di Hamas.

Chi era Luigi Ceccarelli, in arte Giggetto

La storia del ristorante inizia dopo la Prima Guerra Mondiale, quando Luigi Ceccarelli, noto come “Giggetto”, prima ferroviere, poi portuale a Civitavecchia ma col fisico mingherlino, poco adatto a fare lo scaricatore, decise di tentare la fortuna a Roma. Con la moglie Ines decisero di acquistare una vecchia osteria.ย Non erano di religione ebraica ma al Ghetto cโ€™era spazio e accoglienza e โ€œqui siamo rimasti anche ad abitare da tre generazioni, subito integrati e con nonna Ines che, pur da cattolica, si vestiva a festa nei giorni delle ricorrenze ebraiche e le sue amiche le chiedevano e ridevano: โ€˜A Ine, moโ€™ vieni in Sinagoga pure te?โ€™ e lโ€™abbracciavano, ricorda Claudio Ceccarelli, titolare del ristorante insieme al fratello Marco, figli di Franco e Lidia, la signora che ancora รจ alla cassa e che ogni cliente la omaggia con un rispettoso saluto. Nipoti di Giggetto e Ines, quindi terza generazione di ristoratori. Un terzo fratello ha la pasticceria accanto, โ€œLa Dolce Romaโ€, e un quarto ha scelto unโ€™altra professione.

La ricetta segreta

Nel corso degli anni i proprietari hanno dedotto una loro โ€œformula vincenteโ€: la presenza dei proprietari 7 giorni alla settimana, il rispetto della tradizione con le ricette, sempre le stesse, tramandate dal fondatore, un personale fedele che fa parte della famiglia allargata. E grande attenzione alla qualitร  dei prodotti: per esempio, il Giggetto รจ uno dei pochissimi ristoranti a Roma che ordina il baccalร  direttamente dallโ€™Islanda e gli arrivano i pescioni interi ancora da salare, e punta sui produttori piccoli, come il guanciale della Valnerina, per sostenere le realtร  locali.

E cosรฌ, nei giorni della tramontana, da Giggetto a Roma ai tempi di nonna Ines si mangiava la zuppa di pasta, broccoli e arzilla, la concia, con le zucchine asciugate al sole con lโ€™aceto, le triglie pasticciate, quelle piccole piccole, scartate dal pescivendolo e insaporite con uva passa e pinoli. Adesso, oltre al carciofo, il re รจ il filetto di baccalร : il pesce arriva intero, con la spina e aperto a libretto, peso minimo sei chili, e la pastella รจ leggera, diversa da quella usata per il fiore di zucca.

“Se va male รจ colpa tua”

Cosรฌ Claudio Ceccarelli spiega il concetto fondante. โ€œMio padre diceva sempre: ricordati bene di comprare prodotti di qualitร  perchรฉ cosรฌ giร  stai al 50%. E se li cucini bene, hai fatto il massimo. Se le cose vanno male non ti affacciare a vedere gli altri, perchรฉ non รจ la colpa degli altri ma รจ tutta colpa รจ tuaโ€.

(s.c.)

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