Il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. LโUNHCR ricorda che conflitti e persecuzioni hanno costretto oltre 80 milioni di persone nel mondo a fuggire dalle loro case (un dato in crescita del 4% nellโanno della pandemia). Ribadendo la necessitร di favorirne lโinclusione in ogni ambito della societร , dal lavoro allo studio, alla salute. E ricordando quanto lโesperienza di queste persone possa dare beneficio a chi sa accoglierli: i rifugiati portano con sรฉ competenze, determinazione, voglia di ritagliarsi un futuro migliore, diventando cosรฌ risorsa preziosa per le comunitร ospitanti. Il cibo e la cucina possono essere veicolo di inclusione, opportunitร di confronto e arricchimento. E alcuni progetti nati in Italia negli ultimi anni dimostrano lโassunto. Ve li raccontiamo.
I docenti del Laboratorio di Antropologia del Cibo in arrivo da 31 Paesi del mondo
Nel laboratorio ideato da Giulia Ubaldi cibo e cucina sono lโarchitrave di uno spazio interculturale, che invita alla scoperta delle culture gastronomiche del mondo, valorizzando al contempo i prodotti di piccole realtร italiane che operano rispettando la terra e i diritti dei lavoratori. Giulia, 30 anni, รจ unโantropologa del cibo, prestata al mondo del giornalismo: da tempo racconta lโarea del Mediterraneo intrecciando storie di persone e cucina, amore per il territorio e rispetto delle tradizioni. Ci sarร tutto questo al Giambellino, nella fucina gastronomica pensata per essere luogo aperto allo scambio e alla condivisione di idee, cibo e culture da tutto il mondo. Con 40 chef docenti da 31 Paesi, migranti di prima, seconda e terza generazione, cuochi professionisti, ma anche casalinghe, rifugiati e richiedenti asilo, accomunati dalla passione per la cucina e dalla voglia di trasmetterla per farsi ambasciatori delle loro terre dโorigine, guardando al modello di Migrateful, scuola di cucina e integrazione londinese fondata da Jessica Thomson, che ha giร dato lavoro a molti migranti. “L’approccio della nostra scuola sarร meno improntato al progetto sociale, e centrale sarร l’aspetto formativo. Vogliamo insegnare la cucina di casa, mettendo in risalto le competenze di ciascun docente: molti di loro sono alla prima esperienza del genere, ma tutti sono stati scelti per quello che hanno da insegnare, per la loro personalitร , per la storia che portano con sรฉ. L’importante รจ dare valore alla storia di ognuno di loro. E per chi frequenta i corsi sarร come viaggiare attraverso il cibo“, spiega Giulia. Il Laboratorio di Antropologia del Cibo parte a settembre 2021, con 36 corsi che spaziano dalla panificazione in Venezuela alla ravioleria cinese, alla cucina porta fortuna dello Sri Lanka; e ancora lezioni di cous cous tunisino, pasticceria artigianale marocchina, cucina della nonna alla maniera dellโAzerbaigian: “Ogni corso ha un focus preciso, spesso inaspettato. Penso per esempio a quello sulla cucina vegetariana armena, che proporremo con le verdure messe a disposizione da Cascina Fraschina nell’ottica del riuso; alla pasticceria vegana del Venezuela, sorprendente; alla lezione del docente yemenita, pensata in piรน puntate, per cucinare la carne a partire dai verbi che definiscono ogni preparazione“. Ma il Laboratorio meneghino sarร anche bottega per lโacquisto dei prodotti utilizzati durante i corsi, centro di recupero di vecchie ricette, luogo di svago con appuntamenti a tema, tra cinema, musica, serate gastronomiche. Tuttโintorno alla cucina di via Metauro, allestita per accogliere 16 persone, come in una riunione di famiglia: “Si cucina per un paio d’ore, poi si mangia tutti insieme, si impara a conoscere l’altro“.
LAC โ Milano โ via Metauro, 4 — www.laboratoriodiantropologiadelcibo.com
Hamed Ahmadi รจ arrivato in Italia dallโAfghanistan nel 2006, quando aveva 25 anni. Un passato da regista, a Venezia รจ arrivato per presentare un documentario alla Mostra del Cinema, ottenendo lo status di rifugiato politico. Otto mesi in un centro dโaccoglienza e poi un tirocinio come giardiniere del Guggenheim, oggi รจ un imprenditore della ristorazione navigato, da subito punto di riferimento in veste di mediatore culturale per tutti quei profughi in viaggio verso un futuro migliore, lontano dai propri Paesi d’origine perchรฉ costretti a fuggire. Il suo progetto di ristorazione ha tradotto in impresa la cucina di viaggio dei migranti, che รจ frutto dellโincontro tra culture e ingredienti diversi, e spesso dร origine a nuove tradizioni, abbattendo le barriere culturali a tavola. La Laguna ha accolto questโidea di cibo in viaggio e le attivitร si sono moltiplicate โ con il raddoppio di Orient Experience e lโavvio di Africa Experience – dando lavoro a molti migranti. E Hamed si รจ persino ritrovato ad affiancare Michelle Obama in uno degli episodi di Waffles + Mochi, programma di educazione alimentare disponibile su Netflix.
Orient Experience โ Venezia โ Cannaregio, 1847/b – 041 822 4337 – Pagina Fb
Il progetto di Mondodonna onlus ha mosso i primi passi allโinizio di maggio, a bordo di una cucina su ruote decisamente originale, da seguire in giro per le strade di Bologna. Ai fornelli di Altre Terre quattro donne migranti, per proporre la cucina dei rispettivi Paesi dโorigine, tra i Balcani, il Medio Oriente, la Nigeria e lโAsia, con le ricette della tradizione di Sladjana, Ezinne, Emanย eย Bunmi. Un progetto di inclusione femminile, oltre che culturale, e tante pietanze da scoprire: cevapcici, falafel, meatpie nigeriana e molto altro.
Shaza Saker, nata a Damasco e cresciuta a Roma, รจ la promotrice della cooperativa sociale Hummustown, fondata insieme a Jumana, allโepoca appena arrivata in cittร dalla Siria, nel 2017. Da subito il circuito si รจ orientato sul prestare sostegno e offrire lavoro ai profughi siriani che vivono nella Capitale. Ma รจ durante la pandemia che lโattivitร ha ingranato, grazie allโintuizione di puntare su un delivery di cucina siriana autentica, che ora dร lavoro a una quindicina di persone, allโopera nel laboratorio di cucina allestito in zona Furio Camillo. Unโopportunitร di inclusione per chi รจ in difficoltร , ma pure unโoccasione per i romani per scoprire piatti altrimenti introvabili in cittร , come le kebbeh fel seyneeyeh (sformato di carne e burgul cotto in forno, anche in versione polpette fritte), i mlookheyeh (spinaci spadellati serviti con mandorle e carne), la crema mutabbal di melanzane. Consegnati in tutta la cittร .
Hummustown โ Roma โ 350 0320364 โย www.hummustown.comย
A Palermo, lโavventura di Kirmal รจ appena iniziata. La startup nasce in uno dei quartieri piรน popolari della cittร , nella cucina del Centro Astalli di Ballarรฒ. Qui si sono incontrati sei ragazzi in arrivo cinque Paesi diversi, promotori โ con il sostegno di Fondazione PER IL SUD – ย di quello che hanno ribattezzato โdelivery narranteโ. Cioรจ una proposta gastronomica che mette insieme le tradizioni e i ricordi di ognuno di loro, con la possibilitร di vedersi consegnare le pietanze a casa da un narratore pronto a raccontare storia, aneddoti e curiositร sulle diverse ricette, che diventano cosรฌ opportunitร di scoperta di altre culture. Il servizio di Kirmal si propone anche per eventi e serate a tema, da animare con le cene narrate da Kirolos, Ibra, Riccardo, Mustafa, Ameth e Lam (la storia che hanno alle spalle la racconta Balarm): โSiamo giovani imprenditori, proveniamo da Paesi e culture diverse, Palermo รจ la nostra casa, dove abbiamo messo radici, dove abbiamo costruito un sogno che รจ anche un esperimento di impresa multiculturale orientata a principi etici di accoglienzaโ spiegano i ragazzi, per cui il tema delle migrazioni puรฒ diventare โpotenziale multiculturale per la promozione di esperienze professionali e imprenditoriali nel campo dellโaccoglienza, ristorazione e turismoโ.
a cura di Livia Montagnoli
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