L'insalata di patate che mette d'accordo Polonia e Repubblica Ceca. Ecco il documentario ripreso dal New York Times

17 Apr 2024, 16:17 | a cura di
Con i cetrioli o i salumi, maionese o mostarda, salsicce o carote: ecco come uno dei piatti simbolo della cucina dell'Est diventa occasione di aggregazione tra due paesi in conflitto per una centrale mineraria

Hermanice, piccolo villaggio ceco al confine con la Polonia. Cechi e polacchi si sfidano in una gara di insalata di patate, che è uno dei piatti simbolo di entrambi i paesi ma che, in questo caso, rappresenta una parentesi popolare di condivisione e leggerezza in mezzo allo scontro geopolitico che da anni coinvolge i due paesi. Lo riporta il New York Times citando il micro-documentario del regista polacco Piotr Jasiński "Everything's Fine, Potatoes in Line", uscito il 20 ottobre del 2022 e vincitore nello stesso anno come Miglior Cortometraggio e Premio del Pubblico nel Concorso Cortometraggi del Warsaw Film Festival nonché candidato nell'edizione 2023 del Festival dei Debutti Cinematografici di Koszalin. E ce lo ricorda il 13 aprile scorso Francesco Costa nel podcast Morning Weekend del Post.

La gara di insalata di patate dove si gioca una disputa geopolitica

Antefatto: nel 2022 l'Unione europea ha imposto alla Polonia il pagamento di mezzo milione di euro al giorno fino alla definitiva chiusura della miniera di lignite di Turów, nella Bassa Slesia, al confine con la Repubblica Ceca. Questo perché all’inizio di quell’anno il governo ceco ha intentato una causa contro Varsavia sui danni ambientali causati dalla suddetta miniera, che però è uno dei maggiori datori di lavoro della regione. La miniera si trova a Bogatynia, i cui abitanti si sono subito allarmati in vista della sua chiusura. Qui, inoltre, a ottobre del 2021, in alcuni pub è apparso un cartello con una scritta che è girata parecchio sui social: «Non serviamo i cechi». La disputa viene sanata nel febbraio del 2022 quando i due paesi siglano un accordo dove la Repubblica Ceca si impegna a ritirare la causa e la Polonia a risarcirla di 45 milioni di euro. La miniera ha continuato quindi a esistere in base a una licenza valida fino al 2044, ma a marzo scorso lo scontro si è riacceso quando un tribunale polacco è intervenuto in difesa dei cittadini cechi annullandone la Valutazione di impatto ambientale (VIA).

«Sono andato a Bogatynia per indagare su come il conflitto politico stesse influenzando le relazioni tra le comunità al confine» racconta sul New York Times lo stesso Jasiński. «Avevo sentito che la gente aveva paura di parlare apertamente della miniera; in alcuni ambienti viene chiamato Grande Fratello. Conflitto con i cittadini cechi? Mi è stato detto che era una sciocchezza. La gente del posto afferma di andare nella Repubblica Ceca per prendere le birre, e i cechi vanno in Polonia per fare acquisti. Problemi ambientali? Un residente ha detto che i polacchi vivono ancora più vicino alla miniera e non hanno mai notato alcun danno all'ambiente». Di fronte a risposte così contraddittorie e oscure, il regista e attore va alla ricerca delle reali ripercussioni sociali della disputa della miniera di carbone. E si ritrova a Hermanice spettatore della gara di patate fra cechi e polacchi.

Ogni insalata di patate ha un sapore diverso

Lo short-docu (14 minuti) inizia a Bogatynia. Teresa, una signora di mezza età con la coda di cavallo alta e gli occhiali, lavora come il figlio negli uffici della centrale elettrica Turów, mentre il marito è operativo in miniera. Lo racconta affettando carote già lessate su tagliere e strizzando i cetriolini sottaceto tritati in un colino. «Non mi piace la politica, non mi interessa», tende a precisare. Perché la cosa importante, in questo momento, è solo una «Ecco la protagonista di questa ricetta: la patata». La taglia a dadini e via in una "bagnarola" insieme agli altri ingredienti. Cioè prezzemolo, sedano, dei sottaceti di buona qualità, uova. Sulla miniera della discordia aggiungerà «Come puoi chiuderla se tutti noi lavoriamo là? Se la miniera cessa di esistere non ci saranno più insalate di patate

 

Arrivata a Hermanice, dall'altra parte del confine, salutato tutti nella sua lingua e tutti le rispondono "grazie". La gara funziona così: le insalate da giudicare sono disposte numerate su un tavolone a elle. Intorno altri tavoli dove fanno base i partecipanti, che per dissetarsi mandano giù boccali di Birell Světlý, la birra analcolica ceca. Tra loro ci sono i membri di una casa di riposo di Detrichov, in Repubblica Ceca, che in quell'edizione hanno deciso di concorrere tutti insieme con una sola insalata. Ognuno, dopo aver compiuto l'assaggio, vota la sua preferita con un pallino verde da apporre sul tabellone con i cartelli gialli corrispondenti. «Le insalate ceche sono insipide, non trovate? », «Le nostre hanno un sapore che si riconosce subito, non come quelle poltiglie coperte dalla maionese» si sente dire in giro. C'è chi spiega in camera la vera ricetta ceca, con più patate e salsicce e salami, chi si scandalizza «non ho mai visto nessuno in repubblica ceca mettere le olive nell'insalata!». Poi c'è l'insalata numero 7, l'unica a essere insaporita con l'aneto «anche se tutte hanno un sapore diverso», mentre per Teresa è la 4 a giocare la gara migliore (e il numero di pallini sullo sfondo parlano chiaro). «Dev'essere di qualcuno di qui», esclama in un'opera di captatio benevolentiae, anche se poi la si coglie chiedere indiscrezioni sul voto alla numero 6 (la sua).

And the winner is...

Qualcuno, interpellato sulla questione della miniera, dice che in Repubblica Ceca la gente ha paura dell'inquinamento delle falde acquifere e della mancanza d'acqua («lo dicono i giornali»), qualcun altro ammette di non avere un'opinione in merito, ma che c'è innegabilmente qualcosa che minaccia i rapporti tra cechi e polacchi. Alla fine arriva sera, la competizione è diventata una festaiola sagra di paese dove si canta, si ride, ci si prende bonariamente in giro oltre che mangiare (meglio, degustare) e bere. Ed è il momento di contare i voti e proclamare il vincitore. Il secondo posto è della casa di riposo di Detrichov. Ma the first place goes to... Teresa Knezynska! «Kruszynska!» corregge la vincitrice. Che ritira medaglia e diploma in uno scroscio di applausi con i Queen in sottofondo. L'ingrediente segreto? «La mostarda dei nostri vicini», rivelerà nell'intimità della sua cucina. Mentre una concorrente della fazione ceca chiosa «Siamo solo contadini, non decidiamo niente. Non sarebbe bello rimanere senz'acqua ma io non ne capisco granché. È solo un gioco fra potenti».

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