Negli occhi lโAdriatico, alle spalle le vette della Majella. ร lโimmagine che abbiamo ben impressa ogni volta che assaggiamo un vino abruzzese. La geografia regionale รจ speciale, con le vigne che si estendono in un canale compreso tra bellezze naturali: ci sono vigne che sentono il rumore del mare, altre si godono il silenzio della montagna. In pochi chilometri quadri troviamo mare, ghiacciai, colline, parchi naturali.
In questo contesto sโinseriscono i 29.530 ettari vitati regionali, grande protagonista รจ il Montepulciano dโAbruzzo, un rosso capace di leggere e tradurre tutta la complessitร di un territorio cosรฌ vario ed eterogeneo.
Sono 14 i Tre Bicchieri in questโedizione della Guida, 5 i Montepulciano, si va dai vini freschi e fragranti della montagna, modellati dai venti freddi e dalla roccia, a quelli piรน ricchi e potenti alimentati dalla luce e dallโargilla, fino alle sensazioni piรน salmastre quando ci avviciniamo alla costa. Valentini va a segno con unโinterpretazione di gran carattere, la 2015, accanto a lui troviamo Castorani, Illuminati, Tollo e Valle Reale. Ben tre i Cerasuolo dโAbruzzo premiati: Cataldi Madonna, Terraviva e Pepe, un tris di rosati dโautore.
In evidente crescita qualitativa il Pecorino, un bianco che ha giovato del successo di vendite degli ultimi anni virando verso profumi piรน complessi e minerali, da piccolo Riesling dellโAdriatico. Regala vini sempre piรน affilati e definiti, capaci di evolvere nel tempo con sorprendente grazia. Quattro i Tre Bicchieri: Codice Vino, Villa Medoro, Masciarelli e Feudo Antico. Infine, il Trebbiano dโAbruzzo, due i massimi riconoscimenti per la denominazione, con due versioni che godono di un surplus di affinamento in bottiglia. Parliamo del Trebbiano Solร rea di Agriverde e dellโeccellente Bianchi Grilli per la Testa di Torre dei Beati.
Territorio di frontiera, cerniera tra zone e regioni: sono queste, spesso, le definizioni che vengono date del Molise. Secondo noi un poโ superficialmente. Certo รจ vero che alcune analogie con le aree limitrofe – orografiche o climatiche per esempio, ma anche culturali o relative alle tradizioni gastronomiche – sono incontrovertibili. Ma รจ altrettanto vero che le comunitร molisane riescono a conservare una loro forte identitร . E quello che succede sul piano ampelografico รจ lo specchio di tutto ciรฒ. Se da una parte infatti il montepulciano, lโaglianico, la malvasia, la falanghina, il greco sono vitigni โpresi in prestitoโ da Campania, Abruzzo e Puglia, tuttavia i vini che si ricavano da queste uve in questa regione racchiusa tra i Monti della Meta e del Matese e la Costa Adriatica hanno poco a che vedere con gli omologhi confinanti, e sfoggiano di volta in volta i loro caratteri mediterranei o montani, austeri o leggeri dati dalle diverse aree di produzione.
Tutto sotto la bandiera della tintilia, il vero autoctono regionale di cui scoviamo ogni anno versioni piรน a fuoco e interessanti, sempre piรน indirizzate verso letture territoriali improntate alla conservazione delle caratteristiche della cultivar: il nostro plauso, in questo senso, va quindi a Claudio Cipressi, ad Antonio Grieco (Tenimenti Grieco) e a Michele Travaglini (Tenute Martarosa) per aver presentato alle nostre degustazioni vini buonissimi che solo per un soffio non hanno ottenuto i Tre Bicchieri.
Premio che ancora una volta va esclusivamente allโazienda piรน storica della regione, la Di Majo Norante, che mette in campo unโaltra grande prova del Don Luigi, un rosso dotato di grande struttura tannica e calore mediterraneo. Tutto bene quindi? Non proprio. Giร lo scorso anno, lamentavamo il fatto che ancora troppo poche aziende decidono di partecipare alle nostre selezioni. Purtroppo anche questโanno dobbiamo fare la stessa rimostranza. Ci piacerebbe poter accrescere lo spazio da dedicare alle migliori realtร vitivinicole della regione, ma per farlo dobbiamo avere una maggiore base di aziende con le quali confrontarci. Il nostro impegno nei prossimi anni andrร verso questo obiettivo. Speriamo anche quello dei produttori molisani.
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