Cancer plan. Ecco perché quella del vino è una vittoria a metà

17 Feb 2022, 18:28 | a cura di
Il voto in plenaria ha scongiurato il pericolo di vedere demonizzare il vino e ha mostrato un’Italia finalmente unita. Via gli alert in etichetta, ma restano i riferimenti ai tagli alla promozione e all’aumento della tassazione. Uiv e Federvini: “Ora non abbassare la guardia”.

Alla fine, ha vinto il gioco di squadra. È questa la prima osservazione all’indomani del voto in plenaria sul Cancer plan, che avrebbe potuto affossare il vino e la sua promozione nel mondo, e che invece ha portato a un esito importante: spostare il concetto di pericolosità dal semplice consumo di alcol all’abuso.

La seconda è che l’Italia – grazie a quel gioco di squadra di cui sopra – ha dimostrato di avere un suo peso specifico in un’Europa che sembrava voler imporre una politica di neo-proibizionismo e che – almeno su alcuni punti – è dovuta tornare sui suoi passi. Dal voto parlamentare, infatti, emerge il ruolo fondamentale del nostro Paese, sia nella proposta degli emendamenti (depositati dagli italiani Paolo De Castro, Herbert Dorfmann e dalla francese Iréne Tolleret), sia nella votazione degli stessi da parte degli europarlamentari del Belpaese, che li hanno appoggiati quasi al completo.

Ecco come cambia il testo

Dicevamo, quasi al completo. Dal momento che delle modifiche richieste al testo, ne sono passate solo alcune. Vediamo quali. “Gli emendamenti chiave ammessi al testo” spiega Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini “riguardano l’introduzione del concetto di consumo dannoso (harmful consumption) in due passaggi importanti del report, nonché l’eliminazione degli health warnings che saranno sostituiti con il concetto di moderate and responsible drinking information". In poche parole: non si condanna il consumo di alcol di per sé, ma solo quello dannoso e si stabilisce che non sarà necessario scomodare le etichette per dire che il vino fa male. Niente alert sul modello sigarette, per intenderci.

Invece, relativamente alla frase che aveva tanto fatto discutere – no safe level (non esiste un livello di salvezza) - il nuovo testo recita "the safest level of consumption is none” (non esiste un livello di consumo totalmente sicuro). Praticamente una perifrasi che ha l’intenzione di attenuarne la portata. Ma basterà ad attenuarne anche gli effetti e il giudizio sul vino? Infine, il passaggio su limitazione/divieto di sponsorship nel nuovo articolo viene limitato ai soli eventi sportivi il cui pubblico è costituito in prevalenza da minori.

I passaggi pericolosi rimasti nel testo

Tutto bene quel che finisce bene? Certamente. Ma, come mette in evidenza Unione Italiana Vini, rimangono nel testo delle indicazioni che potrebbero rappresentare un grave pericolo per la crescita commerciale del settore in chiave export. Il riferimento è all’aumento della tassazione e alla revisione della politica di promozione. Passaggi che, nonostante le proposte di modifica, sono rimasti nel Cancer Plan come da prima versione e che, quindi, potrebbero aprire a nuovi foschi scenari. Si ricorderà, a tal proposito, la destinazione dei fondi di promozione orizzontale che lo scorso dicembre - facendo riferimento proprio al piano anticancro non ancora approvato – penalizzano nei punteggi il vino, le carni rosse e gli insaccati.

Motivo per cui il vicepresidente di Unione italiana vini e presidente dell’Associazione europea Wine in moderationSandro Sartor (che avevamo intervistato qualche settimana fa) mette in guardia: “Con gli emendamenti De Castro/Dorfmann si è riusciti a scongiurare il più possibile un attacco al mondo del vino che purtroppo non si esaurisce qui. Servirà tenere ancora alta la guardia per affermare il concetto di moderazione che è proprio del vino, a partire dai piani dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) - al voto a maggio - che prevedono anche avvisi in etichetta, fino al Nutriscore, che minaccia di essere proposto entro l’anno”.

Le prossime battaglie del vino in Europa

Come evidenzia Federvini, infatti, basta dare un’occhiata all’agenda dei prossimi mesi dalla Commissione europea che “nella sua Comunicazione sul piano europeo di lotta al cancro prevede la presentazione di una revisione della legislazione sulla fiscalità dell’alcol. L’esecutivo comunitario intende, infatti, presentare una modifica con il rischio di vedere estesa a tutta l’Unione quanto già introdotto in Paesi quali l’Irlanda e prima ancora in Scozia, in materia di prezzo minimo che, da gennaio, ha fatto schizzare i prezzi delle bevande alcoliche, vini inclusi. Ci sono, poi” continua la presidente Micaela Pallini “due proposte legislative previste, rispettivamente, entro la fine di quest’anno ed entro la fine del prossimo anno, sull’indicazione obbligatoria degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale. Infatti, mentre con la relazione sul Cancer Plan, appena votata, il Parlamento europeo ha dato un chiaro segnale in questo senso, schierandosi a favore di messaggi sul consumo responsabile anziché health warnings, il piano di azione della Commissione europea contiene ancora questo pericoloso riferimento a messaggi allarmistici”. Non bisogna, quindi, abbassare la guardia. E, a tal proposito, Federvini ribadisce la necessità di istituire celermente un tavolo permanente di confronto sulla situazione internazionale, che coinvolga i Ministeri delle Politiche agricole, degli Affari esteri e della Salute.

Insomma, quella appena vinta è solo una battaglia: la guerra contro le politiche europee di proibizionismo sono ancora in corso. Ma adesso l’Italia può contare su un’arma in più: la consapevolezza che quando vuole, anche il nostro Paese può fare gioco di squadra e vincere. Sarà servita la lezione?

a cura di Loredana Sottile

La versione completa di questo articolo è stata pubblicata sul Settimanale Tre Bicchieri del 17 febbraio 2022

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