Dazi Usa. La contesa Boeing-Airbus che mette a rischio il vino italiano

27 Set 2019, 16:00 | a cura di
รˆ in corso un braccio di ferro Stati Uniti-Europa per decidere nuove tasse sui prodotti europei in entrata negli Usa. Un rischio che spaventa il nostro agroalimentare.

Mai come stavolta รจ cosรฌ alta la probabilitร  che aumentino le tasse sul vino italiano esportato negli Stati Uniti. Ed รจ chiara la sensazione di paura che si percepisce conversando con le associazioni di categoria. Lo scenario peggiore รจ che il settore vitivinicolo subisca un danno sensibile, in un mercato che, da decenni, rappresenta uno sbocco naturale. Un clima di grande preoccupazione sta caratterizzando queste settimane. Se ne รจ parlato in passato (vedi articolo Tre Bicchieri del primo agosto 2019), ma quella sirena in lontananza oggi ha tolto la sordina e sta rimbombando nelle orecchie dei produttori.

Il Wto ha autorizzato gli USA a imporre dazi sui prodotti Ue nell'ambito di un contenzioso nel settore aeronautico sugli aiuti di Stato. Si parla di 5/10 miliardi di dollari (la somma sarร  resa nota il 30 settembre) di tasse su diversi prodotti, tra cui anche il vino. Gli effetti potrebbero essere devastanti per il nostro export.

Dazi Usa. Le origini del credito

Gli effetti del contenzioso Boeing-Airbus รจ, infatti, quasi all'epilogo, con gli Stati Uniti che hanno maturato il diritto a imporre dazi compensativi nei confronti dei prodotti in entrata dall'Ue, colpevole di non aver rispettato una sentenza del Wto (l'organizzazione mondiale del commercio), risalente al 2011, sui sussidi di Stato alla compagnia europea Airbus, concorrente della statunitense Boeing. Quei 18 miliardi di dollari equivalenti, di cui avrebbero goduto i superjumbo del consorzio Airbus formato da Francia, Germania, Uk e Spagna (si noti bene che non c'รจ l'Italia), tra il 1968 e il 2006, si sono configurati come aiuti, in violazione delle regole del commercio e, per di piรน, non sarebbero stati del tutto restituiti.

Il governo Trump, pertanto, vanta un grosso credito nei confronti del Vecchio Continente. E, soprattutto, impugna il coltello dalla parte del manico. Perchรฉ potrร  stabilire quali settori economici colpire per ottenere un ristoro. Washington ha giร  stimato in 11,2 miliardi di dollari l'entitร  annua dei dazi, se l'Europa non rimuoverร  ulteriormente i sussidi al comparto aereo. La lista preliminare dei prodotti tassabili pubblicata sul Federal register comprende i settori piรน diversi, inclusi la moda, l'agroalimentare e, purtroppo, il vino. Ma questa somma, stabilita in sede di arbitrato del Wto, si conoscerร  lunedรฌ 30 settembre. A quel punto, gli Usa dovranno soltanto prendere la mira e premere il grilletto. Si parla di sanzioni tra i 5 e i 10 miliardi di dollari.

Dazi Usa. La tassazione dei vini negli Stati Uniti

I vini di importazione nel mercato statunitense sono sottoposti a dazi doganali (a carico dell'importatore) e altre tasse variabili da Stato a Stato in base a tipologia, colore, misure, contenitori, etc. Altra imposta applicata ai vini riguarda l'accisa federale (excise tax), versata al Ttb (Tobacco tax and trade bureau), dipendente dal ministero del Tesoro, a cui si aggiungono ulteriori accise (anch'esse variabili) applicate dai singoli Stati dell'Unione. Ad esempio, ai vini spumanti ed effervescenti sono applicati dazi di 19,8 centesimi di dollaro/litro e accise per 1,59 dollari/litro

Il valore del mercato Usa

Prima destinazione in valore del vino italiano (quasi 1,5 miliardi di euro) e seconda a volume (con oltre 3,3 milioni di ettolitri); una domanda complessiva aumentata di oltre 30% negli ultimi cinque anni e un analogo tasso di crescita registrato per il quantitativo di vino esportato dall'Italia. Nello stesso periodo, la spesa statunitense per vini spumanti รจ salita complessivamente del 70%, mentre quella relativa al prodotto proveniente dallโ€™Italia รจ piรน che raddoppiata. Decine i progetti promozionali a valere sui fondi Ocm spesi da associazioni temporanee e consorzi italiani in questo mercato, con l'export passato da una media di 800 milioni di euro tra 2006 e 2010 a una media di 1,32 miliardi di euro tra 2014 e 2018 per un incremento del 65,4%. Nel corso del 2019, non si registrano performance particolarmente brillanti per i vini fermi, secondo un trend in atto da qualche anno, mentre gli spumanti proseguono a crescere bene. Tutti numeri che dimostrano quanto sia delicato questo mercato per gli equilibri economici del settore vitivinicolo italiano.

Dazi Usa. Le preoccupazioni della filiera

La Federvini giร  due anni fa aveva preconizzato una simile situazione, con gli Usa a battere cassa nei confronti dell'Europa, forti di una sentenza del Wto inappellabile. โ€œI dazi sconvolgono il mercatoโ€ fa notare l'organizzazione presieduta da Sandro Boscaini โ€œper i buyer fare scorte diventa costoso e si dovrร  affrontare un'agguerrita concorrenza con prodotti di altri Paesi che non vi sono sottoposti. Sei mesiโ€ avverte la Federvini โ€œsono sufficienti per provocare danni, perchรฉ quando il consumatore sposta le sue scelte su un altro prodotto รจ poi difficile riconquistare la sua fiduciaโ€. L'auspicio รจ che l'importo totale delle imposte sia contenuto, piรน vicino ai 4 che non ai 10 miliardi di dollari.

Unione italiana vini, con il suo presidente Ernesto Abbona, teme la possibilitร  che l'imposizione di un dazio al 100% possa mettere โ€œfuori mercatoโ€ i vini italiani, con conseguenze disastrose. โ€œCome giร  accaduto in passatoโ€ dice Abbona โ€œil nostro settore si trova al centro di una guerra commerciale rispetto alla quale รจ totalmente estraneo, trattandosi di una disputa che coinvolge i Paesi parte del consorzio Airbus: Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna. Auspichiamo, quindi, che venga fatto tutto ciรฒ che รจ necessario per dare garanzie alle imprese italiane del vino. Chiediamo un intervento del premier Conte per avviare un'opportuna azione diplomaticaโ€. Il vino italiano perderebbe, in primis, competitivitร  nei confronti dei prodotti made in Usa ma c'รจ anche un rovescio della medaglia, come nota il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti: โ€œQuesto dazio sarebbe un danno anche per gli importatori e gli operatori americani, che in questi anni hanno investito molto sul prodotto italiano. E, indirettamente, a farne le spese sarebbe anche il consumatore statunitense, che ha scoperto in questi anni il nostro vino, lo apprezza e lo cerca sugli scaffali dei supermercati, nei wine-shop, nei wine bar e nei ristoranti dโ€™oltreoceanoโ€.

Se anche il vino non fosse inserito nella lista principale, esiste la possibilitร  che si entri nel sistema cosiddetto a carosello. Vale a dire che, trascorsi tre mesi dall'inizio di applicazione dei dazi, gli Stati Uniti possono modificare i prodotti tassati, escludendone alcuni e includendone altri. Pertanto, la possibilitร  per il vino resta molto alta, nonostante in prima battuta il prodotto sia escluso da quelli considerati target.

โ€œC'รจ ancora tempo e modo per evitare una guerra commerciale tra Ue e Stati Unitiโ€, sottolinea Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, che chiede alla Commissione europea di โ€œaprire con urgenza un negoziato con gli Stati Uniti, per evitare lโ€™imposizione di dazi doganali aggiuntivi sui nostri prodotti. Sarebbe utile coinvolgere anche gli operatori di oltreoceanoโ€ rileva โ€œper sensibilizzare le istituzioni interessate statunitensi sulla criticitร  di destabilizzare un mercato importante per entrambe le parti. La via da seguire con assoluta urgenza รจ quella del dialogo bilateraleโ€. L'entrata in vigore dei dazi potrebbe scattare con un lieve anticipo rispetto a una Brexit senza regole: โ€œDobbiamo assolutamente evitare una tempesta perfettaโ€ conclude Giansanti โ€œai danni di tutta la filiera agroalimentareโ€.

La Coldiretti allarga lo sguardo a tutto il food e punta il dito, in particolare, contro le lobby americane dell'industria agroalimentare, interessate, come nel caso del settore lattiero caseario, a una tassazione sui prodotti italiani di importazione. La creazione della black list, secondo l'organizzazione degli agricoltori, รจ una mossa โ€œsostenuta soprattutto dalla lobby casearia Usa (Ccfn) che ha addirittura scritto al presidente Trump per chiedere di imporre dazi alle importazioni di formaggi europei, per favorire lโ€™industria del falso Made in Italy, che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, dal Wisconsin alla California fino allo Stato di New Yorkโ€.

Dazi Usa. Trema anche il lattiero-caseario

Nel mercato Usa, la posizione competitiva del comparto lattiero caseario italiano รจ di leader davanti a Francia, Paesi Bassi e Germania. Gli Usa sono il quarto mercato di destinazione dei formaggi italiani e il Parmigiano Reggiano รจ tra le Dop piรน esposte. Nel 2018, sono state esportate negli Usa 10 mila tonnellate di prodotto e il primo semestre 2019 รจ positivo: โ€œTrump minaccia di applicare un dazio pari al valore del prodotto importatoโ€ ricorda Nicola Bertinelli, presidente del consorzio โ€œe ciรฒ significa che il dazio passerebbe da 2,15 dollari a 15 dollari al kg. Si puรฒ stimare che il costo del Parmigiano Reggiano passerebbe da 40 dollari a 60 dollari al kg. A un aumento di prezzo, corrisponderร  inevitabilmente un crollo dei consumi pari allโ€™80-90%โ€.

Diplomazie al lavoro

Governo e Ambasciata italiana negli Stati Uniti, con l'ambasciatore Armando Varricchio, stanno lavorando per evitare di innescare la temuta guerra commerciale. Ai primi di ottobre, a Roma, quando giร  si saprร  l'entitร  dei dazi, รจ in programma la visita del segretario di Stato americano, Mike Pompeo. Sul tavolo ci saranno numerosi dossier. Sarร  un'occasione per sensibilizzare gli Stati Uniti sulle ragioni dell'Italia. E viene da chiedersi se il presidente Trump vorrร  prestare orecchio agli appelli di Conte, da lui tanto sostenuto durante la crisi politica innescata dall'uscita della Lega a fine agosto (indimenticabile il โ€œGiuseppiโ€ nel tweet di endorsement). Un'amicizia, ci si augura, che possa portare qualche vantaggio.

La promozione: il piano dell'Agenzia Ice

Il Mise, tramite l'Agenzia Ice, e il gruppo di lavoro costituito con Federvini, Uiv e Federdoc, ha attivato dal 2018 un progetto di ampio respiro per incrementare negli Usa le quote di mercato del vino italiano. Diverse le attivitร , tra cui un piano di comunicazione, svolto nel 2018, con la campagna Italian Wine - Taste the Passion. Seguito da azioni di formazione sul trade, in base alla considerazione che il consumatore americano non abbandona i vini piรน noti e riconoscibili (Prosecco, Pinot Grigio e Chianti) ma tende a rivolgersi ai vini californiani e francesi quando compra vini premium. Con quest'azione l'Ice intende creare trecento ambasciatori del vino italiano tra i professionisti del settore. L'attivitร  รจ in corso in 10 tappe: New York (Metro), California, Florida, Illinois, Texas, Massachusetts, Pennsylvania, Ohio, Virginia (compreso Washington Dc), e Colorado. Il programma newcomers, in corso, ha coniugato formazione e consulenza sulle aziende italiane, per trovare potenziali partner commerciali negli Usa. Unโ€™ulteriore attivitร  รจ stata svolta in collaborazione con Gambero Rosso, Slow Wine, e Iem-Simply italian great wines realizzando nel 2019 tappe di grand tasting in cittร  meno toccate da eventi vino: Fort Lauderdale, Denver, Boston, Atlanta, San Diego, Seattle.

a cura di Gianluca Atzeni

Articolo uscito sul numero di Tre Bicchieri uscito il 26 settembre

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