Il Giro del mondo con il Lambrusco, organizzato con il supporto del PSR Emilia-Romagna, quest’anno taglia il traguardo della terza edizione, un’altra ottima occasione sia per sperimentare la versatilitร delle bollicine emiliane, che si sposano perfettamente anche con le cucine internazionali, come quella giapponese e cinese, sia per ridimostrare che con ย “Lambrusco” non si descrive un vitigno soltanto, ma una famiglia di vitigni molto diversi tra loro, legati da un filo conduttore di natura genetica, che porta a 6 denominazioni di origine controllata diverse e uniche.
Importante novitร dell’edizione 2024 del tour: nei due ristoranti scelti quest’anno, Okasan di Romaย e Ba Restaurant di Milano, i piatti che saranno proposti in abbinamento ai Lambrusco Doc di alcune cantine aderenti al Consorzio Tutela Lambrusco Docย durante un esclusivo evento degustazione inaugurale su invito (rispettivamente il 19 settembre e il 24 ottobre), resteranno in carta per un mese intero come menu degustazione.
โSiamo molto soddisfatti di ripartire con il Giro del mondo con il Lambrusco โ spiega Claudio Biondi, Presidente Consorzio Tutela Lambrusco. Per noi si tratta di unโiniziativa importante perchรฉ ha come obiettivo quello di mostrare le diverse espressioni dei nostri vini e le loro potenzialitร a tavola: รจ proprio grazie alla loro versatilitร che le nostre bolle sono apprezzate in tanti Paesi al mondo.
Grazie alle numerose varietร appartenenti alle diverse denominazioni della famiglia dei Lambrusco con le loro specificitร โ da quelle piรน ricche di tannini a quelle con unโaciditร piรน spiccata – ai diversi metodi di produzione impiegati in cantina e alle scelte enologiche dei produttori, i vini Lambrusco DOC possono essere facilmente abbinati non solo ai piatti tradizionali dellโEmilia-Romagna ma anche a specialitร delle diverse cucine internazionali. Ci auguriamo che il pubblico possa apprezzare e divertirsi nel testare i menu e gli abbinamenti proposti. Per noi รจ fondamentale โ conclude – che vengano comprese le potenzialitร di un vino profondamente legato al territorio dโorigine ma sempre di piรน proiettato oltre i confini nazionali, anche dal punto di vista degli abbinamenti in cucina.โ
La prima cosa che salta all’occhio durante una degustazione con diversi Lambrusco รจ proprio la differenza dei colori. Se siete abituati a pensare questo vino emiliano come scuro e impenetrabile, beh, dovreste proprio ricredervi. Magari finora avete avuto a che fare solo con il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC o Salamino di Santa Croce DOC, ma anche con il Lambrusco Reggiano DOC o un Grasparossa dei Colli di Scandiano e Canossa DOC. Ma davvero non vi รจ mai capitato di trovare un calice di Lambrusco di colore rosso rubino brillante e limpido? Significa che non avete mai assaggiato un Lambrusco di Sorbara DOC, molto piรน scarico nel colore rispetto ai cugini appena citati. Se poi a questa caratteristica data dalla natura, aggiungiamo quella data dalla tecnica di vinificazione, la palette si amplia ancora di piรน. Si perchรฉ queste uve, ovviamente, possono anche essere vinificate in rosato, e cioรจ con brevissime macerazioni sulle bucce; ecco che al viola impenetrabile e al rosso rubino, si aggiunge anche il rosa.
A questo punto perรฒ รจ doveroso fare un passo indietro perchรฉ di carne al fuoco ne abbiamo messa giร tanta senza perรฒ fare quattro passi sul territorio, anzi…sui territori: anche qui la declinazione al plurale รจ obbligatoria. Il Consorzio Tutela Lambrusco, promotore di questa avventura grazie al contributo della nuova programmazione del PSR Emilia-Romagna, si occupa di valorizzare la produzione vinicola di due province, Modena e Reggio Emilia. All’interno di queste, ovviamente, il territorio non รจ omogeneo. La pianura che incornicia la via Emilia, infatti, si fa collina e alta collina man mano che ci si spinge verso l’Appennino: cambiano quindi le quote altimetriche, i suoli, le condizioni pedoclimatiche e ovviamente anche le tipologie di Lambrusco che vengono coltivate.
Abbiamo fatto un giro molto ampio per arrivare a quella che รจ la base della diversitร del Lambrusco. Il “Lambrusco” dunque non esiste, perchรฉ con questa parola non si descrive un vitigno soltanto, ma una famiglia di vitigni, anche molto diversi tra loro ma legati da un filo conduttore di natura genetica. Alcuni li abbiamo giร citati: il Lambrusco Grasparossa, coltivato nelle colline sia del modenese che del reggiano, il Salamino di Santa Croce, la cui culla รจ individuabile nell’omonima frazione del comune di Carpi, ma che viene coltivato anche nella pianura reggiana; il Lambrusco di Sorbara, tutto giocato su freschezza e aciditร . Ma poi ce ne sono tanti altri: il Barghi, il Maestri, il Marani, il Montericco, l’Oliva, il Viadanese, il Benetti, il Pellegrino, il Foglia Frastagliata. Tutti, a vario titolo, rientrano nelle sei Denominazioni di Origine Controllata tutelate dal Consorzio (altro fattore che differenzia la produzione) che sono: Lambrusco di Sorbara Doc, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc, Lambrusco Salamino di Santa Croce, Colli di Scandiano e di Canossa Doc, Modena Doc e Reggiano Doc.
Il territorio d’elezione di quest’uva va ricercato nella pianura centrale modenese, soprattutto nella porzione compresa tra i fiumi Secchia e Panaro, che rappresenta una sorta di โzona classicaโ. Siamo nella zona a nord di Modena, dove i terreni sono prevalentemente sabbiosi. ร giร questo uno dei motivi per cui il Lambrusco di Sorbara รจ caratterizzato da questa grande aciditร . Di colore rosso scarico, dai profumi di piccoli frutti di bosco, รจ vibrante e molto fresco.
La morfologia della denominazione รจ un po’ particolare perchรฉ include una zona pianeggiante (a sud della via Emilia), sino ad arrivare alle prime colline dell’Appenino Tosco-Emiliano. Quindi abbiamo una diversitร importante all’interno della stessa denominazione che comporta anche una variabilitร dal punto di vista dei terreni: abbiamo zone piรน sciolte e morbide, ma anche componenti ricche di argilla, soprattutto nella zona piรน alta. Il vitigno ha un grappolo spargolo e dalla buccia resistente; il vino che ne viene prodotto รจ scuro, spesso caratterizzato da una presenza tannica decisa, il frutto che emerge ricorda la mora e il mirtillo; la sfumatura di mandorla ne defi nisce i contorni.
Santa Croce รจ una piccola frazione della cittร di Carpi: sembrerebbe essere partita da qui la diffusione di questo vitigno (la cui forma allungata del grappolo ricorda un salame, e quindi il nome) verso la pianura modenese, svalicando anche in quella reggiana. I terreni della denominazione sono di matrice alluvionale: sabbie, limo, argille, depositi che si sono formati nel corso dei secoli grazie al lavoro dei fiumi e delle alluvioni. Sono terreni molto fertili che uniti alla vigoria del vitigno portano le viti ad essere davvero molto produttive. L’acino del Lambrusco Salamino รจ piuttosto scuro; il vino che ne deriva รจ carico di colore. Potremmo definirlo il piรน โdemocraticoโ tra i Lambrusco, senza l’aciditร spiccata del Sorbara e il tannino del Grasparossa. ร l’equilibrio quello che emerge nei Salamino di Santa Croce, sempre fragrante e succoso, nelle migliori versioni venato anche da sottile sapiditร .
Il Reggiano รจ una denominazione che crea un prodotto finale generalmente molto armonioso. Per la sua realizzazione si possono utilizzare molte varietร di lambrusco ma ce n’รจ una che la fa un po’ da padrona rispetto alle altre: il Salamino. Con caratteristiche diverse rispetto a quello del modenese: innanzitutto sono diversi i suoli, qui spesso ghiaiosi, in grado di restituire un prodotto molto bilanciato tra aciditร , componente tannica, e un frutto fragrante. La possibilitร di utilizzare tanti lambrusco non รจ una mera trovata commerciale: piuttosto si rifร a una tradizione agricola del passato quando nelle vigne non veniva piantata quasi mai una sola tipologia. Oggi i produttori comunque tendono a vinifi care varietร in purezza, spesso addirittura delineando dei veri e propri โcruโ.
Si torna in collina, ma stavolta nella provincia di Reggio Emilia. La zona รจ caratterizzata da boschi,ย seminativi in cui si incastonano i vigneti. I terreni sono di diversa matrice: le prime alture sono perlopiรน argillose, ma, man mano che si va in alto il suolo si fa piรน sciolto e povero; le rese sono piuttosto basse rispetto ai Lambruschi di pianura. La varietร piรน coltivata da queste parti รจ il Grasparossa, il lambrusco di collina per eccellenza tanto che dร vita anche a una tipologia della denominazione (la Colli di Scandiano e Canossa Lambrusco Grasparossa, con il Grasparossa min. 85%). Ma non รจ solo zona di Lambrusco: sta sempre piรน tornando in auge anche la spergola, vitigno a bacca bianca che in collina ha il suo habitat naturale.
ร una denominazione che praticamente abbraccia tutta la pianura modenese e le prime colline che la separano dagli Appennini. Come nel caso della Doc Reggiano, anche qui i vitigni sono molti; i vini tutelati dalla Doc quindi possono essere anche di sostanziale diversitร , si va dai Lambrusco piรน scuri, a base di Grasparossa o Salamino, a quelli piรน chiari realizzati col Sorbara; sono tante le possibilitร off erte dalla denominazione e ogni marchio le declina secondo la propria sensibilitร .
Finito? Non proprio. A tutto quello che abbiamo raccontato dobbiamo aggiungere che il Lambrusco puรฒ essere prodotto con diverse metodologie produttive. Puรฒ essere frizzante, grazie alla rifermentazione in autoclave, ma puรฒ anche essere Spumante, sia metodo Charmat, sia Metodo Classico (tipologia sulla quale stanno scommettendo diverse aziende). E ancora, puรฒ essere rifermentato in bottiglia senza sboccatura, i cosiddettรฌ “ancestrali”, anello di congiunzione produttivo con il passato contadino che ha dato i natali a questo vino oggi famoso in tutto il mondo.
Il Consorzio Tutela Lambrusco e il Gambero Rosso ricordano che il consumo responsabile di alcolici รจ un consumo moderato e consapevole, del tutto compatibile con la vita personale e sociale delle persone.
Bevi bene, bevi responsabile.
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