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Marinella Camerani, vignaiola dell'anno: "Il maschilismo in vigna esiste. Se sei una donna, gli uomini pensano di poterne approfittareā€

La vignaiola dell'anno per Vini d'Italia 2024 del Gambero Rosso, Marinella Camerani, si racconta: "La mia biodinamica rilassata e le lotte per le donne e per i diritti, in vigna e nella vita"

  • 25 Novembre, 2023

“Le donne sono più determinate perchĆ© fanno più fatica, vero?”. Sembra chiedere conferma Marinella Camerani quando esprime un pensiero in cui crede profondamente. Ma dopo che le parli per un po’ capisci che quell’intercalare ā€œveroā€ in realtĆ  altro non ĆØ che un rafforzativo: la risposta ĆØ giĆ  nella domanda. Ma ĆØ soprattutto nella storia di Marinella, vignaiola dell’anno per il Gambero Rosso, che abbiamo deciso di raccontare in un giorno importante, dedicato alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. “In realtĆ  ĆØ la seconda volta che ricevo un premio dal Gambero Rosso: nel 2009 (quando la guida era realizzata ancora in collaborazione con Slow Food; ndr) fui Viticoltore dell’anno. Ma credo che allora lo diedero a me perchĆ© serviva che andasse ad una donna. Questa volta mi piace immaginare che sia per la mia storia”.

Marinella Camerani, vignaiola dell'anno. Foro di Mauro Fermariello

Marinella Camerani, foto Mauro Fermariello. Le altre foto sono di Paolo Brutti

Marinella Canerani racconta la sua storia, in vigna e nel mondo

Una storia che ĆØ la trama di tante piccole storie e di scelte mai scontate. A partire da quella che 40 anni fa la portò nella sua amata Val di Mezzane dove nacque Corte Sant’Alda, a cui nel tempo si aggiunsero Adalia e Podere CastagnĆØ. Era il 1983 quando lei diventò ufficialmente una vignaiola…

Chi era Marinella Camerani nella sua vita precedente?
ā€œEro una ragioniera e lavoravo nell’azienda di mio padre: facevamo batterie per le macchine ed io mi occupavo del controllo gestione. La svolta arrivò quando capii che non sarei mai stata a capo dell’azienda che, invece, sarebbe andata a mio fratello, l’unico maschio di famiglia, o a mio cognatoā€.

Sempre perchĆ© le donne non diventano capi azienda… almeno fino a quando non ne creano una loro.
ā€œEsattamente. Oggi nel mondo del vino ci sono molte più donne rispetto al passato, ma sono per lo più ā€˜mogli o figlie di’, spesso solo con un ruolo di rappresentanza. Io, invece, volevo creare qualcosa. Ed ĆØ quello che ho fatto. I miei avevano comprato un piccolo appezzamento di terreno e decisi di occuparmeneā€.

Come la presero?
ā€œPensarono che fossi diventata matta. A dire il vero nessuno mi incoraggiò in questa impresa. Neppure mio marito. Anzi quella fu l’occasione per divorziare. Nella vita bisogna avere il coraggio di cambiare quando ĆØ necessario. E anche di ribellarsi se non ci piace quello che ci viene imposto, vero?ā€

LeiĀ ĆØ una donna che si ribella spesso?
ā€œUno dei primi ricordi ĆØ legato a me bambina. Ero in prima elementare e la maestra voleva farmi disegnare l’uva per imparare la lettera U. Io non volevo assolutamente e lei mi mise in punizione, facendomi girare per i corridoi con il foglio bianco attaccato alla schiena. Allora, offesa nell’orgoglio, lo strappai e le urlai contro. Credo che molte delle mie scelte successive abbiano a che fare con quell’episodio: sono state quasi sempre scelte di reazioneā€.

Alla fine l’haĀ disegnata l’uva?
ā€œAssolutamente no. Ma decisi di produrlaā€.

Marinella Camerani, vignaiola dell'anno. Foto di Paolo Brutti

Ma come haĀ fatto da sola e senza sapere nulla del mestiere?
ā€œSapevo giĆ  di voler fare un prodotto artigianale e che se hai l’uva buona il vino non può che esserlo altrettanto. Iniziai a leggere, studiare, andare per cantine. All’inizio mio padre fu il mio unico cliente. Comprava il mio vino per sĆ© e per regalarlo. Poi a poco a poco arrivarono i primi contatti commercialiā€.

Quanto ĆØ stato difficile essere una donna in un modo maschile, come quello del vino?
ā€œDifficile ĆØ un eufemismo. Se sei una donna, per giunta sola, gli uomini pensano di poterne approfittare, subisci delle avance e non ti senti mai al sicuro. Lo so perchĆ© l’ho provato sulla mia pelle e so cosa significa. Per questo ĆØ importante parlarne. Sul lavoro, poi, non ti prendono mai sul serioā€.

Si riferisceĀ a qualche episodio in particolare?
ā€œLe dico questa. Dovevo comprare un trattore per l’azienda, cosƬ andai alla Fiera agricola di Verona insieme al mio nuovo compagno Cesar di origini peruviane. Arrivati lƬ nessuno ci ā€˜diede bado’. Figurarsi una donna e uno straniero che volevano comprare un trattore. FinƬ che con grande umiliazione dovetti chiamare mio padre e tornare al mercato con lui, che di trattori non ne capiva nulla. Ma era un uomo italiano e, quindi, andava beneā€.

Cesar da oltre 30 anni ĆØ il suo compagno in vigna e nella vita. Dove vi siete conosciuti?
ā€œAl lavoro ovviamente. Tanti anni fa, un mio conoscente mi propose di affidarmi a un gruppo di peruviani per i lavori nel vigneto. Ero perplessa perchĆ© non pensavo che i peruviani capissero molto di vino, ma accettai. Cesar era tra questi. Diventammo amici e mi confidò che dei soldi che io corrispondevo al suo capo, ne prendeva solo una parte perchĆ© il resto veniva trattenuto. Allora, proposi a lui e agli altri braccianti di restare in cantina da me, pagandoli direttamente io e mettendoli, a poco a poco, in regolaā€.

Una battaglia al caporalato ante litteram…
ā€œĆˆ un tipo di approccio alla vita: fare qualcosa di giusto nel proprio piccolo. Vale per la vigna cosƬ come per le persone. A quella battaglia seguƬ tutta la trafila per ottenere il permesso di soggiorno di Cesar. Ma non ci sposammo (anche se comunque Marinella lo chiama ā€œmio maritoā€; ndr) perchĆ© non volevamo fosse quello il motivo per diventare cittadino italiano: doveva raggiungere l’obiettivo con il suo lavoro. Ci vollero 20 anni. Se sei un calciatore bastano 5 mesi. Ma questa ĆØ un’altra storiaā€.

La cantina di Marinella Camnerani, vignaiola dell'anno per Vini d'Italia 2024 del Gambero Rosso

Non haĀ mai pensato di fare carriera politica o diventare sindacalista?
ā€œIn effetti, per un periodo entrai nel sindacato della Cisl dove mi occupavo della parte agricola. Ma vidi cose che non mi piacevano. Solite storie di soldi e consulenze poche chiare. CosƬ feci denuncia ai probiviri e andai viaā€.

Lei ĆØ anche entrata nella Commissione Vallate del Consorzio Vini Valpolicella, per uscirne dopo poco. In quel caso, cosa ĆØ successo?
ā€œDa anni chiedevo – e continuo a farlo – di riconoscere le sottozone della Valpolicella, compresa la nostra Val di Mezzane, come giĆ  esiste la Valpantena. ƈ quella la direzione in cui stanno andando tutte le grandi denominazioni, vero? (anche in questo caso la risposta ĆØ giĆ  dentro alla domanda,Ā ndr)Ā Ma da anni non se ne fa niente, nonostante nel 2016 sia nata la Commissione Vallate del Consorzio. Ad un certo punto io uscii con una pubblicazione (Around Soil) in cui, dopo un lavoro di zonazione spiegavo le caratteristiche dei nostri suoli. A quel punto, mi diedero il contentino e mi chiamarono dentro alla Commissione. Ma presto mi resi conto che l’obiettivo era non fare nulla, se non darsi appuntamento alla prossima riunione. Un po’ come succede nel mondo politico. In fondo i Consorzi sono politica. CosƬ abbandonai la Commissioneā€.

Ma quindi lei litigaĀ proprio con tutti?
ā€œMa figurarsi: ĆØ che tocco sempre tasti sensibili. D’altronde mica posso chiedere cose che non servono a nulla. Ad ogni modo, sono e resto dentro al Consorzio. Solo vorrei che fosse una casa di vetro, dove la trasparenza fosse la regola e tutti abbiano voce. Poi per caritĆ  so che la diplomazia non ĆØ il tratto distintivo del mio carattere. Di conseguenza la politica non fa per meā€.

A proposito di politica, pensaĀ che sia una svolta avere una Presidente del Consiglio donna?
ā€œLo sarebbe se Giorgia Meloni facesse scelte a favore delle donne. Ad esempio, io sarei subito intervenuta sulle differenze salariali rispetto agli uomini. Ma se il primo provvedimento che fa ĆØ imporre di essere chiamata ā€œil presidenteā€, invece de ā€œla presidenteā€ allora c’è qualcosa che non vaā€.

Torniamo alla viticoltura. Negli anni Novanta incontra il padre della biodinamica Nicolas Joly e abbraccia la filosofia biodinamica, anche se non era ancora una moda.
ā€œCredo che tutti dovrebbero provare a cambiare qualcosa. Magari provare a fare biodinamica solo in un piccolo campo, come mi insegnò Nicolas Joly. Fu lui a dirmi di iniziare da dove mi sentivo più sicura, e cosƬ feci. Sta di fatto che oggi sono riuscita ad eliminare i prodotti di sintesi in tutta l’azienda. A parte lo zolfo ho sostituito tutti gli altri con i preparati 500 (letame decomposto) e 501 (silice), con la zeolite, con essenze di arancio e cosƬ viaā€.

E funziona? C’è chi dice che in annate terribili come l’ultima, fare biologico o biodinamico sia impossibile…
ā€œIo lo faccio da oltre 20 anni. L’importante ĆØ non confondere l’agricoltura con l’agroindustria. Se fai la prima, devi scendere dal trattore e toccare le tue piante una ad una, mettendo in conto di poter avere un calo della produzione ogni anno, non solo in quelli complicatiā€.

Da qui l’idea della biodinamica rilassata? Può spiegarciĀ di cosa si tratta.
ā€œĆˆ una definizione che ho inventato io. Significa non essere integralisti nĆ© da una parte nĆ© dell’altra. Oggi molti produttori naturali sono incazzati neri con chi fa viticoltura tradizionale e questo non va bene. Allo stesso tempo, i grandi enologi negano l’esistenza del vino naturale: una vera dichiarazione di guerra a chi sta dall’altra parte. E neppure questo va bene. Anzi ĆØ proprio dai grandi enologi e produttori che mi aspetto il nuovo rinascimento del vino: provare a cambiare le cose, smettendola di pensare che il proprio prodotto sia migliore di quello degli altri. Tra un vino totalmente industriale e uno che si fa aceto ci sarĆ  una via di mezzo, vero? Ā Ed ĆØ da lƬ che bisogna partire. Mica si può pensare solo a fĆ  i schei”.

[Mentre parliamo, Marinella ĆØ reclamata al lavoro: da qualche giorno ĆØ finita la vendemmia ed ĆØ tempo di pensare alla cantina, dove il giovane enologo Leonardo l’aspetta per svinare. Nessuno farebbe nulla senza consultare prima Marinella. Quando torna ci spiega meglio i ruoli aziendali.]

ā€œA parte Cesar, sono attorniata da un team di under 40, tra cui anche mia figlia Federica che ĆØ il mio braccio destro e si occupa di tutta la parte commerciale, oltre che di logistica e accoglienza (la figlia più grande, Alda, non lavora in azienda, mentre la più piccola, Bianca, studia Comunicazione e Marketing; ndr). Ogni mattina alle 8 mi trovo in cantina con Leonardo e facciamo il punto della giornata. In vendemmia, invece, sono fissa al tavolo della selezione delle uve che ĆØ un posto strategico perchĆ© da lƬ posso controllare tutto e capire la sanitĆ  dell’uva. Vedere come arriva l’uva in cantina permette di capire se si ĆØ lavorato bene in vigna e cosa si può migliorare l’anno prossimo. Il mio impegno quotidiano ĆØ quello di puntualizzare i dettagliā€.

E i libri sparsi per la cantina a cosa servono?
ā€œAh, quelli fanno parte della biblioteca aziendale. Ognuno può proporre un titolo che poi viene comprato e messo a disposizione di tutti. Abbiamo un mese di tempo per leggerlo; a chi lo fa davvero do 20 euro per il gasolioā€.

CioĆØ, li pagaĀ per leggere? E lei cosa haĀ letto di recente?
ā€œTre Ciotole di Michela Murgia, una scrittrice che credo sia stata una grande perdita per tutte noi: lei andava dritta al punto, magari a volte anche troppo, ma credo che ci sia bisogno di esempi cosƬ. E poi sono una grande appassionata di letteratura latino-americana per quel senso di magia che la pervade. SaĀ che ho frequentato anche la scuola Holden di Torino?ā€

Il corso di scrittura?
ā€œEsattamente. ƈ stato tre anni fa. Volevo imparare a scrivere da sola i testi delle mie brochure senza affidarmi agli uffici stampa che sono cosƬ distanti dal nostro lavoro. Per caritĆ , ad ognuno il suo, ma ho letto certe cose…! Scrivere ĆØ un po’ come tessere una trama. E io ne so qualcosa perchĆ© tra i miei hobby recenti c’è anche il telaio: sto prendendo lezioni da una vera maestraā€.

Mai smettere di imparare. Ma non si fermaĀ proprio mai?
ā€œLe racconto questa cosa. Una delle mie più grandi passioni ĆØ la bicicletta. CosƬ, nel 2015, dopo un periodo buio, feci da sola il Cammino di Santiago su ruote: 800 km in 14 giorni. La mia piccola impresa straordinaria. Arrivata a Pamplona, però, mi rubarono la bici. Disperata chiamai Cesar in lacrime e lui mi disse ā€˜Domattina compra un’altra bici e va’ avanti’. E cosƬ feciā€.

Marinella Camnerani, vignaiola dell'anno per Vini d'Italia 2024 del Gambero Rosso, insieme alle figlie in azienda

Ce l’haĀ ancora qualche sogno nel cassetto?
ā€œHo tanti sogni ma tutti piccoli, perchĆ© mi piace poterli realizzare. Se fai sogni grandi, restano lĆ . Uno di questi ĆØ il viaggio della vita in America Latina: dal Perù fino a Ushuaia (la fine del mondo), passando per il lago salato in Bolivia. Mi piacerebbe partire senza biglietto di ritorno. Ma per farlo come va fatto devi essere in buona forma fisica; per questo sono a dietaā€.

SaĀ che non abbiamo ancora parlato del vino che ha ottenuto i Tre Bicchieri: Amarone Val**ane 2016. Ripariamo. Qual ĆØ la sua idea di Amarone?
ā€œUn vino artigianale legato al territorio. Il mio non ĆØ mai stato full body. Ho sempre prediletto uno stile più asciutto, non troppo dolce e con una buona aciditĆ : quello che esprime la nostra zonaā€.

Se non fosse nata in Valpolicella, che altro vino le sarebbe piaciuto produrre?
ā€œSenza dubbio il Pinot Nero di Borgogna, la patria dei vigneron, in contrapposizione a Bordeaux dove ci sono i grandi chateaux. Infatti, mi ĆØ sempre piaciuto definirmi una vigneron della Valpolicella. Ma forse ĆØ proprio per questo motivo che ho ricevuto il premio di vignaiola dell’anno del Gambero Rosso, vero?ā€??????????????????????????????????????????

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