Mirede, la nuova cuvée di Alberto Massucco Champagne

18 Nov 2022, 14:19 | a cura di
Presentata al Ristorante Del Cambio di Torino l’ultima cuvée creata da Alberto Massucco. Nata da un grande amore e da una autentica passione per lo Champagne

Si chiama Mirede, il nome della moglie amatissima che è mancata. Una donna di carattere, elegante e raffinata: le stesse qualità che Alberto Massucco ha racchiuso nel suo ultimo champagne “italiano e natalizio”. Lo ha dichiarato nella presentazione che si è svolta nelle sale dello storico Del Cambio, il ristorante più antico di Torino, datato 1757: “A Mirede, che mi ha accompagnato per tutta la vita e che mi ha incoraggiato in questa avventura, ho dedicato questa cuvée”.

Mirede Massucco foto Romussi

Mirede di Massucco

Mirede è un Blanc de Blancs, 100% chardonnay, frutto di uve Grand Cru di Avize (30%) e Oger (10%) della vendemmia 2019, fermentate per circa un terzo in barrique, più quelle (30%) del primo vigneto di proprietà oltre a un ulteriore 30% di vins de réserve del 2018. Dopo 30 mesi sui lieviti, viene dosato a 2 g/l. Risultato uno Champagne fresco, insieme minerale e fruttato, con sentori di scorza di arancia candita, un tocco tropicale e uno di miele. Preziosa e studiata anche l’etichetta, raffinatissima, inedita: una forma serigrafata delicatamente rosata che fluttua nello spazio, quasi una farfalla avveniristica, elegante, impalpabile, assoluta. Preziosa perché le uve provengono dalla vigna di proprietà di Massucco – primo caso italiano - e perché testimonia il profondo legame che continua a unire Alberto alla moglie.

Mirede Massucco foto Romussi

Masucco: il sogno di un importatore diventato produttore

La passione di Alberto Massucco per lo Champagne è una lunga storia che lo ha portato prima a essere importatore poi produttore esso stesso, nonché il primo italiano a possedere una vigna propria nella regione Champagne (per ora due parcelle, altre due in opzione). Nella sua “prima vita” Massucco, piemontese di Castellamonte, è stato imprenditore nel settore della meccanica, da sempre innamorato della Francia e del vino dei re. E ha cominciato a selezionare maison di produzione visionarie e indipendenti: Rochet-Bocart, Jean-Philippe Trousset, Gallois-Bouché e Bonnevie Bocart dei RM -Récoltant Manipulant- vignaioli eroici, che hanno le proprie vigne e producono il proprio Champagne. A quei nomi si sono aggiunte le altrettanto visionarie sette produttrici donne del progetto le Fa’Bulleuses, che si sono unite nel 2015 per produrre insieme lo Champagne Isos, che Massucco importa fin dalla prima annata, 644 bottiglie prodotte con il vino che le sette Fa’Bulleuses hanno messo in comune, ciascuna in parti uguali (Isos in greco significa uguale).

La nascita dello Champagne Massucco

Poi c’è stato un incontro decisivo, nel 2018, con Erik De Sousa, uno dei più stimati vigneron della Côte des Blancs che ha saputo tradurre i gusti, il pensiero e l’anima di Alberto Massucco nello Champagne. Un rapporto di lavoro ma soprattutto un’amicizia che ha dato come risultato la creazione di una linea di bollicine francese nella forma e nella sostanza ma con un preciso tocco italiano. Da giugno di quest’anno si degustano così gli Champagne firmati Alberto Massucco: l’etichetta Mirede si aggiunge infatti alle altre referenze: AMC00, AMC02, Mon idée de Cramant e Millésime 2018 Alberto, tutte create con la collaborazione preziosa in cantina di Erick De Sousa.

La riprova di aver fatto centro? Gli Champagne Massucco sono in carta nel ristorante gastronomico, bi-stellato, Les Crayères di Reims! Un passaggio epocale: il panorama internazionale di produzione si trova a confrontarsi con uno champagne che parla italiano e si declina, come accennato, dall’AMC 00 (50% Chardonnay, 30% Pinot Noir e 20% Meunier) e AMC 02 (50% Chardonnay, 30% Pinot Noir e 20% Pinot Meunier) al Millesimato Alberto Massucco Champagne Grand Cru, 100% Chardonnay, creato con le prime due vendemmie 2018 e 2019, un Blanc de Blancs che sarà pronto nel 2023. E, approfittando della strepitosa annata 2018 che le vigne di Cramant, villaggio Grand Cru della Côte de Blanc, hanno prodotto, “Mon idée de Cramant“, una cuvée con tiratura limitata a sole 500 bottiglie, numerate. E ora la cuvée Mirede, preziosa non solo perché le uve provengono dalla vigna di proprietà di Massucco ma per il significato simbolico che racchiude.

Mirede Massucco foto Romussi

La Cuvée esclusiva per Del Cambio

La scelta del luogo di presentazione del nuovo champagne Mirede, lo storico ristorante Del Cambio di piazza Carignano, non è casuale. Fra Alberto Massucco e Matteo Baronetto c’è un’intesa speciale, che ha fatto sì che lo chef abbia richiesto la realizzazione di uno Champagne esclusivo. Racconta Baronetto “È uno Champagne 100% chardonnay che ci rappresenta in modo perfetto. E abbiamo lavorato insieme con Alberto Massucco e De Sousa – e continuiamo ogni anno a farlo - per mettere a punto il dosaggio, per esprimere anche attraverso uno Champagne creato insieme i nostri valori. In questi giorni con le ATP di tennis, con la presenza del Maestro Riccardo Muti che è stato nostro ospite, abbiamo la conferma del ruolo prestigioso del Cambio nel panorama enogastronomico torinese. Uno Champagne esclusivo è il tocco in più”.

Mirede Massucco foto Romussi

Per accompagnare la presentazione della cuvée Mirede Baronetto ha scelto una dozzina di piccole entrée sfiziose, dal caco al Campari e arachidi salate al falafel e crème fraiche, la crema al rafano e caviale, il barbajuan ai crostacei, il lattughino e furkake, le alici fritte con il lardo, il salmone marinato con l’aneto, ma anche una tigella con la salsiccia di Bra o il minitramezzino al prosciutto cotto, valorizzando l’estrema versatilità della cuvée Mirede come abbinamento. Perfetta anche con i due piatti- riso, zafferano e limone e i plin di magro al mandarino – e naturalmente con la piccola pasticceria torinese, dal minibunet d’ordinanza al microchantilly. Il piacere di pasteggiare a Champagne, abbinato a un menù da grande chef:la cuvée Mirede si candida ad essere lo champagne delle feste e delle emozioni autentiche.

a cura di Rosalba Graglia
foto Romussi

 

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