Ricchezza varietale e grande diversità di profumi e intensità aromatiche. Sono queste le chiavi di lettura con le quali vanno analizzati gli oli marchigiani, sia quando si parla di prodotti monovarietali, sia che si tratti di blend. Una gamma di sensazioni ed emozioni che nelle Tre Foglie, gli oli premiati con il massimo punteggio nella guida Oli d’Italia del Gambero Rosso, trovano la loro massima espressione. Molte aziende, infatti, nonostante le difficoltà delle ultime annate, continuano a trainare il concetto di qualità in tutta la regione attraverso un lavoro sempre più scrupoloso in campo e in frantoio. Qui le produzioni d’eccellenza assaggiate nell’ultima edizione della guida Oli d’Italia del Gambero Rosso, realizzata in collaborazione con Banca Monte dei Paschi di Siena.
L’ultima campagna olearia nelle Marche è stata molto positiva, segnando una delle migliori annate degli ultimi anni sia in termini di quantità che di qualità dell’olio prodotto. Dopo un 2023 difficile, con appena 1.216 tonnellate di olio prodotte, l’ultima raccolta ha visto una netta inversione di tendenza. A metà novembre, infatti, erano già state raccolte oltre 25mila tonnellate di olive, con una produzione di 2.646 tonnellate di olio, più del doppio rispetto all’anno precedente. Le rese medie si sono attestate intorno al 10,4%, con punte del 12% in alcune zone, come l’ascolano. Le condizioni climatiche favorevoli, con temperature elevate e assenza di parassiti come la mosca olearia, hanno contribuito a ottenere olive sane che sono state spesso raccolte al giusto livello di maturazione.
La storia dell’olio marchigiano vanta un percorso che viaggia di pari passo con l’espansione dell’Impero Romano prima e, successivamente, con l’incremento del potere della Chiesa di Roma che incrementò la produzione in quei territori dove forte era l’influenza di abbazie e monasteri. Tant’è che si dice che i veneziani, storici e abili commercianti, separassero le partite di olio marchigiano dalle altre in quanto di maggior pregio e dai profumi migliori. Oggi la produzione regionale conta oltre 7.000 ettari di oliveti specializzati, a testimonianza dello sviluppo e dell’efficientamento delle pratiche agronomiche, ma anche di una crescente sensibilità verso le tematiche agricole e la valorizzazione delle varietà autoctone.
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