Ci sono tutti gli elementi tipici della Pasqua sulle tavole napoletane, imbandite a festa giร dal Sabato Santo, giorno in cui si dร il via alle celebrazioni. La domenica, poi, ci si coccola con tutti i piatti della tradizione pasquale, a Napoli ricchissima e golosa: รจ proprio in Campania che nascono alcune delle specialitร piรน famose in tutte la Penisola, ormai riprodotte un poโ in tutte le regioni, a cominciare da casatiello e pastiera. Ma si mangia anche altro nel giorno di festa: ogni famiglia poi ha le sue abitudini, come sempre qui abbiamo voluto radunare i prodotti piรน tipici e comuni, immancabili per i napoletani a Pasqua.
Ad aprire le danze sono sontuosi piatti di salumi, formaggi e uova sode, come da tradizione: fellata in dialetto significa โfettaโ, e infatti tutti gli elementi vengono serviti giร tagliati. La composizione puรฒ variare a seconda dei gusti personali, ma solitamente si trovano sempre salame, ricotta โ simbolo di abbondanza legato alla Pasqua, ma piรน in generale alla stagione primaverile, quando il latte ovino e caprino raggiunge lโapice della qualitร โ e uova sode. Questโultime sono presenti pressochรฉ in ogni casa italiana: rappresentano la rinascita, la protezione e sono da sempre uno dei doni piรน utilizzati dai popoli antichi (i persiani, per esempio, le consideravano un segno di benvenuto alla Primavera, celebrata con riti per la feconditร ). Ad accompagnare il tutto, del classico pane cafone, chiamato cosรฌ perchรฉ preparato in passato dai contadini (i cafoni) con una farina povera e poco raffinata: oggi รจ molto apprezzato, caratterizzato dalla crosta scura e croccante e la mollica elastica, fatto con farina 0 e semola rimacinata di grano duro.
Se conservato ben coperto in un luogo fresco e asciutto, il casatiello si mantiene anche per qualche giorno, assicurando cosรฌ un antipasto gustoso sia per il giorno di Pasqua che per il lunedรฌ di Pasquetta, e si puรฒ preparare in anticipo. Nato nel Seicento e citato, insieme alla pastiera, nella favola โLa gatta cenerentolaโ di Giambattista Basile, รจ una delle specialitร della Pasqua napoletana, onnipresente in tutti i forni e le botteghe della cittร . Si tratta di una pasta lievitata ripiena di formaggio e salumi, cotta in forno con tanto di uova intere con guscio in superficie: una preparazione che riprende tutti gli elementi tipici della primavera โ formaggi e uova โ e li unisce in una sfiziosa torta salata. Ricetta simile รจ quella del tortano, in cui cambia la disposizione delle uova, che vengono inserite sode e a pezzettini nel ripieno.
Nonostante sia amata e preparata ormai in tutta Italia, la pastiera resta uno dei simboli della cucina campana, un dolce goloso attorno al quale ruotano moltissime leggende. Fra le piรน famose, quella della sirena Partenope, simbolo di Napoli e protagonista della fontana di Piazza Sannazzaro, che secondo il racconto popolare emergeva ogni primavera dalle acque per offrire canti alle popolazioni locali. Per ringraziarla, gli abitanti incaricarono sette tra le piรน belle ragazze dei villaggi intorno al golfo di consegnarle alcuni doni: grano, farina, ricotta, uova, acqua di fiori dโarancio, zucchero e spezie. La sirena portรฒ queste specialitร agli dei, che le mescolarono insieme ottenendo una torta. Un altro racconto narra invece che la pastiera sia nata per caso, dopo che le mogli dei pescatori avevano lasciato durante la notte delle ceste con ricotta, frutta candita, grano, uova e fiori dโarancio come offerta per il Mare, affinchรฉ facesse tornare i loro mariti sani e salvi a casa. Cโรจ poi la storia della โRegina che non sorride maiโ, soprannome di Maria Teresa dโAustria, moglie del re Ferdinando I di Borbone: goloso di natura, il re convinse la consorte ad assaggiare questa torta di primavera, che riuscรฌ a strapparle il suo primo sorriso. La versione attuale della pastiera, comunque, sembra sia stata messa a punto nella cucina della Chiesa di San Gregorio Armeno.
O meglio, carcioffole arrustute, come si dice a Napoli: verdure protagoniste del momento sono i carciofi, presenti ancora per poco fra i banchi di mercato, che nel capoluogo campano vengono cotti โncopp โa furnacella, quindi arrostiti su una fornacella a carbone. Generalmente sono pochi gli ingredienti usati per condirli: sale, pepe, aglio, prezzemolo fresco e olio extravergine di oliva bastano per queste verdure saporite e ricche di proprietร . A fine primavera questi ortaggi scompariranno, quindi meglio farne incetta ora!
Cโรจ chi lo chiama capretto Bella Napoli, ma รจ piรน comunemente detto โo ruoto o furno: in qualsiasi caso, si tratta di un altro dei simboli della Pasqua cristiana, forse il piรน importante, qui cotto in forno con piselli e patate. Nonostante si parli di capretto โ cucciolo di capra macellato non oltre i 2 mesi di vita โ in molti casi la ricetta viene fatta con lโagnello, il cui legame con la festivitร รจ descritto nella Bibbia, nel racconto della liberazione degli ebrei dalla schiavitรน egizia. Prima di mettersi in viaggio per la Terra Promessa, ogni famiglia dovette sacrificare un agnello e segnare le imposte della propria casa con il sangue dellโanimale, cosรฌ che lโAngelo del Signore, giunto nella notte per fare giustizia uccidendo i primogeniti degli egizi, potesse riconoscere le loro abitazioni e risparmiare i figli degli innocenti. E sono proprio le sacre scritture a dare indicazioni circa la cottura: โNon lo mangerete crudo, nรฉ bollito nellโacqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscereโ. ร lโAgnus Dei, lโagnello di Dio della liturgia che per il Cristianesimo rappresenta il figlio di Gesรน, pronto a sacrificarsi per la redenzione dei peccati dellโumanitร .
Che sia uno dei piatti tipici del Natale รจ risaputo, ma la minestra maritata viene in realtร gustata molto spesso anche la domenica di Pasqua. Il nome lo si deve allโunione tra carne e verdure, che in questo piatto si โmaritanoโ, ovvero si sposano e mescolano insieme creando un piatto unico ricco e saporito. ร una ricetta antica, quella della minestra maritata, alle volte trascurata in favore di piatti piรน conosciuti, ma non per questo meno buona: per prepararla in casa occorrono cicoria, scarola, verza, borragine e tutte le parti del maiale meno pregiate, compresi i tagli di scarto. Un piatto di recupero da gustare con il pane tostato, un tempo sostituito dagli scagliuozzi, delle frittelle di farina di mais tipiche della tradizione napoletana.
a cura di Michela Becchi
Niente da mostrare
Resetยฉ Gambero Rosso SPA 2025 – Tutti i diritti riservati
P.lva 06051141007
Codice SDI: RWB54P8
registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma
Modifica impostazioni cookie
Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: [email protected]
Resta aggiornato sulle novitร del mondo dell’enogastronomia! Iscriviti alle newsletter di Gambero Rosso.