Cento anni di storia pieni zeppi di cambiamenti affacciati sullaย laguna nord di Venezia. Algiubagiรฒ, per chi non vive in cittร , รจ un indirizzo sicuro per chi si trova in laguna di passaggio e ha voglia di una cena diversa. E soprattutto una miniera di aneddoti, che ci racconta lo stesso titolare, Giulio Antonello.
Tutto inizia da una piccola osteria gestita dai parenti di Giulio attorno al 1922, dove i veneziani si incontravano per bere un calice di vino, giocare a carte e per fare due chiacchiere con gli amici quando erano di ritorno dalla terraferma o quando dovevano allontanarsi dall’isola per le loro commissioni. Siamo negli anni Quaranta e Algiubagiรฒ ancora non esisteva: era il bar โDa Pieroโ gestito di genitori di Giulio, ovvero papร Piero e mamma Emilia. Era ancora un bar in cui poter anche acquistare il sale e le sigarette a numero, in una zona di Venezia ancora popolatissima.
Nel giro di pochi anni, arriva il primo restauro in cui il locale perde il suo aspetto di osteria tradizionale per diventare โil bar dei buranelliโ: cosรฌ era stato soprannominato perchรฉ qui si ritrovavano coloro che arrivavano da Burano e che facevano una breve sosta in questa zona di Cannaregio, magari prima di ritornare a casa o, al contrario, prima di avventurarsi tra calli e callette, in direzione San Marco: la Piazza era ancora il cuore pulsante della vita cittadina mentre Burano era un’isola distante dal centro, motivo per cui trovarsi in bar diventava un modo per incontrare gli amici o semplicemente fare una sosta davanti ad unโ โombra de vinโ.
Erano solo gli anni โ70 ma sembra che si tratti di unโaltra epoca per Venezia, quella in cui Fondamenta Nove era ancora la zona in cui i veneziani imparavano a nuotare.
Passano ancora venti anni e l’aspetto del locale cambia nuovamente. ร in questo momento che entra in scena Giulio che, nel 1991, decide di ristrutturare di nuovo il bar: un restauro curato dallโeclettico architetto muranese Davide Barbini e che, sebbene siano trascorsi giร 34 anni, sembra ancora attualissimo.
Nel 2006, il locale viene ulteriormente ampliato, collegandolo allโannesso Palazzo Donร dalle Rose. Questo ambiente, nel โ600, era la stalla del Palazzo, poi divenne la limonaia e, ancora dopo, deposito di barche e marmi. Non era ben chiaro il tipo di pubblico che sarebbe arrivato, tanto che per un breve periodo questo spazio diventa una pizzeria, pur mantenendo la zona bar in ingresso. La nuova struttura รจ un perfetto mix tra l’arredo moderno e la conservazione della struttura originale. Con lโultimo restauro, risalente al 2009, viene inaugurata la meravigliosa terrazza che si affaccia sulla laguna nord.
Tutte le opere d’arte esposte sono state realizzate da amici di Giulio che hanno deciso di collaborare al suo progetto. Il lampadario di Gianluca Vecchi e i due di Fabio Fornasier la fanno da padrone, i dipinti sono dell’artista Pluchino, mentre la scultura in vetro di Murano che separa la zona bar dalla zona ristorante รจ dell’artista muranese Davide Penso: una scia di alghe in vetro soffiato che ondeggiano morbidamente sotto la luce tenue dei lampadari, sempre in vetro di Murano.
Alcuni tavoli, invece, vengono fatti dallo stesso Giulio, recuperando le scatole di legno dei vini che vengono proposti nella ricca cantina. Non appena una ristrutturazione, quindi, ma un racconto corale come dovrebbe essere tutta la ristorazione e come lo stesso Giulio continua a viverla.
Ad avere totalmente rinnovato la cucina di Algiubagiรฒ รจ lo chef Daniele Zennaro che, nei suoi anni di permanenza a Venezia, ha approfondito la ricerca e la valorizzazione del territorio, attraverso l’utilizzo delle erbe spontanee della laguna e della barena.
Il risultato รจ una cucina che ha un forte carattere ma che riesce costantemente a rinnovarsi, pur mantenendo la massima attenzione alla stagionalitร e ad evitare gli sprechi. Sebbene non manchino le preparazioni fortemente locali, come il baccalร mantecato, qui servito come wafer tra due biscotti salati, ci sono alcuni piatti che hanno ormai contribuito a creare lโidentitร del locale.
โVenexia xรจ un pesseโ: sei tartare che omaggiano i sette sestieri di Venezia (Santa Croce: capasanta con piselli alla menta; Cannaregio: ombrina con burrata e fava di tonka; San Polo: scampo con mango e germogli di soia; Dorsoduro e Giudecca: ricciola con gel di lime e polvere di yogurt; San Marco: orata con agrodolce di aneto; Castello: mazzancolla con finocchio di mare) e il tiramisรน ispirato a โquella volta che, durante la Biennale, i giornalisti hanno affollato la Fondamenta perchรฉ Banksy era seduto ad un nostro tavoloโ. Un locale sorprendente, tutto da scoprire in una delle zone di Venezia ancora meno conosciute.
Foto di archivio di Giulio Antonello
Altre foto di Andrea Pattaro
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