Per raccontare questa storia incredibile vogliamo partire dalla fine: oggi Caseari Cautero è una delle champagnerie più fornite ed esclusive d’Italia. Ma non è questo che sorprende, quanto piuttosto la metamorfosi che questo incredibile luogo ha subìto nel tempo. Immaginatevi un quartiere di Napoli sconosciuto ai turisti, quello di Salvator Rosa, letteralmente incastonato tra viuzze in cui i balconi fanno da punti di ricamo dei fili dei panni stesi, testimoni con i nativi del luogo delle più incredibili storie che questa città ha saputo raccogliere dalle tante dominazioni.
Immaginatevi il frastuono di una città alla perenne ricerca di idee ed in continua sperimentazione, in cui il genio dell’uomo ha saputo trovare forme di espressione inimitabili in tutti campi, dall’arte alla filosofia, dall’ingegneria al commercio, trovando quasi sempre soluzioni impensabili altrove e perciò acquisendo spesso sembianze bizzarre, esotiche, fantastiche. Quella di Salvatore Cautero è una di queste storie, in cui la genialità dell’uomo ha trovato una strada impensabile per giungere sino a noi. La sua bolla di quiete è talmente potente da zittire il caos che vive intorno a sé.
Tutto parte da una passione di famiglia, quella per il gusto. Salvatore, infatti, rappresenta la quarta generazione di una famiglia da sempre radicata nel centro storico di Napoli, che ha fatto dei prodotti gastronomici di alta qualità la sua bandiera. In principio fu il baccalà, venduto dalla famiglia Cautero adagiato su un carretto a ruote. Poi, man mano, la bottega di famiglia prende forma, fino a diventare, con Salvatore, un riferimento per gli abitanti del quartiere per il rifornimento di formaggi, prosciutti, pane, olive e conserve.
Salvatore fa il garzone nella bottega di famiglia già 10 anni, quando già aiuta sia il papà che il nonno, i suoi super eroi, i suoi esempi da seguire. Così, crescendo, Salvatore inizia a sognare una bottega tutta sua, poi, il 6 settembre 1997 decide di provarci. Nasce così il suo negozio di caseari, in cui, sfidando ogni logica economica, in un quartiere sino ad allora difficile, propone solo piccole produzioni di altissima qualità e di grande fascino, che spaziano dai formaggi, ai salumi, al vino, poi anche la pasta fresca.
La sua bottega è un affronto alla logica: in un posto impensabile, senza alcun altro esercizio comparabile, in un locale di soli 24 mq! Salvatore però sceglie di restare, e lo fa nella maniera più originale. Passione, tanta passione per lo Champagne, portano Salvatore a conoscere come pochi ogni piccolo produttore di questa regione vinicola. Salvatore nel tempo libero va a Reims, Epernay, Ay. Studia Salvatore, e beve champagne ogni giorno. Così, pian piano la sua bottega diventa un punto di riferimento in città e non solo.
La metamorfosi è oramai in uno stadio avanzato, e nel 2014 compie la sua ultima evoluzione: Salvatore passa dall’essere una salumeria all’essere una champagneria. Lo fa in maniera dissacrante. Così il bancone dei formaggi diventa un enorme frigorifero per le bottiglie, le mensole prima occupate da cataloghi ora strabordano di bottiglie impilate, e qui e lì piccoli o alti frigoriferi ospitano bottiglie mai viste prima a Napoli. All’inizio 70-80 etichette di champagne in tutto, ma dopo poco Salvatore capisce che Napoli ha sete di Champagne, ed inizia la moltiplicazione delle bottiglie. Oggi la sua bottega è un tempio di bottiglie in cui Salvatore non vende semplicemente Champagne, ma condivide cultura, esperienze, aneddoti, sperando di piantare ogni volta un seme di curiosità nei suoi ospiti.
Il 15 ottobre 2015 Salvatore viene nominato Chevalier da Champagne Besserat de Bellefon, per il suo impegno nella divulgazione della Cultura Champenoise. Oggi, con la stessa passione e con il supporto della sua famiglia, della moglie Giusy e dei figli Luigi e Carlo, propone più di 500 etichette di Champagne, accompagnate da vere chicche gastronomiche, tra cui spiccano le conserve di Abel Güeiu Mar (pesce cotto alla brace e poi messo in olio extravergine) oppure alcuni abbinamento da grido come il pan dolce con gocce di cioccolato di Niko Romito accompagnato alle acciughe del cantabrico o il brillant savarin con su adagiato del caviale oscietra, fino ad arrivare ai prosciutti di mangalica, giardiniere, snack insoliti e all’immancabile mozzarella. Tutto accade su due tavoli da 4 posti l’uno, sospesi in un sogno di 24 metri quadri nel cuore antico di Napoli. Chi arriva prima si siede.
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