Nel caldo torrido del Souq Waqif di Doha non รจ la polvere ad avvolgere i visitatori, ma il rumore: se da un lato infatti anche questo quartiere storico รจ perfettamente pulito e ordinato come ogni angolo della capitale del Qatar, dallโaltro neanche lโambizioso progetto urbanistico dellโemirato puรฒ sfuggire alle leggi antiche come il tempo della cultura araba: il richiamo dei muezzin alla preghiera, i mercanti che elogiano le proprie stoffe e spezie, fino allโurlo acuto dei rapaci, che qui vengono venduti con il vanto di una tradizione antichissima, quella della falconeria, che รจ addirittura riconosciuta come patrimonio immateriale dellโumanitร UNESCO. ร l’anima piรน tradizionale e pittoresca di una cittร che corre veloce verso il futuro, come accade per diversi centri di questa parte del mondo, ma non dimentica le proprie radici, nonostante lo sguardo aperto verso il resto del mondo mantiene dritta la barra verso la propria ereditร culturale.
Se infatti volete offendere qualcuno, da queste parti, potete farlo in maniera molto semplice: basta paragonare Doha a Dubai. Infatti nonostante il grande successo della cittร degli Emirati Arabi Uniti abbia contribuito ad accendere i riflettori su questa parte di mondo, lo stile di vita della cittร del Burj Khalifa non trova la stessa dimensione da queste parti, in cui i valori tradizionali e il senso dโappartenenza della popolazione autoctona (che รจ oggi pari a circa il 12% del Qatar, contro un 88% di expat) si percepiscono in modo molto chiaro. Ma se cโรจ qualcosa che Dubai ha insegnato a tutto il resto dellโarea MENA, รจ come attrarre i grandi investitori, approfittando della posizione privilegiata degli Emirati sullo scacchiere mondiale.
Museo nazionale del Qatar
Una delle prime mosse dei paesi del Golfo per uscire dalla dipendenza economica del petrolio, ancor prima che puntare sul turismo, รจ stata di diventare grandi hub aeroportuali e sede di grandi compagnie aeree. Il motivo รจ semplice da intuire: ci troviamo in uno strategico punto di congiunzione tra est e ovest, tra Europa e Asia, e niente pare piรน naturale per queste terre, un tempo attraversate da carovane, di essere oggi patrie di atterraggi e ripartenze. E diventare cosรฌ un anello di congiunzione tra luoghi diversi. La conseguenza naturale di questa mossa, รจ stata quella di posizionarsi come meta turistica di richiamo grazie a un giusto mix di esperienze che passa anche dai piaceri dellโalta cucina. In questo Doha pare aver ben appreso la lezione, tant’รจ che negli ultimi anni si sono inseguite gli arrivi di grandi chef, e molti altri seguiranno a breve.
Se la capitale del Qatar non arriva oggi a 3 milioni di abitanti, per il mondiale di calcio se ne attendono almeno altri 2: una crescita repentina che sta portando a un boom di nuovi hotel, grattacieli e quartieri pronti โ ovviamente – a ospitare altrettanti ristoranti. I progetti di stampo internazionale non mancheranno, e alcuni sicuramente avranno la firma italiana (giร si parla dell’arrivo del celebre consulente nel mondo del bar Domย Carella) e le aperture di cucina italiana non si faranno attendere, come quella prossima che vedrร protagonista proprio il resident del Jiwan, Fabio Fioravanti. Insomma, lโascesa del Qatar a tavola รจ ancora allโinizio e tra progetti ambiziosi e grandi eventi, siamo sicuri che sentiremo ancora parlare di Doha e del suo ruolo nellโalta gastronomia del Middle East”.
Jiwan by Alain Ducasse
Quasi a celebrare la volontร di stringere un rapporto stretto tra turismo, gastronomia e ospitalitร , gli spazi museali diventano luoghi deputati per l’alta ristorazione: allโultimo piano del Museo nazionale del Qatar รจ sorto il Jiwan. Se nelle suggestive sale del museo a forma di rosa del deserto si trovano i cimeli dellโepopea della nascita della nazione, nellโelegante outlet che affaccia sullo skyline si trovano le rivisitazioni dei piatti tradizionali, realizzati con prodotti locali, firmati da Alain Ducasse, come ad esempio il Jiwan harees oppure la spalla di agnello confit, menta e finocchio, o il pregevole pesce Hamour del golfo, con cavolfiore e curry. ร qui che si incontrano le tecniche ancestrali di cottura dei beduini con la raffinatezza tecnica francese, ma non manca neanche un tocco di Italia visto che lo chef ai fornelli nel quotidiano รจ il romano Fabio Fioravanti. Mentre da poco lโinglese Tom Aikens firma il menu del nuovissimo Naua, ristorante all’ottavo piano del 3-2-1 Qatar Olympic and Sports Museum che offre piatti plant based e healty in chiave gourmet.
chef Morimoto
I maestri della cucina del Sol Levante non sono da meno. Allโinterno del Mondrian Doha ha aperto il suo primo ristorante in Middle East il celeberrimo chef Masaharu Morimoto, protagonista anche di tanti programmi televisivi e documentari. In un ambiente adornato di opere d’arte del pittore giapponese Hiroshi Senju, tra colonne e lampadari tempestati di oro rosa, si puรฒ godere del migliore omakase e sushi in cittร , oppure virare sul Wagyu. Molto ambiti gli eventi con lo chef in presenza, durante i quali seziona un tonno da piรน di 200kg secondo tradizione, per poi servirlo ai tavoli appena sfilettato.
Veritas – Al Messila Resort & Spa
La consolazione รจ magra, ma nellโassenza della nazionale di calcio al prossimo mondiale, ci possiamo almeno godere la soddisfazione che anche in Qatar lโeccellenza del Made in Italy nel mondo dellโhospitality non lasci indifferente. Sono molti i professionisti del Bel Paese che si sono trasferiti o hanno progetti in divenire da queste parti.
Un termometro sempre attendibile delle prospettive di crescita di un paese di un paese del Medio Oriente รจ la presenza o meno di un locale seguito da Francesco Galdi, una volpe del deserto che nel ruolo di global beverage director per il brand Buddha Bar ha aperto e portato al successo molti dei piรน bei locali dellโarea MENA degli ultimi anni. A Doha la sua firma รจ al B-Lounge dello splendido hotel Ritz-Carlton, leggermente defilato dalla struttura principale, ma abbastanza vicino da godere della possibilitร di servire alcolici concesso alle strutture alberghiere. Questo raffinato club con vista mozzafiato sul porto turistico unisce mixology e cucina asiatica a DJ set con ospiti famosi e intrattenimento serale.
Pino Lavarra
Ma cโรจ chi Doha lโha proprio scelta come casa: Pino Lavarra per esempio, che dopo una brillante carriera in Italia tra Costiera Amalfitana e collaborazioni con Anthony Genovese, e la felice e lunga esperienza iniziata nel 2013 a Hong Kong, dove il suo ristorante arrivรฒ alle 3 Forchette Gambero Rosso er la Top Italian Restaurant, si รจ trasferito a Doha poco prima del Covid per prendere il ruolo di Executive Chef presso il meraviglioso Al Messila Resort & Spa, dove segue in maniera diretta la proposta dei vari outlet. Qui si puรฒ gustare la proposta every day del suo Deli Kitchen, dove si incrociano le varie anime dello chef, tra pizza e dim sum, oppure optare per la cucina esotica del Parisaย at Al Messila con la proposta di cucina persiana servita nell’ambiente piรน elegante e contemporaneo, dove sperimentare il mondo della carne mediorientale e delle sue marinature piรน ardimentose e spezziate, oppure concedersi il sapore di casa presso il Veritas, outlet di punta che propone cucina italiana e che senza dubbio potrebbe diventare il faro della nostra cucina in questo emirato.
Shay Al Shomous Chef Shamsย
Ma si sbaglierebbe a non fare una tappa in un ristorante di cucina locale, e per farlo torniamo nel Souq Waqif di Doha, in questo storico e confusionario angolo di medioriente dove non cโรจ solo la possibilitร di acquistare perle e cammelli, ma anche di trovare calma e refrigerio allโinterno di Shay Al Shoomos, il ristorante familiare di Shams Al Qassabi.
Vedendo la donna anziana muoversi tra i tavoli, interagendo in un mix di arabo e inglese con i locals e i turisti intenti a mangiare baid shakshoka (uova strapazzate), aseeda (porridge locale a base di grano o mais), khobiz regag (pane simile a crepes), macboush (riso con pollo, agnello o capra, spalmata con una marinata di concentrato di pomodoro, poi croccante in un forno caldo) o balaleet (piatto per la colazione con frittata di uova dolci a base di vermicelli, curcuma e zucchero), in pochi potrebbero immaginare il valore simbolico di questa locanda per il Paese. Quando infatti questa donna iniziรฒ a commerciare spezie – a casa sua prima, in un negozio poi – e infine si mise a cucinare, il Qatar non era quello di oggi: lโimprenditoria femminile non era ancora sdoganata, lei era l’unica donna ad avere un’attivitร commerciale in quel souq, e le critiche furono aspre.
Oggi invece la sua perseveranza รจ presa come esempio della volontร del paese di cambiare, e i molti premi conquistati, tra cui quello come miglior progetto imprenditoriale del Qatar, lo confermano, e lei e le sue figlie non solo sono diventate tra le attrazioni gastronomiche imperdibili per chi viene in cittร , ma anche tra i ristoranti piรน importanti di cucina tradizionale qatarina da provare. Perchรฉ se cโรจ una cosa che appare evidente per chiunque si trovi a frequentare il paese, รจ che lโattenzione internazionale (complice anche il mondiale di calcio in arrivo) comincia a essere tanta, e la voglia di accoglierla va di pari passo solo con la determinazione a non farsene travolgere, preservando la propria identitร nellโabbigliamento, nelle tradizioni e ovviamente nella cucina.
a cura di Federico Silvio Bellanca
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