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A due passi da Roma c’è una trattoria dove puoi tornare piccolo godendoti un grande pranzo

A Monterotondo, Francesca Gervasi ha trasformato la trattoria di famiglia in un luogo dove la cucina popolare incontra la tecnica, senza perdere leggerezza e autenticità

  • 11 Agosto, 2025

Non so quanti di voi ricordano la scuola materna, fatta di leggerezza spensierata, favole e colori prima del riposino. Ecco, la Trattoria della Fortuna è esattamente così: un viaggio colorato tra sapori sorprendenti, in un’atmosfera familiare, a due passi da Roma.

«Quando mia madre mi ha chiamata per dirmi che non se la sentiva più di portare avanti questo posto da sola, lavoravo da All’Oro a Roma e ho avuto un momento di esitazione. Poi, l’idea di tornare a casa è diventata uno stimolo che mantengo vivo ogni giorno». Francesca Gervasi rappresenta la terza generazione di un’attività ristorativa avviata nel 1945: ottant’anni di storia che parlano di famiglia e di un territorio importante alle porte della Capitale.

francesca gervasi trattoria della fortuna

Siamo a Monterotondo, antica città sabina che ha visto alternarsi gli Orsini e i Barberini, e che il 10 giugno 1944 scrisse un capitolo importante della Resistenza, opponendosi alla cattura dei suoi partigiani da parte dei tedeschi. Tra vicoli, piazze, palazzi storici e siti archeologici, la nostra storia prende forma poco più in basso, lungo la via Salaria, accanto alla zona industriale che nel 1864 vide inaugurare la prima stazione ferroviaria della linea Roma-Orte. È in questo contesto di rinascita post-bellica che nasce la Trattoria della Fortuna, in un territorio legato alle cave e alle fornaci, che ancora oggi conserva tracce di quel passato.

«Ero affascinata dal fine dining e dalla cucina tecnica», racconta Francesca con orgoglio, «mentre questo è sempre stato un locale popolare. Poi ho capito che era proprio qui che potevo portare la mia esperienza, modernizzando una cucina che deve continuare a conquistare il palato dei clienti per la terza volta».

Entrare alla Trattoria della Fortuna significa attraversare il cancello di un cortile e trovarsi in un giardino di piante aromatiche, cassette di legno e tavoli semplicemente apparecchiati. La sensazione è quella di essere nello spazio esterno di un asilo. La sala interna, luminosa, conserva l’arredo anni Novanta e propone una mise en place che cambia ceramiche a ogni portata, con un fascino dal gusto retrò. L’accoglienza è calma, sorridente, familiare. I coperti sono meno di sessanta. Francesca è da sola in cucina, mentre in sala regna la pacatezza della mamma, aiutata da una ragazza gentile. Il menù è un invito al gioco: sono le istruzioni per divertirsi mangiando.

Tra gli antipasti spiccano le pallotte cacio e ova, il Tramezzino alla veneta con funghi, prosciutto e salsiccia, l’involtino primavera con la vignarola, il crostino di nonna Maria con salsa di carciofini, tonno, alici e capperi. Poi ci sono il crostone con sugo alla norma e ricotta grattugiata, il Pan brioche in carrozza con mozzarella, alici e salvia, e due selezioni di formaggi, una dedicata agli erborinati, l’altra alla campagna romana.

La pasta fresca è fatta in casa: cartellata ripiena di caprino, plin con fagioli all’uccelletto, Tortellini, e il sorprendente Tajarin alla vodka. Non mancano i classici romani, ma l’occhio cade sui Gigli di Gragnano con genovese di coniglio e le colonne di Pompei allo scarpariello. Tra i secondi ci sono le Tomaselle liguri, il Vitello tonnato alla piemontese, l’Arrosto di vitella, il Baccalà. Ma è difficile resistere alla Scaloppa di vitello al profumo di limone o alla Sottilissima lingua con tre salse. Da non perdere anche la Crocchetta di pollo con i peperoni.

La carta dei vini è una selezione personale, curata con passione, che comprende anche una lista di Champagne. C’è attenzione ai vini naturali, soprattutto il venerdì, unica sera di apertura, con un menu e una carta dedicata. «Mi piace cambiare spesso», spiega Francesca, «il menu è corto e aggiornare i piatti velocemente mi permette di esprimermi ogni volta in modo diverso». La sua energia si traduce in piatti divertenti e mai banali. Portata dopo portata, continua il gioco dei colori, mentre i sapori sono pieni, riconoscibili, sempre soddisfacenti. Per tutta la durata del pranzo si dimenticano i pensieri, si mangia e basta, gratificati, senza domande.

Spesso si dice che sono meravigliosi i sapori di una volta, o che è appagante mangiare come a casa. Ma forse il vero valore sta nel mangiare come oggi, sentendosi accolti in una casa che non è la tua. In questo, la famiglia Gervasi colpisce nel segno da ottant’anni. Si parcheggia facilmente lungo la strada. Il ristorante è aperto solo a pranzo, tranne il venerdì, che apre anche a cena. Il consiglio è di prenotare.

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