Cโรจ anche qualcuno a cui non piace Trippa, di professione trattoria, in via Vasari, al numero uno, a Milano. Cโรจ anche qualcuno a cui non piace – per caritร , ne ha tutto il diritto – e di solito รจ chi proprio non riesce ad andarci, a causa delle acclarate difficoltร per chiunque a trovare un tavolo, malgrado il doppio turno del servizio serale, malgrado la disponibilitร di Pietro Caroli, il socio dello chef Diego Rossi e padrone della sala, a trovare una soluzione per tutti.ย Che poi, forse, dopo dieci anni dall’apertura, รจ proprio questo il problema: Trippa piace a troppa gente.
Diego Rossi
E che colpa ne hanno loro se cโรจ dieci volte piรน gente che ha voglia di mangiare da loro che posti nel locale? Certo, cโรจ una piattaforma online sulla quale ogni primo del mese a mezzogiorno (sembra lโappuntamento per un regolamento dei conti) si puรฒ tentare la sorte cercando di accaparrarsi uno dei tavoli del mese successivo (per intenderci, il primo di maggio si mettono in vendita i posti di giugno). Ma le persone che si danno appuntamento per conquistare uno di quei piรน o meno millecinquecento coperti (conti fatto a spanne) sono tantissime, il sistema si impalla spesso e insomma, ci vuole โsuerte y garraโ, virtรน di cui non tutti sono dotati. E anche fair play per evitare di correre su Tripadvisor e sparare fiele e dare uno (โsolo perchรฉ zero non si puรฒ dareโ, scrive qualcuno) per il paradossale fatto di NON aver mangiato da Trippa.
L’interno di Trippa
Saranno costoro, gli eterni rimbalzati, i ghostati, quelli per cui lโattesa di Trippa รจ Trippa stessa, i soli a non festeggiare oggi il decimo compleanno del ristorante piรน influente della scena gastronomica di Milano. Il migliore? Forse. Il piรน divertente? Probabile. Il piรน desiderato? Certamente. Comunque auguri.
Trippa aprรฌ dieci anni fa, nel giugno del 2015, quando a Milano cโera lโExpo (che stava ancora un poโ sulle palle ai milanesi, prima dellโinnamoramento estivo) ed รจ evidentemente uno dei simboli della bolla gastronomica che il capoluogo lombardo ha sperimentato negli ultimi anni. Una faccenda di mode furenti, di posti must be, di file fuori, di โsei stato qui? Devi assolutamente!โ, di chef star, di scrocchi vorticosi, di reel e di post, di cucina come discorso collettivo, di nonne e avanguardie, di questo posto lโho scoperto io, di che bello il fine dining, di il fine dining รจ morto e sepolto, di tendenze che si sono succedute senza posa, e lโall you can eat, e il poke, e lโosteria romana e la pizza gourmet. Solo che in tutto questo agitarsi Trippa ha attraversato questi due lustri vorticosi, tagliati a metร quasi perfettamente dalla pandemia (ricordate?) con incedere ineffabile. Trippa non ha mai smesso di avere successo qualunque cosa accadesse, Diego ha sempre cucinato meglio della volta precedente, lโatmosfera รจ sempre rimasta quella tipica dei posti giusti, che non hanno bisogno di marketing, di pubblicitร , di gesti eclatanti. Come accade ai classici.
La pasta in bianco
Trippa si potrebbe raccontare in molti modi: la cucina colta e popolaresca di Diego รจ stata decantata da gente piรน brava di me, il progressivo muoversi delle sue proposte dal machismo del quinto quarto a tutti costi alla sopraggiunta sensibilitร vegetale รจ stata notata da molti, le sue hit, il Vitello tonnato (nei confronti del quale il signor Rossi ha sviluppato lo stesso rapporto che i Radiohead hanno con Creep: preferirebbero non suonarla), la Trippa fritta, il Midollo, sono da dieci anni impeccabili. Insomma, qui si rischia la agiografia, che noia, che barba. Meglio se vi racconto i dieci anni del mio Trippa, io che mi sono trasferito a Milano poche settimane prima che Rossi e Caroli aprissero i battenti e che ci sono finito dentro quasi subito, per caso (non ricordo come andรฒ) sviluppando una sorta di imprinting, come le paperelle che pensano che la prima cosa che si muove รจ mamma. E pazienza se โsta mamma รจ pelata e ha la barba.
Pietro Caroli
Da Trippa sono andato, nel corso di questi dieci anni, almeno tre volte lโanno ma spesso di piรน, riuscendo quasi sempre a rimediare un tavolo, a volte accontentandomi di uno sgabello al bancone, a volte supplicando, a volte sfidando la sorte e passando al volo alle 22, magari qualcuno non si รจ presentato (accade anche da Trippa), altre volte venendo tenuto nel limbo per ore, a volte semplicemente non riuscendoci. Per alcuni anni ho messo da parte le caramelle Rossana che Pietro ti dร quando paghi il conto, a un certo punto le ho gettate via, forse un trasloco, non ricordo, che peccato, ora sarebbero come il percorso di Pollicino verso via Vasari. Da Trippa ho portato molte donne, รจ stato spesso il posto del primo appuntamento, che alla peggio se andava male almeno mangiavo bene. In molti casiย – confesso – ho avuto lโimpressione di essere usato come quello che alla fine un tavolo da Trippa lo trova quasi sempre, una specie di uomo oggetto, e donne che mai sarebbero uscite con me lo hanno fatto per assaggiare il vitello tonnato di Diego, e io ne ero consapevole ma alla fine speravo anche che non fosse cosรฌ, e lโillusione manda avanti il mondo (lโillusione e le animelle perfettamente cotte, si intende) e quindi a posto cosรฌ.
Le Tagliatelle al ragรน
Da Trippa ho visto attori, cantanti, dj, calciatori. Ho visto Mannarino suonare piano la chitarrina. Ho visto Walter Veltroni arrivare alle 22,30, chiedere educatamente un tavolo per due ed essere altrettanto educatamente mandato via. Ho visto chef di altri ristoranti, famosi, stellati, essere felici di mangiare la cucina semplice di qualcun altro per godere e non per criticare, su tovaglie a quadri e seduti su seggioline di legno e paglia. Da Trippa avrรฒ assaggiato almeno centoventi piatti differenti e lasciato almeno 3.500 euro (probabilmente di piรน). Per Trippa mi sono sgolato piรน volte, che fatica inutile, con quelli della Michelin perchรฉ fosse chiaro quanto fossi indignato del fatto che un simile locale non sia preso in considerazione per le stelle, e alla fine credo che Diego sรฌ ne sia fata una ragione prima di me, anche perchรฉ non รจ male essere lo chef piรน famoso dโItalia senza macaron, forse alla pari con Alessandro Borghese, che perรฒ, diciamolo, non ha mai cucinato bene come Diego Rossi. Come molti a Milano ogni tanto ascolto voci che assicurano che Diego se ne andrร , che รจ stanco di Milano (e questo รจ maledettamente vero) e penso come sarebbe la cittร senza Trippa. E trovo una sola risposta: peggiore.
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