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Fuenti, cinquant’anni dopo: la svolta green (e gastronomica) dell'ecomostro della Costiera

La storia della Volta del Fuenti, ristorante guidato dallo chef Michele De Blasio e outlet ristorativo principale dei Giardini del Fuenti, la struttura che ha riabilitato una parte della Costiera Amalfitana oltraggiata per decenni

  • 18 Giugno, 2025
  • 18/06/25

Questa è la storia di una rinascita che passa anche attraverso il cibo. Provate a pronunciare la parola Fuenti a chi vive o frequenta la Costiera Amalfitana, oppure a un ambientalista duro e puro e anche un po’ agé, di quelli che adesso sono passati anche un po’ di moda. Storcerà la bocca. Perché il Fuenti evoca il più importante ecomostro della zona e dell’Italia tutta. Anzi, a dirla tutta, la stessa parola “ecomostro” fu creata da Legambiente per indicare l’hotel Fuenti, una struttura che a giudizio dell’associazione ambientalista danneggiava in modo irreparabile la bellezza del paesaggio e sulla quale si scatenò una battaglia politica, giudiziaria e amministrativa che durò tre decenni e che molto spiega della storia del nostro Paese.

Fuenti: una storia lunga quasi mezzo secolo

Una storia, per fortuna a lieto fine, che ha inizio nel 1968, quando la Soprintendenza ai monumenti della Campania dà il nulla osta alla lottizzazione di un angolo bellissimo della costiera, il promontorio di tufo che sovrasta la spiaggia dell’Acqua del Fico, nel comune di Vietri sul Mare, sulla strada che porta a Cetara. Un luogo magico, ma già ferito dal massiccio sbancamento iniziato ai primi del Novecento per ricavare la pietra per la costruzione del porto della vicina Salerno. L’ingegnere Orfeo Mazzitelli ottiene la licenza edilizia per creare un albergo, l’Amalfitana Hotel (per tutti, in futuro, il Fuenti), che si adatta alla conformazione difficile del posto. Si tratta di un edificio avveniristico e imponente, che dà da vivere a centinaia di famiglie, ma che attira presto le ire delle associazioni ambientalistiche allora embrionali. L’albergo diventa oggetto di uno scontro legale che investe il comune di Vietri sul Mare, la stessa Soprintendenza, il ministero dei Beni culturali, Italia Nostra e la società Tispa, a colpi di ordinanze, di ricorsi al Tar, di agibilità concesse e revocate, fino alla sentenza del Consiglio di Stato del 1981 che dichiara l’immobile completamente abusivo, sentenza confermata il 18 luglio 1984 a seguito di ricorso di parte, pochi mesi dopo la morte, all’età di 69 anni, di Mazzitelli, segnato dalla vicenda.

Un'immagine dell'hotel Fuenti prima dell'abbattimento

Un’immagine dell’hotel Fuenti prima dell’abbattimento

La rinascita con i Giardini del Fuenti

Sono i suoi eredi a proseguire la sua battaglia. Accettano di assistere all’abbattimento del Fuenti nel 1999 e, pur di non perdere la proprietà, negli anni successivi presentano un progetto per un restauro paesaggistico e ambientale dell’area. La gestazione è lunga ma il risultato mette finalmente d’accordo tutti: nel 2019 nascono I Giardini del Fuenti, una struttura oggi gestita dai fratelli Alessandra e Pier Luigi De Flammineis, nipoti di Mazzitelli, che comprende un bellissimo limoneto, una spiaggia (il Riva Beach Club) e una parte ristorativa con differenti spot: il Riva Restaurant sulla spiaggia, il lounge bar Caveau del Fuenti, la Terrazza Limoneto e soprattutto il ristorante fine dining Volta del Fuenti, tutti orchestrati dallo chef Michele De Blasio.

La sala della Volta del Fuenti

La sala della Volta del Fuenti

Michele De Blasio: uno chef giramondo

De Blasio, campano di Sarno, classe 1985, è uno chef dalla mano misurata ed elegante, che ha avuto esperienze importanti in tutto il mondo, da Riccardo Camanini a Alain Ducasse, da Pierre Gagnaire a Pino Lavarra, e ha lavorato in Francia, in Cina, in Giappone, in Spagna, negli Emirati Arabi e naturalmente in Italia. Nel 2019 ha fatto ritorno in Campania con l’idea di interpretare il Mediterraneo, che qui si beve con lo sguardo, con il filtro delle sue esperienze e della sua idea di contemporaneità.

Lo chef Michele De Blasio

Lo chef Michele De Blasio

Riflessione sul verde: cosa si mangia ai Giardini del Fuenti

In questo momento De Blasio è impegnato nella riduzione dei grassi nella sua cucina e nella valorizzazione della parte vegetale. Il menù degustazione Riflessioni (170 euro) gioca tutto sulle varie sfumature del verde, a partire dagli snack (Finta oliva, che in realtà è una sferificazione di acqua di portulaca; Stella marina con tonno, plancton e cipolle; Crostatina con ragù di totanetti; Alice affumicata in crosta di pane; Cozze e pecorino; Lingua di gatto salata con insalatina di pere e o’ muss (frattaglie di vitello e maiale); Cavalluccio marino, una tuile di parmigiano con crema di limone bruciato e finocchietto di mare). Per antipasto c’è la “Frutta secca”, un gioco di mimetismo che simula il foie gras con l’utilizzo della stessa frutta secca, dello spinacio e del sesamo, e i calamaretti con scarole in purea e fagioli di Controne sia in estrazione che in consistenza.

La pasta e patate contemporanea di De Blasio

La pasta e patate contemporanea di De Blasio

Il piatto più interessante è certamente la pasta e patate, su cui De Blasio sta facendo un rimarchevole lavoro. Per evidenziare la possibilità di alleggerire la tradizione senza tradirla, lo chef di Sarno propone all’ospite due versioni, una piuttosto tradizionale, con il soffritto e la mantecatura al parmigiano, e una più contemporanea, con pochissimo grasso ma tanto sapore. Un altro primo sono i ravioli con cipollotto, pisello e lattuga. Poi i secondi: di mare con il dentice cotto a bassa temperatura ricoperto da erbe rupestri, che creano differenti consistenze, e la nota affumicata del tè Lapsang Souchong. E di terra con il lombo di agnello con rapa bianca fermentata, crema di pinoli e salsa di salicornia, torcinello (interiora di agnello) e fondo di solo agnello.

L'agnello di De Blasio

L’agnello di De Blasio

 

Il finale dolce è affidato a una meringata con una bavarese al tè matcha con fragoline di bosco, crema alla vaniglia, sfoglia caramellata, gelato di rosmarino e vaniglia. Un altro menù degustazione è il più tradizionale Origini (140 euro), poi c’è una carta con 12 piatti (4 antipasti, 4 primi e 4 secondi) e infine 5 dolci. Il locale è ampio ed elegante, affacciato sulla costiera che da sola vale il prezzo del biglietto. L’atmosfera è rilassata, meridionale, propizia alla condivisione. Il servizio è corretto, senza eccessi narrativi. La carta dei vini è in equilibrio tra referenze di aziende solide e piccole sorprese anche locali.

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