Qualcosa non torna nell’equilibrio tra domanda e offerta nel mondo del lavoro alberghiero, ristorativo e dellโaccoglienza turistica. Che fine fanno i ragazzi che escono dagli istituti professionali e perchรฉ, a quanto pare, almeno la maggior parte di loro sparisce dai radar del mondo del lavoro?In Italia come nel mondo intero ci sono cucine giovani, capi partita ventenni e attivitร con due giorni di riposo che aspettano ragazzi con la voglia di lavorare e continuare a crescere. Che in due parole significa essere liberi, ma anche imparare lingue, conoscere luoghi e persone in ogni dove e tutto questo, grazie a una sola grande consapevolezza: la fatica รจ un effetto collaterale del divertimento. Sรฌ, perchรฉ questo indirizzo di mestiere รจ divertente prima di ogni cosa, una certezza che ha solo chi lo sceglie, mentre tutto intorno รจ un continuo anteporre fatica. Unโingerenza che arriva per buona parte non solo da amici e conoscenti, ma soprattutto dalle famiglie.
Siamo entrati in 23 scuole su 28 in tutto il territorio del Lazio, da Viterbo a Latina passando per Roma, Rieti e Frosinone incontrando migliaia di ragazzi che alla domanda โA quanti di voi hanno detto di lasciar perdere questo lavoro, perchรฉ vi richiede sacrificio mentre gli altri si divertono?โ Tutti hanno alzato la mano con un ghigno misto tra sfida e frustrazione. Se da una parte si deve credere nel proprio futuro per resistere a chiunque lo metta in discussione, dallโaltra la costante pressione delle famiglie, le stesse che non vogliono vedere andar via di casa quei ragazzi, diventa fortemente destabilizzante.
Se รจ vero che lโItalia punta tutto sul turismo e sul Made in Italy, il Lazio nellโanno accademico 2024/2025 si conferma la terza regione dโItalia per istituti di formazione professionale nel settore alberghiero e dellโaccoglienza turistica e dopo Campania e Sicilia, vanta un podio che conta circa tremila ragazzi. Potenzialmente, un numero sufficiente a coprire lโofferta nel mondo del lavoro tra sala, cucina e accoglienza e sarebbe tutto perfetto fin qui, se non fosse che soprattutto alberghi e ristoranti continuano a denunciare una faticosa mancanza di personale in ogni ruolo. Insomma, quasi la totalitร di quei giovani professionisti sparisce e il motivo, al netto di una naturale percentuale di dispersione, di primo acchito potrebbe sembrare scontato. In molti potremmo cadere nel banale senso unico della scuola scelta per ripiego, ma entrando dentro gli istituti e parlando con i ragazzi la risposta รจ molto piรน articolata di quanto si possa immaginare. In Italia, nellโanno accademico 2023/2024 si sono iscritte a scuole professionali a indirizzo nei Servizi 30.744 persone, circa il 47% di questi nel Centro-Sud secondo i dati Ministero dellโIstruzione e del merito.
Lโereditร degli Istituti professionali รจ pesante, culturalmente pesante perchรฉ, se da una parte sono stati creati per introdurre immediatamente nel mondo del lavoro favorendo le attivitร laboratoriali, dallโaltra hanno inevitabilmente attratto non solo chi non aveva voglia di studiare, ma neanche di lavorare. Il risultato finale รจ stato ed รจ tuttora quello di avere enormi serbatoi con una marginale percentuale di conversione finale studio/lavoro. Tra questi, per quanto riguarda gli Istituti Alberghieri e paritari, che posseggono il 10% degli iscritti sopra menzionati, dobbiamo necessariamente aggiungere altri due dati fondamentali, il primo รจ il crollo di piรน del 50% in dieci anni degli iscritti dal 2015 a oggi, mentre il secondo รจ una miscela esplosiva tra lo strascico soggiogante di almeno due generazioni che questi mestieri non li hanno scelti e lโansia da prestazione generazionale che caratterizza fortemente il nostro tempo. Questโultimo fattore nel suo insieme, nelle aula magna degli istituti รจ il vero centro di ogni dibattito.
Lโetร media degli iscritti alle classi quarte e quinte va dai 17 ai 19 anni e a quellโetร , sentirsi condizionati da chi non ha scelto il mestiere dellโaccoglienza o della cucina in ogni sua sfumatura (spesso anche lavorandoci), significa sovvertire seriamente il processo di motivazione. Ed in questa fase che si amplifica lโansia e la paura. Hanno (quasi) tutti paura di sbagliare. Una sensazione che non si ferma semplicemente al sano timore che serve a tenere alta lโattenzione, ma che diventa spesso paralizzante. Cโรจ chi vuole diventare un grande cuoco e chi sogna di essere il direttore di un albergo di lusso e i modelli di riferimento sono alti, molto alti e quasi sempre suggeriti dalla televisione. Lo sport funziona nello stesso modo e chi inizia a tenere una racchetta in mano lo fa per diventare Jannik Sinner e in questo caso Cannavacciuolo, per dirne uno, รจ il cuoco piรน conosciuto in assoluto, Villa Crespi il luogo di lavoro piรน desiderato. Il problema รจ chi esce da scuola vuole diventare subito un top player e il motivo si nasconde dietro quel pressante โsei sicuro di voler fare questo lavoro?โ Sentono lโobbligo di dover rispondere con quellโidea di realizzazione professionale. Come se non avessero altra possibilitร di risposta, come se esistesse solo quella possibilitร , essere Antonino o il fallimento di risposta chi poi dirร โte lโavevo detto!โ. A tutto questo si aggiunge un altro fattore, le esperienze di stage.
Va detto che non tutta la ristorazione รจ un idillio di imprenditorialitร e che esistono attivitร , spesso scelte per comodo da scuole o famiglie, dove ancora sopravvive un retaggio culturale svilente. Esistono ancora cucine e mentalitร patriarcali, maschiliste e insensatamente avvezze a un approccio punitivo gratuito fatto di cameratismo spicciolo. Un retroscena che riguarda anche realtร importanti e di cui molto spesso non si parla, per pudore o per mancata conoscenza dei fatti, che invece qualche studente non ha timore a raccontare (anche se senza fare nomi). Esperienze di ragazze e ragazzi raccontate a volte con rabbia, altre con frustrazione, che riguardano flessioni, canzonamenti, battute spinte, scenette ridicole e vessazioni.
In uno scenario come questo si inserisce virtuosamente la Regione Lazio con lโattivitร Start-up School Food, allโinterno della misura piรน ampia Start-up School Academy applicata da Lazio Innova. ร grazie a questo programma, di fatto una stimolante competizione allโimprenditorialitร , che in meno di tre mesi sono entrato in 23 scuole su 32 in tutto il territorio del Lazio, per poi portare a casa il risultato di questo stato dellโarte. Rimane impressionante come a prescindere dalle direzioni illuminate dei direttivi in carica di alcuni istituti, Velletri su tutti รจ un vero gioiello, i ragazzi di ogni provincia si raccontino esponendo le stesse barriere tra loro e il futuro, nello stesso modo.
La famiglia รจ unโaltra scuola dellโobbligo, sono meccanismi che vanno avanti nonostante qualcosa non funzioni, ma il mondo del lavoro (che ricordo significa libertร ) รจ unโaltra cosa e dipende solo da noi. Essere imprenditori di sรฉ stessi, non necessariamente di unโattivitร propria, รจ un obiettivo da imporsi con consapevolezza ed รจ questo il messaggio piรน forte che nei 23 incontri รจ stato percepito dal futuro della ristorazione e dellโaccoglienza italiana. Qualche iscritta diventerร tatuatrice, qualcun altro si innamorerร strada facendo della mixology e chissร dove cโรจ un liceale che diventerร un cuoco, il vero dato che resta รจ che serve un impegno collettivo per recuperare la motivazione di chi aspira a crescere. Famiglia, scuola e Stato sono chiamati a investire nellโentusiasmo di una nuova generazione a cui va tolta la paura di essere sรฉ stessa.
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