Se non siete mai stati a Shenzen vi consigliamo vivamente di andarci nel vostro prossimo viaggio in Cina. Fino a pochi anni fa la città era appena un puntino sulla carta geografica, ma oggi con 16 milioni di abitanti è la quarta del paese, la capitale della Silicon Valley cinese, una delle realtà più dinamiche e in rapida crescita dell’intera Cina. Lo scorso mese di novembre eravamo lì per il Gambero Rosso Top Italian Wine Roadshow che per la prima volta ha fatto tappa in città. È stato allora che abbiamo conosciuto Johnny Chan, personaggio chiave della cultura enologica cinese, noto al grande pubblico col soprannome di Mister Wine. Nato a Hong Kong, brillante uomo d’affari con una formazione internazionale, nei suoi anni in Europa viene a contatto con il mondo del vino e se ne innamora perdutamente.
Mr. Chan e Marco Sabellico (foto di Tiina Eriksson)
Magicamente, durante l’incontro, spunta una bottiglia del suo vino, un Riesling ’23 della sua azienda, la 1421. E inizia una lunga convesazione… «Avevo circa 18 anni, cioè 60 anni fa. Il vino era già nelle mie vene, perché quando ero ragazzino mio padre ci portava sempre a cena fuori. Era un buongustaio, sapeva cucinare. E il cibo è migliore se abbinato ai vini giusti… 60 anni fa a Hong Kong c’erano pochissimi vini, e quei pochi erano francesi».
Mr. Chan incontra la principessa Margareth d’Inghilterra
Mr. Chan ha una vasta conoscenza del mondo del vino, ma come l’ha acquisita? Viaggiando? Degustando? Studiando? «Viaggiando, visitando le aziende, degustando e parlando con chi il vino lo fa, si impara moltissimo – risponde lui – La cosa affascinante è come il vino possa essere così diverso nelle sue espressioni. Ho iniziato con i francesi, con gli Chateau bordolesi per la loro disponibilità sul mercato: ecco perché un tempo i miei amici mi chiamavano l’uomo di Bordeaux… Ma il motivo era che non c’erano molti altri vini a Hong Kong, allora. Poi ho iniziato a interessarmi ai vini australiani e tedeschi perché fondamentalmente c’era solo un supermercato (e io non facevo spesa nei supermercati) che vendeva queste etichette a Hong Kong. Ma penso che sia stata proprio la mia passione per il cibo a portarmi sempre di più sulla strada del vino, soprattutto viaggiando all’estero. A volte ero fuori casa per sei mesi l’anno. Viaggio molto nel Regno Unito a causa dei collegamenti storici, economici e culturali con Hong Kong. E i miei due figli hanno studiato in Inghilterra. Questo mi ha dato l’opportunità di degustare più vini e incontrare tante persone con la mia stessa passione… Insomma, ad avere più facile accesso a vini diversi. Sono stato coinvolto in molti eventi e alla fine sono diventato proprietario di un wine bar-ristorante a Hong Kong: ha ricevuto l’Award of Excellence da Wine Spectator per più di 12 anni consecutivi. Ho conosciuto personaggi del mondo del vino di molti Paesi e ho fondato l’Hong Kong Wine Club che promuove vini diversi insieme a diversi istituti enologici di Hong Kong. Ho iniziato a collaborare con consulenti internazionali e a importare vini a Hong Kong e in Cina.
È stato difficile con i consumatori cinesi che hanno un palato totalmente diverso?
Sì! La gente mi diceva che ero un pioniere: ho aperto otto negozi al dettaglio a Pechino quando il vino non era ancora una tendenza nella vita quotidiana cinese. Lo so, sono un sognatore… “but I’m not the only one…”. Francis Darroze mi ha influenzato: con i suoi distillati mi ha fatto capire che l’Armagnac poteva essere prodotto allo stesso modo del vino, in un’unica tenuta, senza blend, in piccoli lotti perfettamente tracciabili da singole vigne, e ha aperto strade nuove; un altro buon esempio è Georges Duboeuf, che ha creato il fenomeno del Beaujolais Nouveau… E così Jean-Michel Cazes di Lynch-Bages, John Duval in Australia, Aurelio Montes in Cile, Peter Saunders in Nuova Zelanda, John Platter in Sud Africa, Piero Antinori in Italia… e tanti altri ancora. Li ho incontrati, siamo diventati amici e ho seguito la stessa strada. Sono stato così orgoglioso quando la KLM ha scelto il mio vino tra tutti i vini cinesi da servire sulle sue 294 rotte internazionali per due mesi!
Ci racconti anche dei suoi libri e dei suoi tuoi programmi tv su Travel Channel…
Mi sono imbattuto nella TV senza alcun piano. Allora vivevo a Pechino, e i miei amici di Travel Channel, sapendo che avevo viaggiato per il mondo, mi chiesero di avviare un programma televisivo. Pensavo che mi prendessero in giro, ma io ho accettato. Ho detto loro che dovevano insegnarmi cosa fare. Il mio pensiero era presentare al pubblico cinese i miei amici nei diversi posti del mondo, quindi non c’era alcuna sceneggiatura. Per il primo viaggio li ho portati in Cile perché pensavo che avrebbe attirato l’attenzione, essendo un Paese molto lontano che i cinesi non conoscevano. È stato un successo. Pensavo che nessuno avrebbe visto il mio programma, ma la stazione televisiva mi ha chiamato chiedendomi di andare avanti. Ho chiesto se avesse buoni indici di gradimento e mi hanno detto che lo share era lo 0,5%. Ci rimasi malissimo… Si sono messi a ridere: mi hanno spiegato che lo 0,5% rappresentava cinque milioni di spettatori! Il mio programma è diventato il più visto sul canale. Credo che sia perché è improvvisato e il pubblico capisce che tutto è autentico. Ho realizzato più di 300 episodi, inclusi tre viaggi in Italia. Non ho mai preparato una sceneggiatura e i giovani della troupe sono diventati i miei migliori amici. I telespettatori capivano che ci stavamo divertendo e loro potevano divertirsi con noi.
Tornerà presto in Italia?
Sarebbe fantastico se potessimo realizzare insieme un nuovo programma in Italia. Ora che il consumatore cinese è più sofisticato, possiamo persino coinvolgerlo nella fornitura di piattaforme commerciali per generare entrate per tutti i partecipanti. Sarebbe davvero divertente!
Così lei è diventato un’icona del vino internazionale…
Beh, non mi ci sento… Semplicemente presento i miei amici alla troupe… Sono imbarazzato quando le persone mi fermano per una foto, ma mi sento fortunato perché quello che faccio fa sognare Paesi lontani e fa venire voglia di viaggiare. Quando ho pubblicato il mio primo libro “Wine is Fun!” è stata organizzata una conferenza stampa: accanto a me sedeva un produttore senior di un importante network cinese. Gli ho detto che non avrei ricevuto alcuna ricompensa per aver realizzato i programmi TV, li avevo fatti per gioco. Mi ha guardato e ha detto: “Adesso in Cina ti conoscono tutti”. Non dico altro…
Ci racconti dei suoi viaggi in Italia e dei vini che ha assaggiato…
I viaggi in ??Italia sono stati parte essenziale delle oltre 300 puntate: l’Italia è sempre stata il paese dei miei sogni. Sono andato a visitare la Ferrari, che è un altro momento clou della mia vita. Non avevo con me la patente internazionale, quindi hanno chiesto a un collaudatore di accompagnarmi. La polizia era in cima alla collina ad aspettarci. Ci sono volute alcune spiegazioni sulle nostre riprese, quindi ci hanno riaccompagnato a Maranello. A velocità da Formula 1. Amo le persone, ovunque. La Basilicata, ad esempio, mi ha lasciato un segno nel cuore. Quando ho visto per la prima volta Matera, dove è stato girato il film La passione di Cristo… Il mio cuore si è fermato! Ma sono anche innamorato di Roma. Ovunque ti muovi, c’è la Storia che ti circonda… Ho visitato un vigneto vicino al mare (ho dimenticato il nome), e il vino che ho assaggiato mi ha sorpreso con le sue note iodate; poi la sera stessa, quando abbiamo cenato in un piccolo ristorante del posto, quello stesso vino aveva un sapore paradisiaco con il cibo di quel territorio: un’esperienza davvero istruttiva, che ti porta ad “entrare” in un territorio, a valutare un vino da una prospettiva diversa. Il vino è divertente: Wine is Fun!
Vini italiani: quali sono i suoi preferiti e quali possono avere più chance in Cina?
La maggior parte dei cinesi preferisce il vino dal tannino morbido, educare il gusto è come imparare a camminare: da bimbi inciampiamo, poi camminiamo, infine corriamo… Non ho davvero vini preferiti, ce ne sono così tanti e diversi da gustare: Brunello, Barolo, Barbaresco, Primitivo, Montepulciano, Aglianico, Dolcetto, Barbera, Nero d’Avola… Come la mia esperienza con le note salmastre e marine in quel vino marinaro, tutto dipende dal tempo, dal cibo e dalla compagnia.
I consumatori cinesi sembrano non essere più molto interessati al vino: l’import dall’Europa è in calo, i francesi attribuiscono la crisi al mercato cinese che ha costruito la bolla dei Bordeaux. Quale futuro vede lei?
Tutto ciò è dovuto al cambiamento del contesto economico. Quando i soldi in tasca si riducono e non si vede cosa porterà il domani, tutti restringono la spesa. È così semplice. E il risparmio non si limita al vino, tutte le bevande alcoliche seguono questa tendenza: la gente pensa prima al pane. L’economia vive di fasi. Ma sono ottimista…
Le etichette di Mr. Chan con la cantina 1421
Come è iniziata la sua avventura nel vino? Come nasce la sua cantina e con quale filosofia?
Tutto è iniziato 25 anni fa: ora ho le quote di maggioranza della 1421, ma ho anche dei soci amici che collaborano con me. 1421 è una data storica per la Cina: siamo nella dinastia Ming e l’ammiraglio Zheng He partì per il suo primo viaggio di scoperte ed esplorazioni che lo portò in giro per il mondo con la sua incredibile Flotta del Tesoro, centinaia di grandi navi che aprirono nuove rotte commerciali per la Cina e – forse – arrivarono in America settant’anni prima di Colombo.
I vigneti cinesi di Johnny Chan
Perché hai scelto lo Xinjang per piantare le sue vigne?
Lo Xinjiang è la regione che ha il maggior numero di vigneti in Cina e la più grande azienda vinicola dell’Asia. Quindi è un terroir vocato. Sono andato nello Xinjiang per l’ambiente “pulito”: l’acqua proviene dal ghiaccio sciolto della Sky Mountain, la maggior parte del giorno è caldo in estate e fresco di notte, quindi le viti trovano un habitat ideale; l’area in cui si trova il vigneto del Riesling poi ha un clima ancora più freddo. Siamo a nord-ovest, tra Mongolia e Kazakistan, e qui si fa vino da 300 anni prima di Crosto. Lo ha bevuto anche Marco Polo …
Perché Riesling e Marselan?
Ho iniziato con Chardonnay e Cabernet Sauvignon: sono stati i vini selezionati da KLM. Il mio Chardonnay ha vinto il premio come miglior vino bianco in Cina. Qualche anno fa ho deciso di passare al Riesling e al Marselan perché volevo offrire una boccata d’aria fresca, qualcosa di nuovo per i consumatori. Le storie di queste due uve esercitano maggiore attrazione; uno è il vitigno nazionale della Germania, resiste bene al freddo, e l’altro – incrocio di Cabernet Sauvignon e Grenache – nasce in Francia negli anni Sessanta.
Perché i giovani sembrano poco attratti dal vino?
Credo sia una questione di stili di vita: altre bevande alcoliche o analcoliche stanno diventando sempre più popolari tra loro. Certo, dopo i trent’anni e dopo qualche viaggio all’estero, però, la loro percezione del vino come elemento anche culturale cambia. E inizia a diventare uno status-symbol…
Cosa pensa del vino dealcolato?
It’s no so fun!
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