Ci vogliono due ore di navigazione da Formia per raggiungere Ventotene. La più piccola delle Isole Pontine è una destinazione che non si concede subito, poco patinata, dai tratti ancora selvaggi, con un sottofondo misterioso a renderla ancora più attraente. Quest’isolotto in mezzo al Mar Tirreno, poco meno di tre chilometri di costa, ha una struttura sostanzialmente pianeggiante e una grande costante: il vento. Mare su quattro lati e nessuna barriera a frenarne l’energia. «D’inverno i residenti sono circa 300, d’estate si arriva anche a 5mila, ma è un turismo di qualità, soprattutto quest’anno. D’altronde a Ventotene non ci arrivi esattamente per caso», sorride Luigi Sportiello, classe 1992. Lui ha deciso di restare sull’isola proprio grazie al vino. Alla sua tenacia si deve l’unica azienda vitivinicola dell’isola, Candidaterra, portata avanti con la collaborazione di un enologo ispirato, Vincenzo Mercurio.
Poco meno di due ettari, suoli vulcanici e una storia che comincia per caso, come le cose serie. «È nato tutto in una sera d’ottobre, con mio padre Modesto, davanti a una bottiglia di Passito di Pantelleria. Io avevo finito le superiori e non volevo continuare gli studi, non sapevo nemmeno come fosse una vite. Ma avevamo la terra, ci siamo guardati e ci siamo detti: proviamoci. Tutti i giovani vogliono scappare dall’isola, noi abbiamo scelto un motivo per rimanere». Luigi Sportiello segue personalmente tutti i lavori di Candidaterra, e si divide tra il porto – dove lavora il fratello Ercolino – e le viti. «Oggi è come se ne avessi 4mila di figlie, mi è scattata la passione e se me lo consentono l’anno prossimo pianto un altro ettaro ancora», prosegue Luigi. Dal 2022 il vino è imbottigliato nella micro-cantina, poco meno di 100 metri quadri – dimensioni Ventotene – dal prossimo anno saranno attive anche le visite in cantine con un paio di assaggi dell’isola.
A credere per primo nel progetto è stato Vincenzo Mercurio, enologo di lungo corso e visione ampia: «Questo è un progetto più antropologico che enologico. Qui non si fa vino solo per vendere: si fa vino per rimanere». Mercurio è uno che osserva, studia, annusa. Prima ancora delle uve, ha voluto conoscere la storia di Ventotene, ha letto libri sul confino, camminato tra le celle di Santo Stefano, parlato con chi viveva sull’isola prima del turismo.
«Qui c’era fame, si praticava il baratto: pescatori che scambiavano panieri con verdure. Non era folklore, era sopravvivenza». Dopo l’iniziale idea del vino dolce, Mercurio e Sportiello decidono di optare per i vitigni campani per la produzione di vini secchi. Nelle due parcelle coesistono tre varietà: «Il greco dà acidità, il fiano il floreale, la falanghina freschezza e sapidità. Tutti insieme formano un altro idioma: è uno slang ventotenese, che ha dentro il mare, il vento, e quella luce assurda che solo qui puoi vedere», spiega Mercurio, che ci invita caldamente a tornare sull’isola fuori stagione per riscoprirne tutta la sua magia. Il nome del vino principale è Pandataria, come l’isola prima che diventasse Ventotene, dal greco: “dispensatrice di ogni bene”. Non è un blend: è una vinificazione unica, ogni anno diversa, di fiano, greco e falanghina. Solo due parcelle, la più piccola è a 30 metri sul mare.
«Si parla sempre di mineralità, diciamo che qui lo iodio lo senti ovunque. Nei giorni di maestrale ti arriva sulla pelle, sulle foglie, in bocca. Non è una questione di contaminazione ma di contatto diretto. È un vino che non puoi replicare altrove», continua Mercurio. Il primo impianto è del 2013, la prima bottiglia in commercio nel 2019, oggi la produzione complessiva si aggira entro le 10mila bottiglie. Il percorso è stato in salita: «Sono stati anni di fatiche, trafile burocratiche, pezzi di ricambio che arrivano con mesi di ritardo da Formia, ma dal 2024 le vendite hanno iniziato a girare per il verso giusto. E ci stiamo levando grosse soddisfazione, ci abbiamo creduto sempre anche quando ci dicevamo che eravamo matti», ci dice orgoglioso Sportiello. Il 70% del vino si consuma direttamente sull’isola, dove è uno dei grandi protagonisti, dall’ottima enoteca con cucina sul porto (Un Mare di Sapori), dove si possono acquistare anche le eccezionali e minuscole lenticchie dell’isola, bar e ristoranti. Anche se all’inizio – come ci racconta Luigi – il progetto è stato accolto con curiosità ma anche una dose di diffidenza. «Siamo di qui. Ma non è mai facile essere profeti in patria. Ma alla fine sta diventando un orgoglio collettivo. Almeno per molti», corregge il tiro. E le sue bottiglie portano lontano il nome di questa piccola isola in giro per l’Italia e non solo. Gli appassionati hanno capito che questo non è un bianco qualunque: un messaggio in bottiglia, una storia di riscatto. E, soprattutto, qualitativamente parlando, si sono raggiunti standard veramente interessanti e insospettabili fino a poche vendemmie fa.
A completare la gamma produttiva, ci pensano un Metodo Charmat da fiano, prodotto a sentimento ovvero non tutti gli anni e soprattutto, dalla vendemmia 2022, un bianco ancora più raro: il Manifesto. Un nome che si ricollega direttamente al movimento avanguardista dell’isola, al suo bagaglio culturale florido e a quel documento prezioso scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941 che poneva le basi per l’integrazione europea: “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”. Uno scritto cui ha sicuramente contributo il territorio di Ventotene: l’aria, la luce, la potenza del suolo, i suoi sapori, il suo essere fuori dal mondo. Il vino in questione? Si tratta di un cru della vigna, ci spiega Sportiello, lì dove il suolo vulcanico lascia spazio all’argilla. Le varietà sono sempre fiano, falanghina e greco, ma il carattere è molto diverso rispetto al fratello Pandataria, più serio e profondo. Sembra avere, almeno nei profumi, un carattere timido, riflessivo, un po’ come le atmosfere dell’isola. «Questa è un’isola che mantiene sempre un basso profilo, basta vedere come si pone Luigi, o gli altri residenti».
E basta girare un po’ l’isola per incontrare personaggi che sono delle icone, a partire da Fabio con la sua libreria Ultima Spiaggia nella piazza del Municipio con una selezione incredibilmente curata di libri sulla letteratura di mare e una presentazione curata e garbata. Ma cosa rende veramente speciale quest’isola? Sportiello sospira qualche secondo. «Ventotene è un’isola che è rimasta un’isola. Non ci sono autobus, poche macchine. E culturalmente siamo napoletani, aperti e socievoli, in questo direi molto poco isolani». La sua famiglia è sull’isola da fine Ottocento, avevano i velieri e una tradizione tramandata di generazione. Scopriamo che a Ventotene fino agli anni ’60 l’area coltivata a vite era molto più ampia, poi gli abitanti l’hanno abbandonata per sposare attività più redditizie e meno faticose, collegate al turismo. Eppure, nonostante lo sviluppo degli ultimi anni l’atmosfera è ancora intatta e le suggestioni tantissime.
A partire dal carcere borbonico in disuso sull’isola antistante di Santo Stefano, un set naturale che sembra disegnato da un regista crudele: celle disposte a raggiera, al centro il guardiano. L’isolotto, a dir poco inospitale, è scrigno di storie, lettere, evasioni, visioni politiche e sogni europei. Torniamo a Ventotene, qui produrre vino vuol dire toccare con mano il limite, l’assenza e la fatica. E significa anche scegliere di non andarsene, mentre tutti gli altri vanno via o magari tornano per una paio di week end l’anno. Alla fine, resta un manifesto per l’intero comparto del vino, simbolo di una vitivinicoltura più forte del turismo, delle insidie logistiche e delle difficoltà economiche. Un vino marino, leggiadro e identitario.
Sull’isola, il 20 settembre prossimo torna una delle feste che galvanizzano gli abitanti: è il giorno dedicato alla patrona, Santa Candida, in cui prende vita lo spettacolo più iconico: le mongolfiere che si alzano verso il cielo dalla piazza del Municipio. In attesa della giornata clou, ecco quattro indirizzi per godersi i piaceri isolani a tavola, davanti a un bel bicchiere…
via Olivi, 45 – 0771 85020 – ilgiardinodiventotene.it
p.za Castello, 5 – 392 202 7003 – @ventotenelaterrazzadimimi
via Porto Romano, 3 – 0771 85292 – maresapori
via Calanone – 0771 854007 – mastaniello.it
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