CāĆØ chi viaggia per musei, chi per ristoranti, chi per mercatini vintage. E poi cāĆØ chi parte per visitare un giardino. Ma quali sono i giardini che da soli valgono un viaggio? A questa domanda ha provato a rispondere il New York Times con una classifica curata da sei esperti internazionali di paesaggio, tra cui architetti, garden designer e storici dellāarte botanica. Dopo quattro ore di discussione, partendo da oltre 50 candidati, il panel ha selezionato i 25 giardini più spettacolari del mondo, pubblicando la lista sul magazine T.
Non sempre i più noti o affollati, ma quelli che rispondono a criteri più profondi e significativi: la capacitĆ di stupire, la forza del progetto paesaggistico, lāimpatto culturale e simbolico, la bellezza botanica e, in alcuni casi, anche lāaudacia. Ogni giardino ĆØ stato discusso a lungo, valutato per ciò che racconta e per come riesce a generare unāesperienza unica, che non sia soltanto estetica ma anche emotiva, sensoriale, persino spirituale.
Tra i 25 selezionati, lāItalia si ĆØ distinta con cinque luoghi molto diversi tra loro. Non solo ville rinascimentali, ma anche giardini sperimentali e poetici, dove il verde diventa racconto e visione.
A unāora da Roma, tra i monti Lepini e la pianura pontina, sorge uno dei giardini più suggestivi dāEuropa: il Giardino di Ninfa. Il giardino sorge sulle rovine di unāantica cittĆ medievale abbandonata nel Trecento, tra torri, chiese diroccate e ponticelli in pietra. Allāinizio del Novecento, la famiglia Caetani decide di non ricostruire, ma di lasciar parlare ciò che resta, accompagnandolo con piante rare, alberi da fiore, glicini, magnolie, aceri giapponesi, bambù. Il risultato ĆØ un giardino romantico e selvatico, dove nulla sembra progettato eppure tutto ĆØ perfettamente armonico.
Il microclima, favorito da numerose sorgenti dāacqua, consente la convivenza di oltre 1300 specie botaniche. Visitabile solo in alcuni periodi dellāanno, Ninfa ĆØ oggi un monumento naturale protetto. āĆ il tipo di giardino che non potresti mai replicare ā a meno di avere un villaggio medievale tutto tuoā, commentano gli esperti del NYT.
Sulle colline di Settignano, a pochi minuti da Firenze, Villa Gamberaia ĆØ un capolavoro di eleganza paesaggistica. Realizzata allāinizio del Seicento, la villa e il suo giardino rappresentano un modello raro di equilibrio tra rigore architettonico e bellezza naturale. Tutto ĆØ calibrato, misurato, silenziosamente spettacolare. Il giardino si sviluppa su una serie di terrazze panoramiche che si affacciano sulla valle dellāArno, disegnando geometrie perfette con siepi di bosso, vasche rettangolari e vialetti ombreggiati. Tra gli elementi più scenografici cāĆØ il celebre āparterre dāeauā, un sistema di vasche e specchi dāacqua che riflettono il cielo e i cipressi, amplificando lāeffetto teatrale del paesaggio. Non mancano elementi più curiosi e raccolti, come la grotta di roccaglia, il lungo prato detto “bowling green” che termina in un ninfeo, la limonaia e lāesedra di cipressi. Ogni spazio ĆØ pensato per dialogare con la villa e con la vista sul paesaggio toscano. Villa Gamberaia non ĆØ tra i giardini più famosi dāItalia, ma ĆØ tra i più studiati e ammirati da architetti e paesaggisti di tutto il mondo. Chi ha la fortuna di visitarla ne esce colpito da un senso di equilibrio assoluto, come se ogni foglia fosse al posto giusto. Un giardino āa misura dāuomoā, che insegna a osservare con calma.
A meno di unāora da Roma, Villa dāEste a Tivoli ĆØ uno dei capolavori assoluti del Rinascimento italiano. Commissionata nel 1550 dal cardinale Ippolito II dāEste, figlio di Lucrezia Borgia, la villa fu progettata dallāarchitetto Pirro Ligorio e realizzata su un antico convento benedettino. Il suo giardino, articolato su terrazze digradanti, ĆØ celebre per lāingegnoso sistema idraulico che alimenta oltre 500 giochi dāacqua, tra fontane, cascate e vasche, senza lāuso di pompe ma solo grazie alla forza di gravitĆ .
Tra le fontane più iconiche spiccano la Fontana dellāOrgano, che emette suoni grazie a un meccanismo idraulico, e la Fontana dellāOvato, con la sua scenografia teatrale. Il Viale delle Cento Fontane, lungo circa cento metri, ĆØ fiancheggiato da una sequenza di mascheroni e zampilli che rappresentano i fiumi Albuneo, Aniene ed Ercolaneo. Nel 2001, Villa dāEste ĆØ stata dichiarata Patrimonio dellāUmanitĆ dallāUNESCO per la sua straordinaria combinazione di arte, natura e ingegneria idraulica. Oggi, la villa ĆØ aperta al pubblico e offre ai visitatori un viaggio sensoriale tra architetture rinascimentali, suoni dāacqua e panorami mozzafiato sulla campagna romana.
Nascosto tra le colline della Tuscia, a Bomarzo (VT), il Sacro Bosco ā noto anche come Parco dei Mostri ā ĆØ uno dei luoghi più enigmatici del Rinascimento italiano.
Ideato nel 1552 da Pier Francesco Orsini, detto Vicino, e progettato dallāarchitetto Pirro Ligorio, il parco fu concepito come un labirinto di simboli, un viaggio allegorico tra sculture colossali e architetture impossibili, scolpite nel peperino locale.
Lontano dalle simmetrie dei giardini rinascimentali, il Sacro Bosco si snoda in modo irregolare, popolato da sfingi, draghi, orchi e figure mitologiche. Tra le opere più celebri, lāOrco con la bocca spalancata, la Casa Pendente e lāElefante che schiaccia un guerriero. Le iscrizioni enigmatiche e le sculture grottesche invitano il visitatore a un percorso iniziatico, tra meraviglia e introspezione.
Dopo secoli di abbandono, il parco ĆØ stato riscoperto nel Novecento, affascinando artisti come Salvador DalĆ e ispirando opere letterarie e musicali. Oggi, il Sacro Bosco ĆØ aperto al pubblico, offrendo unāesperienza unica tra arte, natura e mistero.
A Moncalieri, affacciata sulla pianura torinese, Villa Silvio Pellico ĆØ uno dei gioielli meno noti del paesaggio italiano. Un tempo dimora della famiglia Falletti di Barolo, la villa prende il nome dal celebre scrittore e patriota che vi soggiornò nellāOttocento, immerso nella quiete della campagna piemontese. Ma ĆØ nel Novecento che il suo giardino assume un ruolo di rilievo, grazie allāintervento di Russell Page, uno dei più importanti paesaggisti del secolo scorso.
Il giardino ĆØ pensato come un quadro da contemplare. Organizzato lungo un asse prospettico centrale, ĆØ composto da parterre geometrici, siepi scolpite, specchi dāacqua e vasche riflettenti che dialogano con la facciata neoclassica della villa. Il disegno ĆØ misurato, rigoroso, eppure accogliente: ogni elemento ĆØ pensato per guidare lo sguardo, invitare alla sosta, suggerire equilibrio.
Non ĆØ un giardino monumentale, ma una composizione intima, costruita su contrasti lievi e su un uso sapiente della luce e della prospettiva. La disposizione delle piante, lāalternanza dei pieni e dei vuoti, il gioco dei volumi vegetali: tutto risponde a una logica silenziosa ma potente.
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