In principio erano le pannocchie. Arrostite, generosamente spalmate di burro e paprika, un po’ bruciacchiate, succose, da sgranare con i denti anteriori chicco per chicco, si incastravano un po’ ovunque. È il primo ricordo che i londoner, nati o acquisiti, hanno di una delle terrazze più iconiche della città, e che oggi si nutrono di hummus con generosi dosi di garlic e toast golosissimi. Quadrante sud-est di Londra, pieno centro di Peckham, destinazione imperdibile: Frank’s Cafè. Niente hotel fighetti o building di lusso, questo locale a cielo aperto è nato nell’ormai lontano 2009 sul tetto di un vecchio garage dismesso del quartiere. È la gentrificazione, bellezza e disgrazia. Apre tutte le estati, da metà maggio fino a metà settembre. Una semplice struttura in legno è fissata al tetto con semplici cinghie a cricchetto, lunghe, molto lunghe, che sostengono l’iconica tettoia rossa. Costruito utilizzando assi di ponteggio riciclate e un tetto ricavato da rivestimenti di camion.
Dai muretti grigio cemento si possono ammirare i migliori tramonti della città, voci di sottofondo compongono una piacevole anche se chiassosa colonna sonora, la luce incredibile, sia quando l’isola regala il solito torpido grigiore sia quando le giornate sono soleggiate, ormai sempre più frequentemente. Il grattacielo più alto d’Europa progettato da Renzo Piano, The Shard, sullo sfondo con tutti i suoi contorni spigolosi che raggiungono oltre 300 metri, i riflessi color arancio, imponente dentro al quartiere Southwark di Londra. A poca distanza quello che in città tutti chiamano ironicamente the gherkin, “il cetriolino”, in mezzo il Walkie Talkie, un grattacielo pieno zeppo di uffici che assomiglia al nome che porta.
Il Frank’s è il rifugio di moltissimi hipster, quelli con le giacche di jeans riesumate negli armadi di madri e padri, lunghi trench grigio topo, cappotti tre taglie più grandi con l’orlo che sbatte sui piedi, calzini di spugna che spuntano dalle scarpe spartane, pile con motivi geometrici, sneakers ultra giganti. Affollano la terrazza così come il quartiere di Peckham, un unicum nel suo genere, zona da decenni abitata dalle comunità africane e caraibica, inglesi di seconda, terza e addirittura quarta generazione, che purtroppo la gentrificazione sta mutando notevolmente, non lasciando molto di quello che c’era fino a quindici-vent’anni fa (qui la storia di un panino alle capesante minacciato dalla riqualificazione in stile inglese).
Il quartiere sud di Londra non è mai stato così vivace, e questo potrebbe decretarne la fine. Con l’arrivo di alloggi di lusso e affitti in aumento, i residenti, molti dei quali appartenenti alla working class, la classe operaia, lottano per potervi rimanere. E così l’eccentrico fascino di Rye Lane, la strada principale del quartiere, è sotto continua minaccia. Negozi low cost, banchi alimentari che vendono pesce, carne e verdure ricercati dalle comunità locali, così come i tanti saloni di bellezza, ora convivono con gallerie d’arte, bar e caffè contemporanei, mentre i prezzi delle case e degli affitti sono saliti alle stelle. Il Frank’s è lì dall’inizio della rigenerazione, non ha colpe ovviamente, ma non avrebbe il fascino che ha se non fosse nato e cresciuto nel contesto multiculturale di Peckham.
Ci si torna sempre volentieri, si accede attraversando qualche cunicolo scuro che ricorda le scene più cupe di Harry Potter, con intorno i soliti palazzi con mattoncini marroni, e poi si imbocca una serie di grandi scivoli da fare in salita. Le rampe del vecchio garage. Cemento armato sotto, sopra, a destra e manca, che ha il suo fascino innegabile. Una volta in alto – a volte bisogna mettersi in fila con pazienza – ci si dirige sotto la tenda rossa per ordinare da mangiare o accaparrarsi qualche tavolo di legno. Birra artigianale in lattina o alla spina è sempre presente, ormai da qualche anno è stata rafforzata l’offerta dei cocktail con lo spritz che va per la maggiore (a dire il vero ha invaso mezza Londra). Nel weekend dalle 11 alle 16 si può fare il brunch, che nella Capitale è molto più serio rispetto alle posticce imitazioni italiane davvero noiose.
Toast al formaggio fuso, anche con aggiunta di bacon croccante, hash di manzo – alias carne macinata ripassata in padella – servita con uovo al tegamino, sottaceti, salsa piccante, salsicce come se piovesse, e proposte adatte ai vegetariani come le polpette di patate speziate e fritte e la frittata con feta e piselli. Dalle 17 invece si aggiungono anche panini con pulled pork e sottaceti, kebab di petto d’agnello, alette di pollo in varie versioni. La serata però deve iniziare con hummus e babaganoush, anche questi hanno ormai invaso Londra.
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