Nei paesi dell’Italia interna gli ultimi decenni sono stati di svuotamento: non solo di popolazione, ma delle funzioni di comunità, via gli ospedali, via le scuole, via i presidi territoriali; se va bene, per posizione e pregio, in estate ci si popola di turisti e poi di nuovo il vuoto, sempre meno bambini e la solitudine di chi resta. Ogni tanto sui giornali compare qualcuno – l’eroe, l’eccezione – che fa la scelta inversa: lascia la città, che espelle chi non raggiunge certi standard economici, alla ricerca di umanità: di luoghi in cui avere una casa confortevole, relazioni e aria buona da respirare.
Ci sono posti d’Italia, però, che non si accontentano di essere il piano B per chi è stufo di farsi sfruttare da modelli di sviluppo al servizio della finanza internazionale e del turismo (il tanto chiacchierato modello Milano non è solo a Milano, sia chiaro). Ci sono posti che hanno tentato di pensarsi come alternativa, che hanno parlano un linguaggio differente, con termini come comunità e accoglienza. Tra questi Riace ha storia nota, perché il suo sindaco, Mimmo Lucano – oggi pure europarlamentare – ha messo il piede sull’acceleratore sull’accoglienza dei migranti, attraversando anche traversie giudiziari (con una condanna per falso in atto pubblico). Qualunque sia il giudizio sulla questione, va dato atto a Lucano di avere con forza pensato a un modello di borgo che non si lascia trascinare e travolgere dall’abbandono delle istituzioni e dai cambiamenti del mondo, ma che cerca la propria strada con l’umanità come stella polare.
Riace – dal greco-bizantino riaki, torrente – è un paesino molto arroccato in collina, con la Marina e lo Ionio ai suoi piedi, una vista mare che ammalia e una storia millenaria, con testimonianze della storia, dalla Magna Grecia soprattutto, a ogni piè sospinto (nel 1972 fra le sue acque un sub trovò i famosi bronzi). Basterebbe questo per essere il classico florido e affollato borgo turistico estivo, se non fosse che qui siamo nella Locride, terra benedetta da Dio e spesso maledetta dagli uomini, nella quale la criminalità organizzata ha fatto il bello e il cattivo tempo, annientando ogni forma di crescita. Questo svantaggio iniziale, però, pensandolo con i parametri del Pensiero Meridiano di Franco Cassano, potrebbe essere un punto di partenza per percorrere una strada differente, che non consegni al turismo di massa la propria anima. Riace Marina ha spiagge che paiono le Camargue, rare costruzioni (tranne qualche eloquente ecomostro) e natura selvaggia.
A Riace non c’è passo quotidiano che non continui a parlare questa lingua. L’estate qui è fatta dei mondiali antirazzisti in spiaggia e della costruzione di un pozzo comunale per portare al paesino l’autonomia idrica e fronteggiare le speculazioni in materia di acqua. Il 5 agosto, con una cerimonia simbolica, si è stipulato un gemellaggio tra Riace e Gaza. Negli stessi giorni un campeggio di giovani tra 18 e 30 anni, organizzato dall’aps torinese Spostiamo Mari e Monti, è approdato nella cittadina con eventi, dibattiti e l’accensione del Forno dei Popoli: inaugurato nel 2021, il forno sociale nella piazzetta del Villaggio Globale è stato recuperato dopo anni di inutilizzo, per impastare pane e idee.
E poi gente operosa, che lavora nel rispetto di questa terra dalla natura esuberante, e un paniere gastronomico incredibile. Nella campagna che degrada dolcemente verso il mare, a pochi passi dal Castello di San Fili, tra Riace e Stignano, un’azienda agricola biologica accoglie visitatori sia per percorsi di enoturismo, sia per l’ospitalità. Su 30 ettari panoramici, Casa Ponziana è l’azienda di Caterina Salerno, che produce extravergine, da cultivar grassa di Gerace, e vino (da gaglioppo, greco, montonico), affiancata dal figlio Francesco De Medici. Un luogo magico, immerso nella natura – con lo splendido castello di San Fili a pochi passi – con lo sguardo proiettato su questo mare antico.
La cantina e il ristorante sono a 3 km dai terreni, a Riace Marina: qui in tavola cucina di territorio, formulata in menu degustazione quotidiani, con piatti come gli involtini di pesce spada o i fusilloni con ragù di manzo e cipolle, in abbinamento ai vini di casa. Ottime materie prime e accoglienza di grande calore, in linea con luoghi in cui l’ospitalità è valore sacro. A Riace non manca nulla, tranne l’omologazione.
Niente da mostrare
Reset© Gambero Rosso SPA 2025 – Tutti i diritti riservati
P.lva 06051141007
Codice SDI: RWB54P8
registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma
Modifica impostazioni cookie
Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: [email protected]
Resta aggiornato sulle novità del mondo dell’enogastronomia! Iscriviti alle newsletter di Gambero Rosso.
Made with love by
Programmatic Advertising Ltd
© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.
Made with love by Programmatic Advertising Ltd