“Silver” è la categoria che RFI utilizza per classificare le stazioni di dimensioni medio/piccole con treni perlopiù regionali e frequentazioni consistenti. Così è catalogata la stazione di Avellino, nell’ultimo decennio tappa di soli regionali tra Benevento e Salerno, poi completamente sostituiti da un servizio di autobus, a eccezion fatta per il treno turistico (ma episodico) Irpinia Express. Oggi, in virtù del Progetto Pegasus (che coinvolge un centinaio di stazioni nel sud Italia) c’è un piano di riqualificazione in corso, che dovrebbe portare alla riapertura della tratta ferroviaria nel 2026 (molto sentita la petizione in materia lanciata da comitati cittadini): intanto, però, lo snodo irpino da luglio di quest’anno è diventato sede di un hub enogastronomico che già si posiziona come modello da imitare a livello nazionale.
Qui è la tenacia di giovani talenti a fare la differenza. Alessandro Graziano e Eugenia Lopez Snaider sono già noti in città per aver creato la startup Visit Irpinia e Irpinia Mood, evento gastronomico al via in questi giorni (28-31 agosto), partito esattamente 10 anni fa, che porta in città – nell’ex Carcere Borbonico – decine e decine di cuochi e ristoratori da tutta Italia. Eugenia e Alessandro hanno partecipato al bando di Ferrovie dello Stato e RFI, hanno avuto la tenacia di aspettare i lunghissimi tempi burocratici e hanno convinto con il loro progetto, che punta a rendere di nuovo centrale in città la Stazione e il quartiere che le ruota intorno, Borgo Ferrovia, frequentato quotidianamente da viaggiatori e avellinesi, ma vissuto come “periferia” nella vita cittadina.
Costruita a fine ‘800, poi ristrutturata a seguito del terremoto del 1980, la Stazione di Avellino è oggi, grazie ad Avellino Scalo, entrata in una nuova fase di vita. Dove c’era la vecchia biglietteria, ecco l’affaccio della neonata caffetteria, Sosta Tecnica: dal mattino una selezione di specialty firmati da Ditta Artigianale, Firenze, e proposti in varie estrazioni, dall’espresso al v60 al cold brew, accompagnati da dolci, come croissant, carrot cake, muffin, ma anche sandwich (in menu tamago sando o croque monsieur con capocollo locale).
Grandi prodotti irpini, contaminazioni con l’alta cucina e tanta personalità, la proposta gastronomica porta l’impronta riconoscibile di Mirko Balzano, chef che ha firmato tanti validi progetti in regione e che ha da tempo in essere una collaborazione di intenti con Graziano e Lopez-Snaider, come Direttore Artistico di Irpinia Mood (il trio è anche in dirittura d’arrivo per l’apertura di una trattoria a Bagnoli Irpino, Ereva, dedicata alla cucina tradizionale e ai cibi della transumanza).
Tornando a Dopolavoro Ferroviario – questo il nome del bistrot – il menu si presta bene alla condivisione ed evita qualsivoglia ingessatura, grazie anche all’accoglienza sorridente e alla stoffa da oste di esperienza di Raimondo Carpenito e degli altri colleghi in sala. Si beve bene, con i grandi vini di zona, ma anche altri territori d’Italia e d’Oltralpe. E sul fronte drink, Negroni, Gin Tonic e Fiano Cocktail (twist sulle tradizionali “percoche con il vino”).
In cucina, la squadra capeggiata dallo chef Riccardo Cannizzaro mette a punto piatti divertenti (dai 9 a i 15 euro), dal respiro internazionale, come le empanadas con vitello, patate e zenzero e maionese al coriandolo o il chorizo ai carboni, senza trascurare qualche primo regionale, come gli spaghettoni alla Nerano o i ravioli capresi, e tenendo forte l’attenzione sul vegetale.
La grande sala, con vista su strada, valorizza i pavimenti originali in graniglia, l’ambiente è luminoso, con comode sedie in pelle, tavoli in pietra di Fontanarosa e legno, belle lampade, simpatici i cenni rétro della luminaria e del manifesto storico della DC. Affaccio sui binari, invece, per la sala dedicata a eventi e degustazioni, che sarà presto affiancata da un’appendice incentrata sullo street food per i viaggiatori.
Avellino Scalo – via F. Tedesco, 646 – Avellino – instagram.com/avellinoscalo
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