A due anni e mezzo dalla chiusura del suo ristorante omonimo, lo chef Danilo Ciavattini torna a Viterbo con un progetto nuovo che unisce cucina, pizza, vino e prodotti del territorio in un unico spazio contemporaneo dallemura medievali: si chiama Schernardino – Cucina Pizza & Vino, in Piazza delle Erbe, una delle zone più centrali e simboliche della città. Un ritorno atteso, desiderato, carico di significati. Accanto allo storico Caffè Schenardi da anni chiuso e in attesa anch’esso di nuova vita sempre a opera degli stessi investitori di Schenardino che da tempo hanno acquistato tutto il complesso medievale e che dovrà diventare un polo del gusto e della moda che guarda non solo a Viterbo, ma al mondo.
Dietro l’iniziativa c’è l’imprenditrice Eleonora Bonucci – firma della moda nel cuore della Tuscia, insieme al marito Andrea Serenelli – affiancata da un team giovane e qualificato. A Ciavattini è affidata la supervisione della linea di cucina, con una proposta che segna un cambio di passo rispetto alla raffinata esperienza fine dining che aveva caratterizzato il suo ristorante precedente e la sua passata esperiena stellata a Enoteca La Torre sempre a Viterbo prima e poi el cuore di Roma a Villa Laetitia . Ora, nel cuore del capoluogo della Tuscia, si punta a un’identità gastronomica più accessibile, ma tutt’altro che banale, in grado di celebrare con intelligenza e cura i sapori autentici di un territorio ricco di sorprese e al tempo stesso ancora molto poco conosciuto.
«Sarà una cucina profondamente territoriale, ma letta in chiave moderna – spiega lo chef – L’idea è quella di partire dalla tradizione per dialogare con l’innovazione». Le parole si traducono in piatti concreti, riconoscibili ma rinnovati: fettuccine al ragù d’agnello, ad esempio, o altre specialità locali reinterpretate con leggerezza, tecnica e sensibilità. Uno dei suoi piatti-bandiera nell’ultima esperiena viterbese è stata l’acqua cotta in chiave attuale, un piatto antichissimo riscritto con la sensibilità davvero particolare di Danilo che ha dato una nuova dignità gastronomica a una preparazione poverissima della cucina famigliare contadina.
Accanto alla proposta culinaria, un posto di rilievo lo avrà la pizza contemporanea, vecchio amore di Ciavattini, studiata nei dettagli e preparata con impasti a lunga lievitazione. «La cuociamo in forno elettrico per esaltarnee fragranza, sofficità e digeribilità – spiega lo chef – È un mondo, quello della pizza, che mi appassiona da sempre. Non sarà una pizza tradizionale, ma una pizza pensata, evoluta, coerente con l’impostazione del locale».
Due ambienti distinti – uno dedicato alla cucina, l’altro alla pizzeria – coesisteranno all’interno di Schernardino, mantenendo però un linguaggio comune: la qualità della materia prima, la sostenibilità dei processi, il legame profondo con il territorio. Molti ingredienti provengono dall’azienda agricola Francigena Bio, sempre della proprietà, a testimonianza della volontà di chiudere il cerchio tra produzione, trasformazione e servizio.
A valorizzare l’esperienza anche una cantina attenta e consapevole, con particolare focus sui vini della Tuscia e sull’abbinamento cibo-vino, affidata alla competenza di Elena Gargani, responsabile di sala e sommelier.
Schernardino rappresenta anche un tassello significativo nel processo di riqualificazione del centro storico di Viterbo. Piazza delle Erbe, con i suoi ampi spazi esterni, diventa il palcoscenico ideale per un progetto che punta a ricreare convivialità, vitalità urbana e orgoglio territoriale. «Puntiamo a ridare vita a questo che è il salotto buono della città – afferma Ciavattini – Uno spazio capace di accompagnare le persone durante tutta la giornata». Del resto, lui nato a Soriano nel Cimino e ambasciatore delle eccellenze gastronomiche della Tuscia, ha aspettato con pazienza il momento giusto per rimettersi in gioco. Quel momento ora sembra arrivato.
A completare la brigata di Schernardino c’è una squadra motivata e ben selezionata: Valentina Mechelli in cucina, Pietro Teodori alla pizza, Camilla Andrea Umana chef de rang. Un team giovane, guidato da una visione comune: quella di offrire un’esperienza gastronomica accessibile ma di alta qualità, che valorizzi il patrimonio locale senza rinunciare alla contemporaneità.
L’augurio è che questa nuova iniziativa possa dare spinta a una nuova fase per la città di Viterbo, che potrebbe riscoprire nel cibo un’occasione di rinascita culturale e sociale, cosa che al momento ancora non è. Un progetto che guarda avanti e che, almeno nelle sue fasi iniiali, sembra partire con ilpasso giusto. La speranza è che la città risponda, perché già sui social emergono diversi commenti del tipo “Viterbo non è pronta per locali fine dining”. Vedremo!
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