Ruby Tandoh è comparsa per la prima volta nelle cucine di milioni di spettatori d’oltremanica nel 2013 grazie al reality di pasticceria The Great British Bake Off, dove arriva seconda scatenando una tempesta mediatica. Da allora ha scelto di allontanarsi dal cliché della “chef televisiva”, scrive saggi e libri che mettono in discussione l’industria del ricettario, e prende posizione sui media culinari. Oggi torna alla ribalta con il suo quinto libro All Consuming, un’indagine sulla cultura del cibo che va oltre la ricetta: un’istantanea che unisce fama, riflessione critica e una voce fuori dal coro.
Ruby Alice Tandoh nasce nel 1992 a Southend-on-Sea, in Inghilterra. Da adolescente, soffre di un disturbo alimentare che lei stessa descrive come «simile alla bulimia, con episodi alternanti di abbuffate e anoressia». Per un certo periodo è vegana, sottolineando che anche questo per lei era un disturbo alimentare. Tre anni di questa condizione la portano a tentare il suicidio all’età di diciotto anni.
Viene ricoverata in un reparto di salute mentale, ma dimessa dopo un giorno a causa dei buoni voti e dei suoi “bei capelli”. Il disturbo alimentare la affligge per un totale di sei anni, compresi quelli universitari studiando filosofia e storia dell’arte (non consegue mai la laurea), fino alla partecipazione ad un popolare reality televisivo da ventenne, che le cambia la vita.
Tandoh raggiunge la celebrità come la più giovane concorrente e seconda classificata nella quarta edizione del reality The Great British Bake Off nel 2013. Alla fine del programma, pubblica un editoriale amaro su The Guardian, rispondendo alle critiche al vetriolo ricevute durante la messa in onda dello show, definendole sorprendenti, personali e misogine. In un recente saggio su The New Yorker, sviluppa ulteriormente la critica del programma esponendo le strategie narrative create in post-produzione, le “imboscate” emotive durante le riprese, e i pettegolezzi fatti circolare su una sua presunta relazione con uno dei giudici per l’avanzamento in classifica.
Dopo il programma, abbandona la Tv e intraprende una carriera giornalistica scrivendo per The Guardian e per la pubblicazione indipendente Vittles, ma nel 2018 annuncia l’addio alla testata, criticandone l’élitismo. Con la moglie Leah Pritchard, nel 2017 pubblica la rivista monotematica sulla salute mentale Do What You Want, i cui profitti sono devoluti a enti di beneficenza e organizzazioni no profit. Tra il 2014 e il 2021 pubblica quattro libri che sono sempre in cima alle liste dei bestseller: Crumb (2014), Flavour (2016), Eat Up! (2018) e Cook as You Are (2021). Quest’ultimo è un ricettario senza fotografie che offre alternative per intolleranze e scelte alimentari a tutto tondo.
Eat Up! invece affronta temi come i disturbi alimentari, lo snobismo gastronomico e la cultura culinaria dal punto di vista della giustizia sociale, comprese le origini colonialiste del tè, il classismo associato allo zucchero, nonché fat-phobia e body shaming legati al cibo. I volumi in generale celebrano il piacere della cucina e la pura bontà, ma anche il disordine e l’ordinarietà. Il suo ultimo libro appena uscito, All Consuming: Why We Eat the Way We Eat Now, segna una svolta: non parla più di cibo attraverso racconti personali, ma indaga la cultura alimentare contemporanea, dall’eccessiva proliferazione dei ricettari, ai trend virali su TikTok, fino ai meccanismi pompati dagli algoritmi e dal marketing. Per lei, i cambiamenti nella cultura culinaria non nascono solo da chef o critici di settore, ma da sistemi più ampi: tecnologia, politiche migratorie, scelte aziendali.
Ruby Tandoh è passata da volto televisivo a commentatrice critica della cultura del cibo. Ha sfidato il modello del libro di ricette, promuovendo riflessioni più profonde sul nostro rapporto con il cibo e con i mass media. Si conferma come una delle voci più rilevanti e indipendenti dell’editoria culinaria moderna.
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