A Los Angeles, il suono del clacson che invita a uscire di casa per un bicchiere di frutta con spezie sta diventando sempre più raro. Il richiamo dei fruteros è da sempre parte del paesaggio sonoro e visivo della città degli angeli, con i classici ombrelloni arcobaleno, il sorriso dell’ambulante e i suoi coltelli veloci, la frutta tagliata sul momento, e i condimenti come il Tajín (miscela di peperoncino, lime e sale). Ma negli ultimi mesi imbattersi in questi carretti è sempre meno frequente. La causa non è un calo della domanda, bensì un’ondata di operazioni di rastrellamento dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE) che colpisce duramente la comunità ispanica e centroamericana. Per molti latinos di Los Angeles, le recenti politiche federali sull’immigrazione significano il rischio concreto di essere deportati.
I fruteros di Los Angeles vendono frutta fresca preparata al momento: melone, cocco, anguria, mango e ananas, conditi con spezie e salse tipiche. Per molti abitanti sono una pausa rapida e salutare, parte integrante della vita di quartiere. Dopo la depenalizzazione della vendita ambulante in California nel 2018 e la riduzione dei costi dei permessi, la loro presenza era aumentata.
Ora invece il clima è cambiato. Dove prima bastava un’ammenda o il sequestro dell’attrezzatura, oggi c’è l’arresto e la deportazione. Dal 6 giugno, a seguito della strategia federale che prende di mira i luoghi di lavoro, ICE ha arrestato circa 4.600 persone nell’area di Los Angeles, in gran parte lavoratori manuali, ma con un impatto evidente sui venditori ambulanti.
Secondo il giornalista Bill Esparza intervistato sull’argomento da Grubstreet, una paura diffusa ha cancellato la cultura gastronomica latina in intere zone della città: dei carretti non c’è più traccia, parchi deserti, strade senza venditori. È un’assenza visibile in decine di luoghi ogni settimana. Le vendite sono crollate del 90%: molti fruteros restano a casa, altri lavorano guadagnando appena dieci dollari in un’intera giornata. I raid non si limitano agli spazi pubblici: sono stati segnalati fermi nei mercati all’ingrosso dove i fruteros acquistano la merce. Alcuni venditori raccontano di aver visto colleghi caricati a forza su veicoli da uomini in divisa o con abbigliamento tattico, in alcuni casi con uso di gas lacrimogeno. Le donne, in particolare, sembrano colpite in misura sproporzionata.
La scomparsa dei fruteros è la perdita di un presidio culturale e sociale che unisce interi quartieri in una metropoli smisurata come Los Angeles. La maggior parte di essi proviene dallo stato messicano di Puebla, ma sono numerosi anche i venditori appartenenti a comunità native del Guatemala, con lingue madri come Mixteco, Ixil o Q’eqchi’. Barriere linguistiche e paura rendono difficile affrontare le procedure legali. Alcune organizzazioni locali, come CIELO e il LA Street Vendor Solidarity Fund ,a tutela proprio degli ambulanti, offrono assistenza legale o acquistano l’intera merce di un venditore per permettergli di starsene a casa almeno per un giorno. Iniziative utili, ma non risolutive.
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