Questione di forma

Bicchieri larghi o stretti? Una serie di studi rivela che c'è un vincitore

Non è solo il contenuto che conta. Anche il contenitore ha voce in capitolo perché può cambiare il gusto di quello che si beve

  • 14 Luglio, 2025

Per chi è fortunato, bere è un gesto quotidiano, automatico. Si apre una bottiglia, si versa, si beve. Semplice. Ma se la sensazione di piacere, il desiderio di un altro sorso, o persino la scelta di pagare un po’ di più per quel sorso dipendesse anche dalla forma del bicchiere? C’è chi sceglie un bicchiere per tradizione, chi per estetica, chi per praticità. Ma quanto può la forma del bicchiere influenzare la nostra esperienza sensoriale, anche in un gesto semplice come bere un bicchiere d’acqua? Siamo abituati a pensare al vetro come un dettaglio. In fondo, se la bevanda è buona, che importa da dove passa? Eppure, i risultati di alcune recenti ricerche raccontate dal Wall Street Journal suggeriscono il contrario: la forma del bicchiere modifica la percezione, l’emozione, e perfino il portafoglio.

Il bicchiere influenza l’esperienza del bere

sazerac in un grosso bicchiere

Come spiega il quotidiano, in alcuni esperimenti condotti in Francia, è emerso che i consumatori sono più felici, più soddisfatti e più propensi a riacquistare una bevanda se questa è servita in un bicchiere largo, piuttosto che in uno stretto. È una questione percettiva: il bicchiere largo, magari in vetro più spesso, appare maggiormente generoso, più aperto, e di conseguenza invita a bere con maggiore piacere. Rende l’esperienza più “emozionale”, anche quando nel bicchiere c’è un semplice succo, acqua o un cocktail. Non solo: gli intervistati hanno dichiarato di sentirsi più soddisfatti, più propensi a ripetere l’acquisto, e persino più inclini a scegliere opzioni più costose quando il bicchiere ha una forma accogliente, esprimendo l’intenzione d’acquisto futura nel 19% dei casi superiore rispetto a chi ha ricevuto un bicchiere più affusolato.

Quando il bicchiere fa la differenza

Lo sa chi lavora nella ristorazione, quella autentica, anche fuori dai riflettori dell’alta cucina: la scelta del bicchiere non è mai lasciata al caso. C’è tumbler e tumbler. Il vetro diventa parte dell’esperienza, estensione coerente della proposta gastronomica. Il ristoratore, magari senza scomodare ricerche accademiche o scale di gradimento, sa bene che ogni dettaglio influisce sulla percezione del cliente. E proprio perché l’arte dell’ospitalità si gioca spesso in dettagli invisibili, queste conferme scientifiche non fanno che restituire valore a un’attenzione già profondamente radicata. Il piacere passa anche dal gesto. E il gesto, spesso, passa da un generoso bicchiere.

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