Ci vogliono 300 grammi di tuorlo dโuovo, 200 di zucchero, 80 di farina e un litro di latte per fare una buona crema al limone, senza dimenticare la sua buccia e una bacca di vaniglia. ร da qui che si inizia per preparare la lingua di Procida, friabile pasta sfoglia tirata a mano e cotta al forno, che sigilla al suo interno tutto il profumo dellโagrume principe dellโisola, mentre in superficie, la fa da padrona una fitta granella di zucchero. Un dolce quasi sconosciuto, ma di cui ci si innamora giร solo al primo assaggio. Certo, per conoscerlo bisogna essere stati sull’isola “di Arturo” – ma anche dei limoni – dove la tradizione vuole che si mangi rigorosamente a colazione. In tanti la chiamano anche lingua di bue o di suocera forse per quel dolce amaro che rilascia la crema sul suo finale.
I limoni di denominazione comunale utilizzati dal bar Roma
Qui, sullโisola di Arturo, che ispirรฒ Elsa Morante nel suo omonimo libro, la mangiano tutti, viandanti, marinai e viaggiatori di passaggio che, appena sbarcati al porto di Marina Grande, si affrettano a fare colazione al bar Roma con una lingua appena sfornata. La prima tappa, infatti, รจ proprio lรฌ, tra quei tavolini nascosti dietro lโantica Chiesa dei marinai, sui quali, facendosi ispirare dalla bellezza dellโisola, hanno preso appunti scrittori come Elsa Morante, Alberto Moravia e Giuseppe Marotta. ยซPrima si chiamava ‘O cafรจ re baroneยป, racconta Ignazio Righi attuale proprietario, che di quelle mura ha acquisito non solo la proprietร ma anche la ricetta della lingua che proprio qui nacque: ยซFu inventata da un pasticciere siciliano e rivisitata nel 1950 dal napoletano Pasquale Mazziotti che lasciรฒ la terra ferma per trasferirsi sullโisolaยป.
La chiesa dei marinai a Marina Grande in una cartolina d’epoca presa dai social del Bar Roma
Ignazio, della sua isola sa tutto, qui cโรจ nato, ยซda bambino mi svegliavo con questo profumoยป coi primi risparmi che mette da parte proprio lavorando nel laboratorio di Mazziotti ยซper diversi anni, poi, sono stato un ufficiale di marina, ma sono tornato e alla fine ho comprato queste muraยป.
Il suo bar al mattino รจ sempre pieno, non cโรจ bisogno di aspettare lโestate ยซa stagione come si dice quiยป, le serrande sono sempre aperte anche dโinverno, ยซviviamo lโisola tutto lโannoยป grazie a quella terra vulcanica che riesce ad essere fertile quanto basta per i suoi diecimila abitanti.
ยซPer fare una buona crema al limone – spiega Ignazio – รจ fondamentale far bollire solo la buccia di limone con il latte per poi toglierla e proseguire con lโaggiunta degli altri ingredientiยป. ร un “maestro artigiano“,ย titolo che gli รจ stato insignito dallโAmministrazione Comunale e che lui porta avanti con orgoglio e serietร . Ogni giorno, infatti, รจ lรฌ nel suo laboratorio a preparare, con le stesse dosi e movenze, quellโantica ricetta che gli fu lasciata in ereditร da Mazziotti. ยซA partire dai limoni: noi usiamo solo quelliย a marchio De.Co.ยป, denominazione comunale che assicura la tracciabilitร di agrumi coltivati solo sullโisola.
La lingua di Procida del bar Dal Cavaliere
Ma il primato su quale sia la lingua di Procida piรน buona Ignazio se lo contende con il bar Dal Cavaliere ยซil segreto sono sempre i limoniยป dice Bruno, uno dei tre soci dellโattuale gestione. Sempre i limoni, che qui a Procida non mancano mai, nascosti tra i muri alti di tufo: si intravedono nei “giardini di casa” di ogni procidano, protetti dalle brezze marine e dalla salsedine. ยซRilasciano un profumo molto dolce, per questo la buccia in fase di preparazione della crema รจ fondamentaleยป, spiega Bruno. Lui รจ giovane, la storia del Cavaliere l’ha appresa dai racconti degli anziani: ยซIn origine era una trattoria, poi negli anni Cinquanta si trasformรฒ in un laboratorio di pasticceria. Allโinizio ci misero le mani in pasta molti pasticceri, Mazziotti compresoยป.
ยซIn origine si faceva con la crema pasticceraยป, racconta sempre Bruno. Poi quellโodore di limoni che dava il ritmo all’atmopsfera dell’isola ha preso il sopravvento: cosรฌ la lingua di Procida divenne il dolce che รจ oggi. Quel profumo fa parte della memoria dell’isola e degli isolani che lo cercano. Nasce cosรฌ, come un’insalata di limoni alla lingua di bue: un profumo cosรฌ indelebile da imprimere unโidentitร insulare in ogni sua preparazione. ยซOgni giorno facciamo almeno una decina di infornateยป, racconta ancora Bruno. Ed รจ particolare il fatto che sulla piรน piccola delle isole del golfo di Napoli, alta poco meno di 100 metri e grande poco piรน di 4 chilometri quadrati (a voler includere anche il vicino isolotto di Vivara) le sfornate non bastino mai. Cosรฌ, passando nel intrigata rete di viuzze e saliscendi che caratterizzano lโisola, non cโรจ bar, supermercato o forno che non abbia la sua versione oggi rivisitata anche al cioccolato e con crema pasticcera. E dalle case il profumo del dolce piรน amato fuoriesce dalle finestre aperte delle cucine.
Monia e Leonardo di Panรขme
A camminare a testa in su tra le case a grappolo e i muri vibranti di colore, ci si fa facilmente distrarre dal richiamo che proviene dal laboratorio a vista di Monia e Leonardo. ร Panรขme un piccolo forno nato lโanno scorso che in poco รจ subito passato da due a quindici dipendenti. ยซDopo una lunga esperienza in Francia come executive chef, io e il mio compagno Leonardo abbiamo deciso di ripartire dallโisola dove sono nataยป, racconta Monia. Cosรฌ il bancone si riempie di pain au chocolat e suisse, di โpane del portoโ con semi al limone e di tarte al limone, passando, immancabilmente, per la lingua di Procida.
Due le versioni proposte, la classica e poi il suo alter ego, la malalingua: ยซUn gioco di parole fatto di una pasta sfoglia di cioccolato con allโinterno una crema agrumata leggermente piccanteยป, sorride Monia. Una dolcezza a metร strada tra confettura e mostarda. ยซSiamo per lo zero waste, evitiamo qualsiasi spreco e utilizziamo solo limoni dellโisolaยป: cosรฌ da dicembre ad aprile si usa il limone antico procidano, dalle dimensioni gigantesche e con una spessa buccia al suo interno; ยซma sullโisola ci sono anche alte varietร che danno frutti tutto lโanno, cosรฌ da avere limoni per ogni stagioneยป.
Per passare in rassegna tutti i bar e le pasticcerie dellโisola non ci vuole tanto e faticando un poโ, su e giรน per le tante scalinatelle, ci si riesce senza fretta. In fondo Procida รจ lโisola della lentezza, lโelogio del semplice e del respiro naturale, quindi sedetevi, accomodatevi e se magari cโรจ da attendere la prossima sfornata di lingue, va bene, aspettate pure.
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