Tendenze

“Mangiare da solo al ristorante è la mia più grande passione”. La confessione di Andrea Bajani, vincitore del premio Strega

Lo scrittore racconta la sua passione per i pasti in solitaria, tra trattorie di quartiere, codici non scritti e vite che si incrociano senza incontrarsi davvero

  • 06 Agosto, 2025

Andrea Bajani, scrittore e vincitore del Premio Strega 2025, in un’intervista per il podcast “L’Altra” di Silvia Nucini, prodotto da Chora Media, racconta la sua più grande passione dopo la scrittura: mangiare in solitaria al ristorante. Ai microfoni del podcast spiega: «La scrittura viene in conseguenza, non dico del mangiare da solo, ma di questa passione per gli esseri umani […] amo infinitamente osservare gli esseri umani e credo che il posto principale in cui posso osservarli fuori dalla mia testa è un ristorante dove sedermi da solo».

Un’abitudine che va avanti da sempre e che non crea imbarazzi di nessuna sorta: «Quello che mi interessa ogni volta, quando sono in queste condizioni, è di sparire […] mi sento in una condizione di invisibilità e questo mi dà enorme sollievo, mi libero da me stesso e vedo le vite degli altri non tanto come storie potenziali per scrivere, ma come opzioni di vite differenti dalla mia», spiega lo scrittore.

Le regole dei solitari

Chi ama mangiare da solo al ristorante per scelta sa che esiste una: «specie di codice condiviso, si può chiacchierare ma poi ognuno si rigira sulla sua cosa, che non è ostile, è semplicemente che nello spazio di quella piscina dentro cui tutti si è immersi si sta in quel modo», spiega Bajani.

Da nord a sud, l’esercito dei mangiatori solitari è abbastanza folto, e la tendenza (di cui avevamo parlato anche qui) è confermata da Bajani, che racconta di un solo diner incontrato varie volte alla trattoria L’Aldina di Modena: «Arrivava e aveva il suo posto fisso, io lo guardo come un paesaggio di sensatezza, penso: “ma guarda, ha una vita cadenzata lui, all’ora di pranzo va lì, prende sempre la stessa cosa”. In fondo, questo mi interessa: vedere come le persone, ciascuna, provi a darsi ragione della propria esistenza con dei piccoli gesti e con una cosa così semplice come mangiare».

Le trattorie della solitudine

Ci sono poi le tendenze che si creano nelle tendenze. Esistono vari modi di mangiare o intrattenersi in un locale in solitaria. Secondo Bajani, infatti, ci si può sedere e guardare nella stessa direzione: «Ricordo una trattoria a Torino in cui andavo spesso il martedì sera, e questo martedì sera era popolato di uomini soli — questa è un’altra cosa che va detta, la differenza mi sembra sostanziale — tutti con la sedia rivolta nella stessa direzione, verso la televisione, come di fronte a un caminetto di quotidianità»; oppure darsi un appuntamento non fissato per davvero nello stesso locale tutti i giorni, evitandosi il giusto, facendo comunità il giusto: «Ricordo una trattoria a Roma che è un bar, sembra solo un bancone, poi entri e c’è la sala ristorante. È un luogo dove vanno soprattutto a pranzo, magari nella pausa lavoro, e sono tutte persone singole, però i tavoli sono disposti ogni giorno gli uni verso gli altri creando una specie di cerchio di persone che non arriveranno mai a prendersi un tavolo tutti insieme. Magari vanno da dieci anni e si parlano. Però si condivide quel tanto che serve: cercare senso in una routine».

Il fascino delle trattorie decadenti

Eppure, per Bajani non tutti i ristoranti sono adatti per soddisfare il suo desiderio di mangiare da solo: c’è bisogno di quelli in cui la vita vera, la quotidianità, trasbordi anche dalle pareti ingiallite che ricordano anni andati, quelle trattorie e pizzerie, magari degli anni Settanta. Nell’intervista racconta: «Mi interessano queste trattorie e pizzerie dove le famiglie normali vanno, non mi interessa il posto super chic, ma il quotidiano».

L’osservazione di Bajani è acuta e con un libro in mano: «L’unica ansia è quella di scegliere il posto giusto», dove uno come Flaubert, in quel momento, perde l’importanza primaria che viene indirizzata su: «una bella famiglia che magari sta litigando, ma poi c’è un momento in cui si dicono una cosa carina e quel litigio, che a me sembrava drammaticissimo, magari è il loro modo».

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