Storie

La famiglia ligure che da cinque generazioni custodisce l’oliva taggiasca

Agli uliveti impervi della Valle Argentina alla miscelazione creativa nei cocktail, la storia della famiglia Roi

  • 13 Settembre, 2025

L’oliva taggiasca è uno di quei prodotti che fanno subito pensare alla Liguria. Protagonista di ricette della tradizione come il coniglio alla ligure e lo stoccafisso accomodato, è anche la regina indiscussa della produzione di olio extravergine di oliva. Diffusa nella zona del Ponente, deve infatti suo nome alla località di Taggia. Oggi è il fiore all’occhiello della produzione della famiglia Roi che dal 1900 porta avanti la produzione di olio di qualità e a cui sta affiancando idee innovative e originali. Non solo olio, quindi, ma anche creme di verdure, condimenti a base di pesce, tisane e anche qualcosa di inaspettato: il Taggiasco Gin.

Olio Roi da cinque generazioni

«Olio Roi nasce da una storia di famiglia che ha radici profonde: siamo la quinta generazione di frantoiani a Badalucco, in alta Valle Argentina, e da sempre lavoriamo esclusivamente olive taggiasche. È più di una varietà: è il nostro patrimonio genetico, culturale ed emotivo», racconta Paolo Boeri Roi al Gambero Rosso. La Taggiasca è gentile, equilibrata, elegante, proprio come la terra in cui vivono e per loro lavorarla è un atto d’amore quotidiano. Il microclima della Valle Argentina — tra mare e montagna — regala alla Taggiasca un profilo aromatico distintivo: note dolci, mandorlate, ma anche una struttura complessa.

«In più, le nostre pendenze impervie, i muretti a secco e l’agricoltura eroica riducono naturalmente l’impatto ambientale, rendendo il nostro olio un prodotto autenticamente sostenibile». La secolare esperienza della famiglia Roi è stata di fondamentale importanza per riuscire a coniugare al meglio l’artigianalità del prodotto alle innovazioni del mercato. «Innoviamo per valorizzare, non per snaturare. Usiamo tecnologie moderne, come l’estrazione a ultrasuoni o l’energia autoprodotta dal nocciolino d’oliva, ma restiamo fedeli ai principi dell’artigianalità: raccolta manuale, filiera corta, cura maniacale per il dettaglio. L’innovazione ci aiuta a proteggere la qualità e la sostenibilità del nostro lavoro».

Come spiegare l’olio a chi lo degusta

«Lo facciamo assaggiare puro, in un bicchierino. Lì si capisce che l’olio è un alimento, non un semplice condimento. Ne raccontiamo i profumi, la texture, il retrogusto. È come per un vino: ogni olio ha un terroir, una personalità. La nostra missione è farlo riscoprire come prodotto vivo e profondo». Per Paolo la parte più divertente sta nel far fare per la prima volta lo “stripping” ai degustatori. Lo stripping è quel risucchio d’aria che si fa durante l’assaggio dell’olio: serve ad ossigenarlo e a portare i profumi fino al naso, per coglierne tutte le sfumature aromatiche.

«È un gesto un po’ tecnico, ma molto utile per riconoscere davvero la qualità di un extravergine.  Soprattutto molto rumoroso. Fissa per bene l’esperienza nella testa». L’olio è al centro di una grande riscoperta che la famiglia Roi sta vivendo con entusiasmo e con responsabilità. «Finalmente l’olio è uscito dalla sua invisibilità, e questo ci permette di dialogare con un pubblico più attento. I nostri clienti oggi sono ristoratori, famiglie curiose, appassionati, turisti del gusto. Chi sceglie Olio Roi non cerca solo un prodotto buono, ma una storia, un territorio e un’etica di lavoro».

La taggiasca

L’azienda Roi è entrata a pieno nel mondo dell’aperitivo e della mixology ligure. il motivo risiede nella realizzazione di un nuovo prodotto di punta, il Taggiasco Gin, il primo gin italiano a base di olive taggiasche e ginepro dell’Alta Valsusa. «Con questo prodotto, il nostro gin alle olive Taggiasche, abbiamo portato l’oliva dal piatto al bicchiere. Collaboriamo con bartender e chef per creare pairing insoliti: dai cocktail agrumati con olio al limone, fino ai finger food con polvere d’oliva essiccata. L’olio è una materia prima nobile e versatile anche in chiave creativa».

Questa cultivar non è solamente la base di prodotti unici come l’olio e il gin Roi, ma è anche simbolo di un territorio dove è difficile mantenere vivo il paesaggio agricolo. «La Liguria è bella ma dura. Gli uliveti sono spesso inaccessibili, i costi di manutenzione alti. Ma ci crediamo, e investiamo ogni anno nel recupero dei terrazzamenti e nella gestione biologica. Mantenere vivo questo paesaggio significa custodire cultura, biodiversità e un’economia locale sana».

Far vivere il prodotto

Per Paolo far vivere l’olio nei luoghi in cui nasce è fondamentale. «Con l’agriturismo L’Adagio, le visite al frantoio, le esperienze immersive, vogliamo far toccare con mano cosa c’è dietro una bottiglia. È un modo per educare al gusto e trasmettere il valore del lavoro agricolo. Vedere l’olivo, il frantoio, il territorio cambia completamente la percezione del prodotto». La qualità però non basta, va comunicata.

«Il nostro stile è narrativo ma onesto, pop ma con radici. Usiamo immagini, video, parole per far emergere la bellezza del nostro mondo, senza finzioni. Oggi il racconto è parte integrante del valore del prodotto, e deve essere coerente con chi sei. Il nostro agriturismo a Badalucco ci aiuta nello scopo. Riusciamo ad accogliere i clienti all’interno del racconto, per farglielo vivere a pieno». Anche in questo angolo paradisiaco della Liguria non mancano le sfide: cambiamento climatico, frammentazione agricola, globalizzazione dei gusti sono problematiche all’ordine del giorno. «Ma ci sono anche grandi opportunità: la crescita della cultura del cibo, il turismo esperienziale, la ricerca sulla nutraceutica dell’olio». L’obiettivo della famiglia Roi è restare artigiani contemporanei: radicati ma in movimento, custodi e innovatori allo stesso tempo.

Olio Roi di Boeri Franco, via Argentina Sud 1, Badalucco – Imperia Instagram

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