Storia della Palatella di Materdomini, il panino che si mangia solo ad agosto

Ogni 15 agosto, il Santuario di Materdomini, vicino a Nocera Superiore in provincia di Salerno, si anima di fedeli. Durante il pellegrinaggio notturno per arrivare all’alba, ci si porta un pane particolare: la palatella. Non è una merenda qualunque, ma un filoncino allungato con due “nodi” alle estremità, farcito con due soli ingredienti, nato come pasto magro per rispettare la regola di non mangiare carne alla viglia dell’Assunzione di Maria. Proprio come il Ferragosto – festa pagana sotto Augusto per celebrare la fine del raccolto e il riposo dopo i mesi di lavoro nei campi – mangiare la palatella è una tradizione religiosa, che nasce come simbolo del legame con la terra e il mare.

La pagnotta a forma di “caramella”

I panifici artigiani dell’Agro Nocerino Sarnese producono la palatella nelle settimane precedenti al Ferragosto per essere consumata durante la veglia, le processioni e i pranzi all’aperto, una tradizione che si tramanda da generazioni. Preparata come il pane comune, con farina, acqua, lievito e sale, la palatella assume la sua forma tipica dopo una lavorazione che la rende leggera e piena di mollica compatta. Una volta cotta, viene aperta per accogliere la farcituta chiamata ‘mpupata, che si compone di due ingredienti principali: melanzane sott’aceto condite con origano, aglio, olio e peperoncino, che rappresentano il contributo della terra; e le alici di Cetara dissalate, che portano invece il sapore del mare.

La combinazione di questi sapori racchiude in un boccone questa Terra felix di orti eroici, e di scogliera. Accompagnata da vino locale con dentro le pesche gialle, e l’anguria a fine pasto, la palatella diventa così, solo per un giorno, un trait d’union tra fede, terra, mare e convivialità.