
Con l’evoluzione storico-sociale e l’avanzare della tecnologia, continuano a scomparire mestieri antichi, tra cui quelli legati al cibo. È il caso del caldarrostaio, ovvero il venditore di castagne famoso a Roma (ne avevamo parlato qui), o anche El Cafettee del cafè del genoeucc, il venditore ambulante di caffè caldo per gli operai di Milano, un mestiere diffuso fino alla fine della Prima guerra mondiale. L’Alto Adige, invece, può vantare una figura importante che è stata quella del Saltner.
Si tratta del guardiano delle vigne, un mestiere ormai scomparso già dagli anni Cinquanta del secolo scorso, che viene tuttora ricordato in manifestazioni legate al vino, soprattutto a Merano e dintorni. Il Saltner aveva il compito di vegliare giorno e notte i vitigni del contadino da cui veniva assunto. La concentrazione e l’affidabilità erano due requisiti fondamentali per essere un vero Saltner: custodire ogni chicco di uva dalle insidie di animali e uomini che magari attraversavano le vigne di soppiatto per mangiare o rubare grappoli, non era compito facile.
Foto Hermann Maria Gasser statua del Museo provinciale del vino
Il guardiano lavorava solo per un certo periodo dell’anno (dal 10 agosto, giorno di San Lorenzo, fino a chiusura della vendemmia) e per la difficoltà, le privazioni – soprattutto di sonno – la responsabilità e l’allerta giorno e notte, otteneva uno stipendio molto alto, quasi pari a quello annuale di un bracciante agricolo. Per diventare Saltner bisognava possedere requisiti specifici, senza i quali, non si poteva accedere alla professione: essere celibi, avere al massimo 25 anni; il mandato, poi, poteva essere rinnovato fino a massimo tre volte. Si prestava addirittura giuramento assicurando il contadino che la sua uva fosse sotto la sua ferma e sicura custodia.
Per salvaguardare le vigne la legge da seguire era quella del più forte, perciò bisognava incutere timore a uomini e animali e il Saltner lo faceva aiutandosi con l’abbigliamento. Molte sono le riproduzioni in quadri o statue che lo raffigurano con un copricapo pieno di piume e code di volpe; con il collo adornato di denti di animali, monete e catene. Lo strumento principale utile al Saltner, come riporta il sito Sudtirolprivat.com era il Runggaun, l’alabarda che usava come arma. Anche se sono passati moltissimi anni, questa figura rimane folkloristica e ricordata in manifestazioni popolari. Della sua memoria se ne sta occupando il Museo provinciale del vino di Caldaro che dal 2018 ha dedicato un progetto di ricerca, Il Saltner. Pubblico ufficiale e figura d’arte, per mettere insieme tutti i cimeli, equipaggiamenti, fotografie e fatture che riguardano il Saltner e tenerlo in vita attraverso i ricordi.
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