I sandwich all’uovo giapponesi sono semplicissimi: pane bianco morbido ripieno di uova sode schiacciate e maionese. Tutto qui. Sarà la consistenza cremosa del ripieno, il sapore delicato delle uova, il pane super soffice, ma sono fantastici e non si riesce a farne a meno.
Si trovano ovunque, ma rappresentano il cuore del banco frigo dei konbini (abbreviazione di “convenience store”) come 7-Eleven, Lawson e FamilyMart dove si possono trovare 24 ore su 24. Il tamagosando (“tamago”, ovvero uovo in giapponese, e “sando” abbreviazione di sandoicchi, dall’inglese sandwich) ha trovato la sua “vetrina” perfetta: confezionato in modo impeccabile, pronto da gustare, economico e goloso. Lo trovate accanto agli onigiri e viene venduto in confezioni trasparenti che mettono in mostra la invitante farcitura gialla. La cura nel packaging e nell’estetica è significativa: le fette sono tagliate in triangoli perfettamente simmetrici, con l’uovo spalmato fino ai bordi per creare un invitante danmen (sezione) uniforme. Questa presentazione pulita e fotogenica non è casuale, ma riflette l’attenzione giapponese al dettaglio visivo nel cibo.
I konbini hanno trasformato il sandwich in un prodotto industriale di alta qualità, sfatando il pregiudizio secondo cui un panino confezionato sia sinonimo di scarsa freschezza. Durante il suo tour giapponese, lo chef Anthony Bourdain immortalò i panini all’uovo dei konbini giapponesi definendoli “pillows of love” – cuscini d’amore – per la loro morbidezza soprannaturale e l’irresistibile sapore. Bourdain in particolare adorava la versione di Lawson, dichiarando che era “insanely delicious” e “incongruously addictive”, al punto da ritenere inesplicabile come potesse essere così buona una semplice pietanza da minimarket .
I konbini hanno democratizzato il sandwich adattandolo ai ritmi di vita giapponesi. La possibilità di comprarne uno in pochi secondi e mangiarlo al volo in treno o in ufficio ha reso il sandwich un equivalente moderno dell’onigiri: uno spuntino rapido, portatile e completo. La vita urbana frenetica degli anni ’80-’90 ha consolidato il panino come alternativa pratica al bento tradizionale. In questo senso, i konbini sono stati veri agenti di cambiamento culturale: hanno reso accettabile per un giapponese consumare un pasto a base di pane al posto del riso.
Il sandwich è ovviamente un’invenzione della cucina occidentale (yoshoku) che penetra in Giappone durante l’era Meiji (seconda metà ‘800). I primi furono preparati per gli stranieri residenti: nel 1860 il britannico Robert Clark aprì a Yokohama un panificio che introdusse il pane morbido (shokupan). Poco dopo, nel 1874, William Curtis avviò sempre a Yokohama il primo allevamento suino, producendo prosciutto in Giappone (l’origine del celebre Kamakura Ham). Questi ingredienti occidentali rimasero inizialmente confinati alle comunità straniere, ma già nel 1899 si regista il primo esempio di sandwich “giapponese”: la ditta ferroviaria Ofuna-ken ideò un ekiben (pranzo da stazione) di panini al prosciutto di Kamakura, venduti alla stazione di Ofuna. Fu un successo e da quel panino si aprì una finestra sul gusto esotico occidentale.
Per decenni il sandwich rimase un lusso da ristoranti yoshoku a Ginza o Kobe diventando popolare tra la gente comune solo nel XX secolo inoltrato. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, grazie alla presenza americana e alla diffusione del pane nelle mense scolastiche, la cultura del pane esplose in Giappone e il termine “sando” entrò nel linguaggio quotidiano.
Il tamagosando emerse come uno dei ripieni più amati dai giapponesi, grazie alla sua semplicità, coniugata con il gusto delicato e la consistenza soffice del ripieno. Già dagli anni ’50 i kissanten, le caffetterie in stile occidentale, servivano tramezzini all’uovo sodo con maionese, sfruttando il gusto delicato e lievemente dolce della maionese Kewpie, prodotta a partire dal 1925 e ancora oggi la più venduta in tutto il Giappone.
Questa “giapponesizzazione” del sandwich – con texture soffici, sapori delicati e attenzione estetica – mostra l’influenza del washoku (la sensibilità giapponese per ingredienti freschi e presentazione curata) applicata a una ricetta yoshoku.
Naturalmente, visto l’enorme successo, nel tempo si sono diffuse anche alcune varianti, come quella con tamago-yaki al posto dell’uovo sodo, ovvero una spessa frittata giapponese leggermente zuccherata, creando un tamagosando in stile washoku (dal gusto simile ai piatti di casa) pur all’interno di due fette di pane . Questa fusione di elementi occidentali e tradizionali è la chiave del successo del sandwich in Giappone.
Un aspetto interessante riguarda l’interpretazione gourmet del tamagosando nata in alcuni locali specializzati che elevano il concetto di sando a nuove vette culinarie. Un esempio emblematico è Dekasan a Osaka: una paninoteca di culto rinomata per le porzioni straordinariamente abbondanti e le ricette originali. Qui il menu propone il loro famoso “fluffy egg sando”, un tamagosando fuori scala preparato montando quattro uova in una sorta di frittata di albumi estremamente soffice, riempita di insalata d’uovo cremosa e spalmata di tuorlo crudo: un’apoteosi di uovo alta come un dizionario e racchiusa dentro due fette di morbido pane bianco. Questo colosso giallo ha attirato l’attenzione dei media diventando una tappa immancabile per gli appassionati in visita a Osaka. Per poco più di 7 euro è possibile assaggiare questa invenzione, tanto geniale quanto semplice, che racchiude la sapienza nella tecnica dell’uso di soli 2 ingredienti: uova e maionese.
Ingredienti:
6 uova
2 fette di pane da sandwich dallo spessore generoso
100 gr di maionese giapponese Kewpie
1,5 cucchiaini di sale fino
1,5 cucchiaini di zucchero
½ cucchiaino di glutammato di sodio in polvere
1 cucchiaino di prezzemolo fresco tritato
Procedimento
Per l’insalata di uova
Prendete due uova, rassodatele, sbucciatele una volta raffreddate e tritatele a coltello. Una volta ridotte a piccoli pezzetti (ma non frullate) unite 80 grammi di maionese, mezzo cucchiaino di zucchero e mezzo di sale. Mescolate il tutto e lasciate riposare in frigorifero coperto da una pellicola.
Per le fluffy eggs
Sgusciate 4 uova e separate i tuorli. Montate a neve fermissima i tuorli con 1 cucchiano di zucchero, 1 di sale e mezzo di polvere di glutammato di sodio. A parte sbattete i tuorli con 20 grammi di maionese fino a ottenere un composto omogeneo.
Posizionate gli albumi montati su una placca coperta da carta da forno cercando di dare loro una forma regolare: la base deve essere larga all’incirca come una fetta di pane. Versategli sopra la metà del composto di tuorli e maionese aiutandovi con un cucchiaio e infornate per 5 minuti in forno caldo a 200 gradi.
Una volta estratti dal forno, posizionate gli albumi cotti tra due fette di pane bianco da sandwich dallo spessore generoso e chiudete il tutto facendo un pacchetto con la carta da forno: questo passaggio vi aiuterà a tenere in forma il sandwich durante i passaggi successivi ed il servizio.
Tagliate in due il sandwich ricoperto strettamente dalla carta da forno e praticate un’incisione al centro dei tuorli, dove andrete a inserire l’insalata di maionese. Infine spalmate le due facce con il composto di tuorli e maionese rimasto.
Infornate per un altro minuto e mezzo a 200 gradi tenendo le facce tagliate verso l’alto. Estraete dal forno, decorate con una spolverata di prezzemolo tritato fine e servite.
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