Un uomo viene costretto, assetato in mezzo al deserto e senza un goccio di acqua a disposizione, a guardare bicchieri stracolmi a poca distanza da lui senza che però possa mai raggiungerli. Poi il "torturatore" che tiene quei bicchieri gli dice: se dai ragione a me, potrai bere subito. Ecco, immaginate questa scena: non pensando a un film, ma a una mensa scolastica dove protagonisti sono ragazzini tra gli 8 e i 10 anni. È quello che accade in diverse scuole d'Italia, sicuramente a Milano da dove ci inviano una circolare in cui si dice: "Nell'eventualità che i genitori richiedano di esonerare i propri figli dal pasto in occasione del Ramadan, visto che la scuola non può lasciare a digiuno i bambini, e vista l'impossibilità di vigilare gli stessi in altri locali della scuola per mancanza di personale, si forniscono le seguenti disposizioni alternative a scelta dei genitori: 1. i bambini rimangono nel refettorio insieme ai compagni e consumano il pasto; 2. si autorizza l'uscita degli stessi dalle ore 12.30 e il rientro a scuola alle ore 14.30".
Digiuni davanti al piatto
Spiegato in volgare: i ragazzini stanno col piatto davanti accanto ai compagni che mangiano, anche se loro non possono toccare quel cibo. Sì, perché sono tante le famiglie di religione musulmana che mandano i figli nelle scuole italiane e che insegnano loro a rispettare il precetto del digiuno per il Ramadan che quest'anno cade nel mese tra l'11 marzo e il 10 aprile. E anche l'età dei bimbi coinvolti nel Ramadan sembra essere scesa negli ultimi anni. Rispetto a ciò, sono molto diverse le scelte da famiglia a famiglia e diverso è anche il comportamento richiesto ai piccoli. Di queste cose in alcune scuole e all'interno della comunità islamica si è iniziato a parlare, anche prevedendo esclusioni del digiuno, per esempio, in caso di esami o interrogazioni ravvicinate o di competizioni sportive. Ma certo, decisioni come quelle della scuola milanese che abbiamo citato non aiutano molto il dialogo.
A Lodi niente maiale, a Milano la "tortura"
Una cosa, rispetto a questa vicenda, appare subito evidente: come è possibile che nelle mense di Lodi si decida di escludere - giustamente - il maiale tra le carni proposte ai ragazzi, mentre poi a una manciata di chilometri di distanza quella stessa istituzione scolastica trova normale costringere i bimbi a guardar mangiare i compagni mentre loro non possono toccare cibo? E' come se si chiedesse loro di scegliere: vuoi obbedire ai tuoi genitori o preferisci assaggiare questi piatti? Una tortura, appunto, per un ragazzo tra gli 8 e i 10 anni.
Episodi del genere si ripetono a macchia di leopardo un po' in tutta Italia, con particolare evidenza dove la presenza di famiglie musulmane è molto alta e quindi nelle grandi città agricole e industriali del Nord. Nonostante già da 10 anni il Miur abbia diffuso le linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri nel rispetto del principio della laicità della scuola, in realtà i principi di fondo della nostra Costituzione non vengono ancora rispettati, in primis quelli legati alla libertà (di culto, di espressione, di movimento) e al bando di qualsiasi discriminazione.
L'articolo 3 recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Ecco, può essere una giustificazione affermare che "manca il personale per l vigilanza" e quindi i bambini che osservano il digiuno non possono essere separati dai compagni?