La fuga dai campi di concentramento e la gelateria occupata. La storia dell'italiano e dello jugoslavo che hanno inventato Algida

27 Gen 2024, 08:29 | a cura di
Durante la Seconda guerra mondiale, l'incontro tra un ingegnere ebreo e un gelatiere italiano che ha mosso i primi passi da Fassi, storica gelateria romana, dà vita alla grande industria del gelato

È il 1946, la guerra è finita, l’Italia sceglie di essere una Repubblica, Alfred Wiesner e Italo Barbiani fondano, a Roma, in piazza del Pigneto 16, l’Algida – industria alimenti gelati: quell’Algida che oggi è in tutti i continenti, parte della multinazionale Unilever. La crescita internazionale del brand è di per sé un caso di studio, ma la storia che c’è dietro la sua nascita appare come una vera e propria epopea.

La storia di Aldiga

L’Algida – algidus, in latino, vuol dire freddo, gelido – è una società a responsabilità limitata, con 40 milioni di lire di capitale iniziale, secondo quanto registrato dalla Camera di Commercio di Roma negli anni Cinquanta, e si occupa di “vendita all’ingrosso di frutta congelata e fabbricazione e vendita all’ingrosso di gelati”. A fondarla sono, come detto, un italiano e uno jugoslavo. Il primo, Italo Barbiani, ha in precedenza lavorato alla Gelateria Fassi, storica gelateria romana fondata nel 1880 e ancora oggi attiva (è una delle più antiche d’Italia). Ed è proprio attraverso la famiglia Fassi che incontra il futuro socio Alfred Wiesner.

La sede della Gelateria Fassi di Roma

La guerra, l’internamento, la Resistenza

L’ingegnere Wiesner nasce nel 1908 a Zagabria, nella Croazia che era ancora parte dell’Impero austro-ungarico, e la sua vita è la trama di un romanzo. È ebreo, nel 1942, in fuga dall’Austria nazista, si rifugia in Italia con la moglie Edith Artman. Dopo varie peripezie i due vengono fatti prigionieri: Edith nel carcere del Coroneo, a Trieste; Alfred nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza, il più grande dei 15 campi costruiti nell'estate del 1940 su ordine di Mussolini, tra i numerosi luoghi di internamento per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi, all'indomani dell'entrata dell'Italia nella Seconda guerra mondiale.

Dopo la caduta del fascismo marito e moglie si ricongiungono e si stabiliscono nelle Marche. Qui, però, di nuovo arrestati dai nazisti, vengono rinchiusi nel carcere di Fossombrone, dal quale riescono ad evadere. Wiesner, con lo pseudonimo di Alfredo Vieni, prende parte alla guerra partigiana, ricoprendo l’incarico di capo del servizio informazioni militari del Comando della Divisione Volontari della Libertà delle Marche. Dal 1944 al 1946, per conto della Croce Rossa Americana, coordina le operazioni di occupazione della Gelateria Fassi di Roma, per rifocillare con il gelato le truppe alleate di stanza nella Capitale.

il primo logo di Algida

La tecnologia del gelato

La famiglia Fassi prima della guerra ha acquisito un macchinario di ultima generazione, un impastatore costruito da un’azienda dell’Ohio (ancora oggi conservato nel negozio) che introduce aria nel processo di montatura del gelato, permettendo una produzione molto più ampia nelle quantità.

Wiesner ne è colpito e, a guerra finita, propone a Giovanni Fassi di creare un’azienda per la produzione industriale di gelato: Fassi, legato all’artigianalità della sua impresa, rifiuta. Wiesner non si dà per vinto e comunque decide di fondare l’azienda con Italo Barbiani, ex dipendente della gelateria. È il 1946, l’atto di registrazione in Camera di Commercio è del 1953 ed è sottoscritto, oltre che dai due, da Alija Artman (suocero di Wiesner) e da Giorgio Praeger. Il primo gelato prodotto dall'azienda è il Cremino, un gelato alla panna ricoperto di cioccolato su un bastoncino di legno, da passeggio. Il successo non tarda ad arrivare e il resto è, ormai, parte della storia internazionale del gelato.

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