Si griglia, certo (forse, questโanno, con qualche difficoltร in piรน), oppure si opta per un pic nic allโaperto con panini, torte rustiche e focacce. Per qualcuno รจ solo un sogno, per altri un’opzione fattibile anche nel perimetro della propria abitazione. Ma cosโaltro si mangia in occasione della Festa dei lavoratori? Alcune regioni hanno saputo custodire tradizioni antiche di carattere piรน o meno religioso, alcune legate alla figura di San Giuseppe Lavoratore, altre allโarrivo della primavera e la vita di campagna. E se per quest’anno molti rituali devono essere sospesi, nulla vieta di consumare ugualmente i piatti tipici.
Economiche e facili da trasportare, perfette per un pic nic allโaria aperta (come da tradizione), le fave sono fra i simboli per eccellenza della Festa dei lavoratori. Matrimonio felice in tempo di primavera รจ quello con il pecorino romano, nato nelle campagne romane piรน di duemila anni fa per il piacere dei patrizi e per il rancio dei legionari. A fine Ottocento, diventa figlio adottivo della Sardegna, dove ha sede il Consorzio di tutela e dalla quale proviene oltre il 95% della produzione (il resto viene dal Lazio e dalla provincia di Grosseto in Toscana). A inizio o fine pasto, le fave con il pecorino non possono mancare sulla tavola del 1 maggio a Roma e dintorni.
Maggio รจ anche il mese della primavera per eccellenza: le giornate calde, le fioriture rigogliose, il risveglio della terra sanciscono definitivamente la fine dellโinverno. E nelle piรน antiche civiltร contadine questo era un momento da celebrare. A tavola, per esempio, con le virtรน teramane, piatto tipico abruzzese della provincia di Teramo, preparato con i resti della dispensa e le primizie della primavera. Legumi secchi, quindi, e verdure fresche di stagione, insieme ai rimasugli di pasta: insomma, una ricetta golosa, ricca e di recupero, che coniuga freddo e caldo, prima e dopo. La preparazione รจ piuttosto lunga perchรฉ ogni ingrediente ha dei tempi di cottura specifici (si inizia giorni prima mettendo in ammollo i legumi, per poi lessarli). Ogni elemento viene unito agli altri solo una volta giunto alla stessa temperatura, dando vita a una zuppa corroborante perfetta per salutare lโinverno e accogliere le prime giornate di sole.
A Volterra non cโรจ Festa dei Lavoratori senza la trippa toscana (e i salumi, i formaggi, le fave e tanto vino rosso). Una tradizione molto sentita in zona, tanto che a Borgo San Giusto viene organizzato ogni anno lโevento โEffetto Trippaโ, manifestazione che comincia al mattino con una colazione salata goduriosa, a prova di stomaci forti. Quella alla volterrana รจ una trippa con il sugo, fatto con un soffritto classico di sedano, carota e cipolla e pomodori freschi, in cui la carne viene cotta per circa unโora a fuoco basso finchรฉ la salsa non risulta morbida e succosa.
Nelle notti del 1 maggio e del 4 ottobre, tanti fedeli sardi raggiungono a piedi il Santuario di San Francesco di Lula, in provincia di Nuoro. Una volta arrivati a destinazione, si godono una minestra calda fatta con una specialitร locale unica nel suo genere: su filindeu (โi fili di Dioโ), pasta di semola di grano duro e acqua tirata in fili sottilissimi intrecciati e fatti essiccare, per essere poi spezzati in piccoli pezzi e cotti in un brodo di pecora. Una preparazione lunga e laboriosa, come nella migliore tradizione gastronomica sarda, che proprio dellโestetica curata e lโarte della decorazione ha fatto il suo punto di forza.
A Leni, uno dei tre comuni dellโisola di Salina, il 1 maggio รจ il giorno della tavuliata, festa antica durante la quale gli abitanti del luogo fanno visita alla chiesa dedicata a San Giuseppe, prima di allestire una grande tavolata di fronte al palazzo municipale, con piatti e dolci tipici che sono stati benedetti dal parroco durante la messa. Un momento di condivisione durante il quale si assaggiano le diverse specialitร del territorio, rituale iniziato nellโOttocento quando i devoti preparavano le tavole per i poveri, cosรฌ che anche questi potessero sfamarsi nel giorno di festa. Tante le pietanze della tradizione, ma fra tutte รจ la minestra di pasta e legumi la vera protagonista, simbolo del 1 maggio eoliano.
Nella provincia di Palermo โ in particolare a Montemaggiore Belsito – si organizza ogni anno il pranzo con i โVirgineddiโ, termine che in passato definiva le famiglie piรน povere e soprattutto i bambini che, vestiti di bianco, si concedevano un pasto abbondante offerto dalle persone piรน benestanti. Oggi รจ un appuntamento fisso pensato per promuovere le tradizioni del luogo, soprattutto quelle gastronomiche. Fra le specialitร del giorno di festa, un posto dโonore lo merita la ghiotta, piatto ricco fatto con tantissimi tipi di verdure diverse e frutta secca, stufate in padella con del mosto cotto. Ma ci sono anche pani decorati, fritti, cannoli e tante altre bontร della tradizione siciliana.
Una volta terminata la scorpacciata di fave con pecorino, non gettate via i baccelli: anche queste parti possono essere recuperate per creare ricette appetitose ed economiche. Un esempio? Il piatto di Lisa Casali.
a cura di Michela Becchi
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