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THE BEST IN ROME & LAZIO
Sarร per via del clima mite e generoso, per la bellezza dei vicoli storici dove ci si perde sempre volentieri, ma mangiare passeggiando per la cittร รจ unโabitudine molto radicata nei romani, che possono fare affidamento su una serie di prodotti pratici e semplici da gustare mentre si cammina. La pizza a taglio, per esempio, cibo da strada per eccellenza, oppure il supplรฌ, la crocchetta di riso dal cuore filante, goloso e irresistibile spezza-fame in attesa del pasto. Dal dolce al salato, ecco gli street food tradizionali da assaggiare a Roma.
Specialitร frutto dellโincontro tra tradizione ebraica e romana: i filetti di baccalร sono unโistituzione a Roma, preparati in occasione della Vigilia di Natale ma in realtร reperibili anche durante il resto dellโanno. Il filetto viene immerso nella pastella (acqua frizzante e farina) e poi fritto in olio bollente: il risultato รจ un prodotto croccante, dorato, dal ripieno scioglievole e succulento. Viene solitamente ordinato come antipasto, ma cโรจ anche chi sceglie di consumarlo come cibo da strada, passeggiando per le vie del centro.
Prodotto dei Castelli Romani a base di carne suina cotta, che dal 2011 gode del riconoscimento di indicazione geografica protetta (per saperne di piรน:ย Le migliori porchette dei Castelli Romani). La porchetta รจ un grande classico della cucina laziale, immancabile nelle fraschette dei Castelli, luoghi un tempo dedicati alla mescita del vino novello da accompagnare ai cibi portati da casa, oggi piรน simili alle classiche osterie. La si puรฒ gustare in purezza, ma la maniera piรน tradizionale รจ quella da passeggio, allโinterno di un panino.
Bisogna attendere la fine degli anni โ50 perchรฉ il fenomeno della pizza in teglia inizi a diffondersi nella Capitale. A iniziare, i pizzaioli piรน innovativi, in cerca di un guadagno maggiore e di un modo intelligente per recuperare gli impasti avanzati. Negli anni la pizza al taglio, in teglia o alla pala, รจ diventata uno degli street food piรน comuni in cittร , ma a dare una svolta autentica a questo mondo รจ stato – a Roma, in Italia e soprattutto allโestero – Gabriele Bonci, mastro pizzaiolo dโeccezione che ha rivoluzionato il modo di concepire e approcciarsi allโarte bianca. Un prodotto, dunque, di storia recente, ma che in pochi decenni รจ riuscito a creare un tassello fondamentale della tradizione gastronomica capitolina e โ ormai possiamo dirlo โ nazionale. In passato, la pizza a taglio era piuttosto croccante, sottile, ricca di condimento, ma oggi sono tante le declinazioni di questo prodotto, dai tempi di lievitazione alla tipologia di farine scelte fino, ovviamente, alle farciture. Capitolo a parte: pizza e mortazza, ovvero pizza bianca aperta a libretto e farcita con mortadella. Una classica merenda romana.
Una crocchetta di riso al pomodoro che nasconde al suo interno un cuore di mozzarella filante: il nome deriva da una storpiatura del termine francese โsurpriseโ (sorpresa), utilizzato dai soldati dโoltralpe presenti a Roma nellโOttocento per descrivere la meraviglia del prodotto, che racchiudeva appunto una โsorpresaโ, il ripieno di mozzarella. Da surprise si passรฒ allโinterpretazione romana โsuprisaโ, che si trasformรฒ successivamente in โsupprisaโ, โsupprรฌโ e infine supplรฌ. In origine il riso era condito con ragรน classico o con le regaje di pollo, ma sempre piรน frequentemente si trovano molte golose varianti: sughi di verdure, amatriciana, cacio e pepe e via discorrendo.
Ultimo nato tra gli street food, ma che conta tantissimi appassionati, รจ il trapizzino, invenzione recente di Stefano Callegari, un nome noto nel panorama gastronomico romano e non solo. Famoso per la sua pizza tonda, le sue capacitร imprenditoriali, i suoi locali, i progetti innovativi in Italia e allโestero, ma prima ancora per una delle creazioni piรน golose e intelligenti degli ultimi anni. Un cibo da strada sui generis che ha raccolto fin da subito lโentusiasmo dei buongustai di tutta Italia, e che รจ entrato ormai di diritto a far parte degli assaggi irrinunciabili durante una vacanza nella Cittร Eterna. Il trapizzino รจ una tasca di pizza dalla forma triangolare croccante esternamente e soffice allโinterno, ripieno con i sughi della tradizione, dal pollo alla cacciatora alla trippa, dalla lingua in salsa verde alle polpette al sugo, dalla parmigiana di melanzane alla burrata con le alici, e molto altro ancora.
Emblema delle estati romane, la grattachecca si fa con il ghiaccio โgrattatoโ da un singolo blocco di grandi dimensioni, unito a sciroppi di frutta. Il nome deriva dal verboย grattareย e dalla parolaย checcaย con cui un tempo, prima dellโavvento dei frigoriferi, si identificava il blocco di ghiaccio usato per refrigerare gli alimenti. I primi chioschi dei โgrattacheccariโ hanno iniziato a diffondersi fra i vicoli trasteverini allโinizio del Novecento, periodo in cui i romani hanno preso lโabitudine di passeggiare per la cittร sorseggiando la bevanda fresca, una pratica che continua ancora oggi. Una sorta di street food da bere, ben presto divenuto popolare in tutti i quartieri e anche nel resto della Penisola, dovโรจ conosciuto comeย ghiacciataย (grattatellaย a Palermo,ย granatinaย a Napoli,ย grattamariannaย a Bari). Lโusanza di grattare manualmente il ghiaccio nel tempo si รจ un poโ persa in favore di metodi piรน pratici e veloci come lโutilizzo di un tritaghiaccio elettrico, in grado di triturare il ghiaccio in piccoli pezzi, ai quali vengono poi aggiunti succhi di frutta o sciroppi.
La variante piรน conosciuta, oggi, รจ quella con panna montata, ma la ricetta storica รจ quella del maritozzo quaresimale, di pezzatura piรน piccola e colore scuro, arricchito con uvetta, pinoli e canditi, uno dei pochi peccati di gola concessi durante il periodo di digiuno. Una delle leggende piรน popolari racconta che in epoca romana questi pani dolci erano il tipico dono per le donne da parte del futuro marito, chiamato col vezzeggiativo burlesco โmaritozzoโ. Allโinterno del dolce, infatti, veniva spesso inserito un anello o un oggetto dโoro come pegno dโamore. Altre storie raccontano che il maritozzo veniva preparato a forma di cuore, per essere poi offerto dalle ragazze in etร da marito al giovane piรน bello del paese, che avrebbe dovuto prendere in sposa la cuoca migliore. In principio, comunque, era un impasto di farina, uova, miele, burro e sale, mentre oggi si prepara con farina, acqua, lievito, zucchero, latte e olio.
a cura di Michela Becchi
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