The Last Wife: violenze domestiche e servilismo del passato che ricordano il presente

22 Mar 2024, 08:21 | a cura di
Il film alla sua uscita ha dominato il botteghino vietnamita ora arriva in Italia sulla piattaforma Netflix

The Last wife (L’ultima moglie), film vietnamita in streaming su Netflix in questi giorni, del pluripremiato Victor Vu, giovane regista di origine americana-vietnamita,
racconta le sofferenze di una giovane donna di un villaggio non distante dal Golfo del Tonchino quando il Vietnam a metà del XIX secolo era dominato dalla dinastia Nguyen (1802-1945).

La storia, tratta dalla novella Il lago della vendetta dello scrittore Hong Thai, è stata trasposta sullo schermo dal pluripremiato Victor Vu, giovane regista nato in America da genitori vietnamiti (la generazione dei Boat prople).

La condanna di Linh

Linh, la protagonista, è un’umile popolana costretta a sposare Duc Trong, un arcigno e vecchio Governatore, che fa della corruzione la sua arte, come terza moglie o meglio come concubina, per generare un erede maschio e per servirlo nella preparazione dei piatti, specialmente in occasione dei banchetti ufficiali. Si è dovuta maritare per salvare il padre condannato a cinque anni di lavori forzati abbandonando chi le voleva bene, il giovane Nhan pescatore e venditore al mercato di granchi più simili alle nostre moeche di tradizione veneziana.
Sin dalle prime sequenze alla fine di un pranzo, di fronte alla figlia di Linh il con il Governatore presente, la prima moglie rivela: "Terza moglie, l’altra notte hai ricevuto un carico abbondante", e la seconda moglie aggiunge: "Abbondante non importa. Quello che importa è se era fango o acqua". L’inappropriato e allusivo commento chiarisce cosa le due mogli pensano di Lhin: "un vaso per uomini, decorato da carne fresca".

Il mercato dei desideri

In questo impianto narrativo la residenza signorile che si erge in un povero villaggio rurale con gli interni finemente decorati di tek e palissandro accompagnati a ricchi tessuti e tappeti ma sempre umbratili, con il tè, servito in raffinate teiere e tazzine, aumenta il senso di costrizione della povera Lihn che trova sfogo nell’ambiente assolato del mercato.
Infatti i granchi sono il fil rouge dell’amore ritrovato e poi nuovamente coltivato con l’incontro quotidiano al mercato. Con i loro tipici copricapi a tesa larga e piatta di foglia di palma Linh e la figlia di cui Nhan si rivelerà essere padre, ogni giorno ha il compito di acquistare il meglio per i banchetti rappresentato dalla coloritura delle merci esposte per i sensi olfattivi e visivi: a tratti per noi disgustose ma bilanciate dalle fragranze delle spezie e dei frutti disposti armonicamente sui banchi o a terra.
Se il granchio è presente sulla tavola del governatore ogni giorno i banchetti ne fanno da contrappunto ed è proprio Linh che ne cura la preparazione. Nella sua modestia ed anche per un sentimento di timore reverenziale nei confronti delle altre due mogli conviventi, ogniqualvolta riceve i complimenti dagli ospiti li trasferisce alla prima moglie di cui, dice, ne ha seguito l’indirizzo.

Lihn pagherà senza colpe, accusata solo di non essere in grado di generare un erede per il Governatore quando in realtà è lo stesso Governatore ad essere sterile.
"Quanto riso e quanti vestiti sono stati buttati senza risultato" afferma la prima moglie messa visibilmente in ombra nel banchetto di poche ore prima alla presenza di altri Governatori che si erano complimentati con Linh e che avevano invitato Duc Trong a organizzare più banchetti visto che i raccolti erano stati per quell’anno fruttuosi ed abbondanti.
Linh vive costantemente nell’angoscia e nella paura di commettere qualche errore subito redarguito dalle altre due mogli.
"Il Governatore ti vuole parlare" esclama la seconda moglie. Impaurita Linh chiede se ha commesso qualche sbaglio. "No, semplicemente i piatti che hai preparato per il banchetto dei Governatori sono troppo buoni".

La vendetta silenziosa di Linh

Tutto il film si snoda sul binario dialettico del rapporto tra servo e padrone, una costante che si ritrova in molti film e serie televisive di questi Paesi.
A conferma di quanto sopra vi è un’altra sequenza rappresentativa di un pranzo servito sempre su di una specie di tatami rialzato, come centro di topiche discussioni unidirezionali e punitive nei confronti di Linh alla quale le viene richiesto di prendere in cucina la salsa di soia per intingere il pesce cotto al vapore. Linh, che è solita consumare il suo pasto accucciata a distanza dal Governatore e dalle due mogli, si appresta ad andare in cucina. Quando torna si scontra fisicamente con il marito che, adirato per i commenti delle due mogli sul suo conto, alla rottura della coppetta caduta a terra la schiaffeggia violentemente sino a farla cadere. La figlia Ninh silenziosamente si avvicina alla madre per confortarla.
L’altro momento dove riceve i complimenti per i piatti è quando arriva il mediatore Kien incaricato dal giudice di indagare sulla scomparsa del contabile del Governatore a seguito di un ammanco di danaro. Le indagini del mediatore si concluderanno con l’accusa di Nahn come omicida mentre Linh riuscirà a far avere in punto di morte, ferita dalla prima moglie, il famoso Libro rosso dei conti che porterà all’arresto del Governatore messo alla gogna su pubblica piazza. Gli equilibri sociali forzatamente mantenuti nella residenza vengono meno e Nahn con i suoceri e la figlia si traghetterà a nuova vita.
Un destino tragico a conclusione dell’incarnazione dei drammi sociali.

Se il film per alcuni versi assume tratti di un melò di fine ottocento mantiene comunque la sua vitalità nella rappresentazione di una realtà feudale che a distanza di oltre un secolo non è del tutto scomparsa: la condizione della donna in questo lembo di mondo rappresentato dall’Indocina.

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