L’Orvieto nella versione spumante “metodo Martinotti” รจ stata la novitร di questa prima manifestazione che ha riportato l’attenzione su uno dei territori piรน vocati al vino bianco del centro Italia. Presentato con una cerimonia svolta sul fondo – a 54 metri di profonditร – del Pozzo di San Patrizio, monumento simbolo della cittร insieme al Duomo, รจ il frutto di un lavoro di ricerca e sperimentazione che ha visto impegnate numerose aziende orvietane e la consulenza di Mattia Vezzola. โBenvenuto Orvieto diVino รจ il modo con cui il Consorzio di Tutela del Vino di Orvieto ha deciso di onorare lโOrvieto in tutte le sue declinazioni” ha dichiarato il presidente del Consorzio, Vincenzo Cecci “ร questo lโinizio di un nuovo percorso e di nuovi obiettivi per il rilancio della denominazione e del suo territorio, attraverso una serie di manifestazioni e di eventi di alto spessore culturale, mettendo sempre in primo piano il vino”.
interno del Pozzo di San Patrizio per la presentazione dell’Orvieto spumante
Lโarea vitivinicola di Orvieto inizia a nord, nei pressi di Fabro, al confine con la Toscana, poi si apre su tutta la parte occidentale della provincia di Terni, fino a raggiungere la Val Tiberina, sconfinando nel Lazio, in provincia di Viterbo, per qualche chilometro. L’Orvieto รจ uno dei vini bianchi italiani piรน conosciuti nel mondo e rappresenta da solo circa tre quarti della produzione di vino Doc dell’Umbria.
interno del Pozzo di San Patrizio per la presentazione dell’Orvieto spumante
Per molti decenni, quando i bianchi di riferimento erano il Soave, il Frascati e appunto l’Orvieto, รจ stato il solitario rappresentante del vino umbro in Italia e allโestero. Per molti decenni la zona รจ stata un serbatoio da cui tutte le principali aziende toscane hanno spillato per ovviare alla mancanza di un bianco da offrire ai propri clienti. Perรฒ a differenza di altri vini che nel corso dei vari passaggi solitamente perdono lโidentitร , lโOrvieto ha sempre mantenuto il suo nome e la sua origine perchรฉ per molti generazioni di italiani e non solo, era – ed รจ tuttora – un marchio territoriale sinonimo di bianco pregiato. Basti pensare che a dimostrazione della spiccata vocazione viticola di questo territorio, il Ministero dellโagricoltura giร nel 1931 aveva affidato al prof. Giorgio Garavini lโincarico di circoscrivere la zona di produzione del โVino Tipico di Orvietoโ zona che ancora oggi delimita la Doc. Nel 1960 il vino imbottigliato era giร pari a 2,5 milioni di pezzi grazie allโazione di molte aziende, tra cui la centenaria Bigi (1880), che giร nel 1972 vinificava a temperatura controllata e imbottigliava sterile.
ร una storia fatta di alti e bassi, in cui tanti imbottigliatori fuori zona hanno esercitato un ruolo importante. Il cambiamento รจ dovuto soprattutto alle aziende locali, diventate le vere protagoniste dello sviluppo: privati e cantine sociali hanno da tempo lanciato unโoffensiva per riappropriarsi definitivamente dellโOrvieto in un lungo processo di riposizionamento ancora in corso.
Oggi รจ un vino bianco di carattere molto diverso da quei modelli che andavano per la maggiore negli anni Ottanta e Novanta dello scorso secolo. Anzi il rinnovamento รจ nato proprio durante quel periodo che ha visto l’introduzione della tipologia Superiore, un primo timido abbassamento delle rese produttive oggi piรน consistente, una generale attenzione alla tecnica enologica che ha permesso di esaltare con sempre maggiore sicurezza lโOrvieto come vino gradevole, profumato, saporito e strutturato dal prezzo solitamente abbordabile.
I vini Orvieto DOC possono essere prodotti in tipologie secco, abboccato, amabile, dolce, superiore, vendemmia tardiva e muffa nobile. Si tratta di una Denominazione interregionale, poichรฉ si estende su aree appartenenti sia allโUmbria che al Lazio. La zona di produzione abbraccia infatti i comuni di: Orvieto, Allerona, Alviano, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Ficulle, Guardea, Montecchio, Fabro, Montegabbione, Monteleone dโOrvieto, Porano in provincia di Terni; Castiglione in Teverina, Civitella DโAgliano, Graffignano, Lubriano, Bagnoregio in provincia di Viterbo. Attualmente predomina la versione secca, ma continua la tradizione della produzione di Orvieto dolci; alcuni produttori della zona classica ne elaborano eccellenti versioni da uve sovramature attaccate dalla muffa nobile, la botrytis cinerea, che gli conferisce caratteri unici di concentrazione ed eleganza.
“La prima esperienza con lo spumante possiamo ritenerla un successo” ha spiegato Riccardo Cotarella, presidente del Comitato scientifico ed orvietano di adozione “ed รจ uno stimolo per avere la possibilitร di inserirlo a breve nel disciplinare (il disciplinare dell’Orvieto attualmente non prevede la tipologia spumante. Ndr). Altrettanto stiamo lavorando sulla sperimentazione dei quattro territori: calcareo, tufaceo, vulcanico e sabbioso. In particolare modo sulla performance del vitigno piรน importante che รจ il clone T34 del Procanico. Un programma ambizioso, ma sicuramente realizzabile per il bene e il futuro dellโOrvieto che vede nella comunicazione e nei grandi eventi il culmine del progetto di promozione. Non resta che darci tutti appuntamento al prossimo anno, a Benvenuto Orvieto diVino 2020”.
a cura di Andrea Gabbrielli
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