lutto

Addio Frédéric Panaïotis, signore dello Champagne

Lo Chef de Cave di Ruinart è morto tragicamente domenica durante un'immersione subacquea. Nei 18 anni trascorsi al "4 di Rue des Crayères" ha plasmato lo stile della più antica maison di Champagne

  • 17 Giugno, 2025

Un grave lutto ha colpito domenica il mondo del vino con la notizia dell’improvvisa e tragica scomparsa di Frédéric Panaïotis, Chef de Cave di Ruinart, la più antica Maison di Champagne. L’enologo, sessantenne, ha avuto un incidente durante un’immersione subacquea in Belgio. Figura chiave ed emblematica del mondo delle bollicine francesi, la sua morte inaspettata ha lasciato attonito il mondo intero del vino, che nell’apprendere la triste notizia ha rilanciato le parole di Frédéric Dufour, presidente di Ruinart, che ha sottolineato come Panaïotis  abbia incarnato i valori della Maison: «Frédéric era una personalità davvero unica, altamente razionale e profondamente sensibile allo stesso tempo. Appassionato, curioso, impegnato, uomo di scienza e di conoscenza, era guidato da un’immensa umiltà».

Empatico, brillante e poliglotta

Enologo brillante, poliglotta, capace di autentico calore umano, Frédéric Panaïotis era nato nel 1964 ed era stato durante gli anni dell’infanzia, trascorsa tra i vigneti dei nonni proprio in Champagne, che era nata in lui quella curiosità che sarebbe divenuta autentica vocazione verso il mondo del vino e che l’avrebbe poi eletto tra i suoi esponenti più importanti e talentuosi. Dopo gli studi di Viticoltura ed Enologia all’Institut National Agronomique Paris-Grignon (che nel 2007 diverrrà AgroParisTech) e il pefezionamento nella prestigiosa ENSAM (École nationale supérieure agronomique) di Montpellier seguiranno le prime esperienze lavorative tra Francia e California, quindi il ritorno in Champagne nel 1991, il lavoro presso un’altra tra le grandi Maison (Veuve Clicquot) quindi l’approdo come chef de cave di Ruinart nel 2007.

Uno stile fatto di purezza e precisione

Nei 18 anni trascorsi da questo enologo di origini greche presso il civico (e iconico) 4 Rue des Crayères, fondamentale è stato il contributo di Panaïotis nel plasmare lo stile della Maison, anzitutto attraverso le cuvées di riferimento di Ruinart, dal Blanc de Blancs al Dom Ruinart (ma anche con il lancio dell’innovativa cuvée Blanc Singulier) puntando su freschezza aromatica ed eleganza dei suoi champagne anzitutto in chiave di purezza e precisione.

L’allarme sul cambiamento climatico

Lo scorso anno, lo Chef de Caves aveva lanciato l’allarme – in un’intervista disponibile qui – su come il cambiamento climatico in corso avesse indubbiamente favorito la maturazione delle uve, mettendo però a rischio la complessità del vino. Solo nel mese scorso, invece, a maggio, l’incontro con la stampa italiana avvenne dinanzi al nuovo bellissimo padiglione in pietra e vetro aperto al pubblico (che sorge dinanzi agli edifici storici della Maison che nel 2029 festeggerà i 300 anni di attività) su progetto dell’architetto giapponese Sou Fujimoto e circondato da un giardino di sculture, in grado di valorizzare quella biodiversità locale cui l’enologo teneva molto.

Passione e savoir-faire

E fu proprio il suo saluto, prima di riconsegnarsi al febbrile turbinio degli appuntamenti che lo tenevano impegnato di continuo in giro per il mondo, a trasmettere di Frédéric Panaïotis una volta in più quel suo savoir-faire per cui non verrà dimenticato e che oggi il mondo degli appassionati del vino piange unanimamente: «Non vedo l’ora di assaggiare il Dom Ruinart 2019. L’annata più calda mai avuta qui a Reims con episodi torridi dove abbiamo toccato i 43 gradi. Eppure la riuscita del millesimo 19 è totale e mi ha fatto proprio dire: ma lavorare in queste condizioni così è fin troppo facile».

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