"Dammi lo Champagne Brut Vintage e ti dirò chi sei". Ecco come sono le nuove annate di Pol Roger

Una delle categorie più sottovalutate in Champagne è quella dei semplici “Brut Vintage”: vini che riescono a mettere insieme l’opulenza delle migliori annate con un’espressione abbastanza chiara dello stile aziendale. Spesso più economici della cuvée de prestige, ma anche meno conosciuti, perché, in fin dei conti, lo Champagne è status symbol e tutto ciò che è “apicale” – e quindi insuperabile – diventa un feticcio anche per chi vuole solo provare l’ebrezza del lusso.

I vintage, invece, giocano un campionato per intenditori e spesso sorprendono: forse non longevi quanto gli Champagne più ambiziosi, ma altrettanto – se non più – intriganti nel breve e medio periodo. Ne abbiamo avuto la conferma anche con Pol Roger, non la maison più pop, ma tra quelle con il posizionamento più alto. Si parte dai 50 euro del Brut Reserve per arrivare agli oltre 350 del Sir Winston Churchill, nato per omaggiare il grande statista britannico, che era un grandissimo appassionato di Champagne e in particolare dei vini di quest’azienda. Una cuveè de prestige decisamente rara in Italia: l’importatore, Compagnia del Vino, ne distribuisce circa 1.000 casse all’anno a una manciata di clienti fidelizzati.

Nel mezzo c’è proprio il Brut Vintage: stessa annata del Sir Winston Churchill, stile simile che fa dell’uso del Pinot Nero, dell’affinamento riduttivo in acciaio e della lunga sosta sui lieviti i suoi punti cruciali. “ È il vino che realizziamo dopo aver terminato la selezione per il Brut Reserve, che rimane il più importante e rappresenta l’80% della produzione” spiega Bastien Collard De Billy, erede del fondatore ed export manager per diversi paesi, tra cui l’Italia. Il prezzo del vino – già in commercio da un po’ – è di circa 110-120 euro online o a scaffale.

Nel bicchiere

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Cuvée Sir Winston Churchill 2018

80% Pinot Nero e 20% Chardonnay. L’annata fresca si fa sentire e scolpisce un “Winston” più sottile del solito, con un accenno di pietra focaia che introduce fiori bianchi, agrumi canditi, mela golden, nocciola e un tocco balsamico. È al palato che dà il meglio di sé: parte dritto, sferzante e poi si espande, aggraziato ma profondo, con ritorni iodati e balsamici che persistono a lungo, rendendo un’idea di grande freschezza. Un enfant prodige: “Di solito raggiunge la massima espressività dopo vent’anni” spiega Collard.

95

Brut Vintage 2018

È passato un anno in più e dalla sboccatura e il profilo è totalmente diverso: meno fine di quello del sir Winston, ma complesso e goloso, con una parte di tostatura e gelatina di frutti di rossi che richiama il Pinot Nero (60% del blend), unita a liquirizia, bergamotto e un accenno gessoso. Cremoso, avvolgente, ma anche dotato di grande tensione citrina. Molto gastronomico, funziona bene anche sulle virtù teramane rivisitate del ristorante Ozio di Roma, caratterizzate da una componente agrumata importante che avrebbe cozzato con il 99% degli Champagne. Forse non durerà vent’anni come il fratello maggiore, ma adesso è irresistibile.

92

Brut Reserve

Chardonnay, Pinot Nero e Meunier in parti uguali. Base annata 2021 sboccata nel 2024 con oltre 36 mesi di affinamento sui lieviti. Servito da magnum, ha un naso delicato di lieviti in autolisi, cedro ed erbe spontanee con accenni di frutta secca e pietra focaia sul fondo. La magnum è sempre indietro rispetto alla 0,75 e ci regala un sorso estremamente giovanile, di tensione quasi inusitata per un semplice brut con 8 g/l di zucchero, con polpa ricca, perfettamente bilanciata da rimandi citrini e salmastri nel finale che invita al secondo sorso. Forse la più performante tra le cuveè “mainstream”’.