Solo lo scorso anno la Duca di Salaparuta festeggiava i suoi duecento anni di storia, compleanno che la pone di diritto tra le aziende vitivinicole piรน antiche dโItalia. Certo questi due secoli di storia hanno visto succedersi alla testa della cantina realtร familiari, industriali e persino politiche; ciรฒ che perรฒ รจ rimasto fortunatamente inalterato nel corso delle diverse gestioni รจ la volontร di portare avanti unโimmagine reale della Sicilia vinicola e dei suoi territori, con tutti i suoi contrasti. E di seguire il vento della innovazione che da allora ancora non si รจ spento.
In apertura Tenuta Suor Marchesa, a Riesi (CL) dove nasce il nero dโAvola per Duca Enrico. Le foto sono di Benedetto Tarantino
Le origini ci riportano alla famiglia Alliata, una delle piรน antiche dellโaristocrazia siciliana, e piรน precisamente a Giuseppe Alliata VII Principe di Villafranca e VII Duca di Salaparuta. La sua passione lo spinse quindi a creare nel 1824 la casa vinicola Corvo del Duca di Salaparuta con i vigneti di Casteldaccia, non distante da Bagheria e dalla Villa Valguarnera. Edoardo Alliata, 10ยฐ Duca di Salaparuta, diede all’azienda una nuova dimensione imprenditoriale. Ma fu poiย il nipote, il giovanissimo Enrico Alliata, a meritarsi lโappellativo di โSignore dei viniโ: portรฒ la Corvo a essere la prima azienda vinicola siciliana grazie a continue innovazioni. Con lui la cantina di Casteldaccia moltiplica prodotti ed etichette, i suoi vini crescono in qualitร e si diffondono a livello internazionale: fornisce le ambasciate straniere e la Santa Sede, colleziona premi e riconoscimenti in tutto il mondo.ย Il Duca Enrico, spaziรฒ nei suoi interessi dal vino alla filosofia, tanto da scrivere un Manuale di Gastrosofia, libro pioniere della cucina vegetariana e crudista.
Degna figlia di Enrico Alliata fu Topazia: pittrice, scrittrice e gallerista sposรฒ un intellettuale fiorentino: Fosco Maraini. Da loro nacque la scrittrice Dacia. Nel difficile periodo del dopoguerra, Topazia Alliata tenta di risollevare le sorti della Corvo: fu lei a battezzare la famosa Colomba Platino, un bianco da uve Inzolia molto innovativo per i suoi tempi. Con Topazia, perรฒ, si interrompe il lungo legame tra la famiglia Alliata e la sua cantina che nel 1961 passa in proprietร alla Regione Sicilia che alla fine degli anni โ70 la portรฒ a produrre 7 milioni di bottiglie lโanno.
Ma in quegli anni un altro spirito innovativo entra in azienda: Ezio Rivella, giovane enologo piemontese che capisce le potenzialitร della cantina e dei vini dellโisola.Nei primi โ80 sarร Franco Giacosa a guidare lโazienda: รจ lui che viene incaricato di creare un nuovo rosso ricco di personalitร in grado di competere con i mostri sacri dellโenologia mondiale. Lavoro arduo, ma lui, coraggioso e testardo come gli Alliata, cominciรฒ a sperimentare e in pochi anni diede alla luce il nuovo rosso. Allora i vigneti non cโerano piรน e Giacosa non chiese ai fornitori di piantare uve internazionali, ma punto sugli autoctoni e cercรฒ le uve e le vigne piรน vocate: un progetto innovativo e sperimentale che richiedeva un lungo lavoro e lโaiuto di molti collaboratori. La Duca di Salaparuta confermรฒ anche in quella occasione modernitร e spirito innovativo sostenendo lโenologo nella miriade di selezioni e microvinificazioni necessarie per arrivare allโobiettivo e 5 anni dopo (e dopo 120 vinificazioni sperimentali lโanno con le tecniche piรน svariate) nasce il nuovo vino: Duca Enrico, in onore di colui che aveva dato la vera svolta allโimpresa degli Alliata. Nel panorama vinicolo siciliano dei primi anni โ80, irrompe cosรฌ questo rosso potente e raffinato: prodotto da sole uve Nero dโAvola, raccontava tutto il carattere dellโisola e della sua gente. Con la vendemmia 1987, vide la luce anche il Bianca di Valguarnera, un complesso Insolia vinificato in barrique. Erano i due fuoriclasse della Duca di Salaparuta: ottennero ampi riconoscimenti di critica e di mercato e sono il vero punto di partenza della moderna enologia siciliana.
Oggi la cantina รจ passata nel portfolio della Ilva di Saronno controllato dalla famiglia Reina e che ha anche le Cantine Florio di Marsala: ora Corvo, Duca di Salaparuta e Florio si ritrovano riuniti in unโunica realtร , il Gruppo Duca di Salaparuta, primo gruppo vitivinicolo privato dellโisola. Per legare indissolubilmente i vini piรน prestigiosi del gruppo alla Sicilia, la famiglia Reina acquista nel 2001 tre diverse tenute vitivinicole con forti peculiaritร territoriali al fine di soddisfare al meglio le esigenze pedoclimatiche dei vitigni scelti per le sue etichette. La Tenuta Risignolo che occupa 35 ettari vitati a Salemi (Trapani): qui i vitigni che si esprimono meglio sono Insolia e Grillo. Buoni anche i vini a base Zibibbo. Provengono da qui le uve da cui nasce il Bianca di Valguarnera. La Tenuta Suor Marchesa con 127 ettari di cui 93 vitati a Riesi (Caltanissetta): su queste colline ventilate e con buona escursione termica il Nero dโAvola trova da sempre il suo habitat ideale e qui gli sono dedicati ben 52 ettari di cui 5,5 coltivati ad alberello (a 350 metri sul livello del mare); da loro nasce il famoso Duca Enrico, affinato per 14-18 mesi in barrique di rovere francese. La Tenuta Vajasindi che occupa 21 ettari sul versante Nord dellโEtna a Castiglione di Sicilia in frazione Passopisciaro: qui prosperano gli indigeni Nerello Mascalese e Carricante a fianco al Pinot Nero.
In occasione dei suoi 200 anni di vita – che la pongono ai vertici della classifica delle piรน antiche aziende italiane – abbiamo degustato in verticale 8 annate del rosso di punta di Duca di Salaparuta, figlio della innovazione tecnologica e agronomica tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso.
Duca di Salaparuta
Casteldaccia (PA)
Prima annata di Duca Enrico. La veste ha una bella tonalitร granato ancora di buona vitalitร per i suoi anni. Il naso offre sensazioni ampie e intense con aromi di carattere che vanno dal cuoio al sottobosco, passando da bei aromi di funghi secchi. Al palato ha corpo discreto e tannini completamente risolti: un bel vino che ha ormai raggiunto la piena maturitร .
Duca di Salaparuta
Casteldaccia (PA)
Una spiccata brillantezza lo conserva piรน giovane del precedente. Lโolfatto รจ un tripudio di aromi: note fresche (bacche rosse) e piรน complesse (cuoio) si rincorrono. La bocca non ha cedimenti: tannino ben presente e morbido, persistenza invidiabile. Ma ciรฒ che lo issa di diritto tra i grandi rossi italiani รจ la freschezza gustativa che caratterizza il Duca Enrico.
Duca di Salaparuta
Casteldaccia (PA)
Il colore non si discosta molto dai vini precedenti; il naso invece sfoggia incredibile gioventรน con una nitida e intensa base fruttata su cui si innestano raffinati sentori di pepe nero. La bocca classica e austera, con una trama tannica fitta e profonda e una persistenza da fuoriclasse, รจ molto distante dallโidea comune che vuole i Nero dโAvola pesanti e opulenti.
Duca di Salaparuta
Casteldaccia (PA)
La veste รจ molto profonda e ancora giovane, con tonalitร rubino e cenni granato. Le note tostate (caffรจ) ci fanno pensare che forse la percentuale di legno nuovo superasse la quota solita del 50%. Al palato la ricchezza e la polpa fruttata si fanno notare dando maggior volume a un insieme di grande vitalitร che i tannini e lโaciditร induriscono un poโ.
Duca di Salaparuta
Casteldaccia (PA)
Al naso vince la parte fruttata con belle note di bacche nere e leggeri cenni di prugnaย rilanciati da sentori di tabacco e pepe; la bocca, aristocratica ed elegante, mette in avanti invece la proverbiale aciditร di Duca Enrico, senza perรฒ dimenticare la sua raffinata impalcatura tannica. Si tratta di un vino costruito per il lungo invecchiamento in bottiglia.
Duca di Salaparuta
Casteldaccia (PA)
Si oppone alla raffinata severitร del 2008 con un naso intensoย con nitidi aromi di bacche rosse e nere toccati daย sentori di rabarbaro e tabacco. La bocca รจ ricca e possente, ma la bella polpa fruttata, insieme alla morbidezza dei tannini e alla leggera sensazione avvolgente dellโalcol, riescono ad equilibrare il vino, che alla fine rimane immediatamente piacevole.
Duca di Salaparuta
Casteldaccia (PA)
Il colore rubino รจ intenso e particolarmente brillante. Il naso, intenso e raffinato, offre belle note di frutta rossa seguite da sfaccettati sentori di grafite e tabacco, senza mai perdere il ricordo di pepe. La bocca รจ straordinaria, con tannini educati e polpa di alta levatura, che regalano piacevoli sensazioni aggraziate e un persistente finale di grande classe.
Duca di Salaparuta
Casteldaccia (PA)
Il rubino intenso e brillante indica un imbottigliamento recente eย anche il naso, ricco di sentori freschi di bacche rosse e nere e di toni fumรฉ, appare molto giovane, sebbene giร elegante e complesso. La bocca, giร morbida ed equilibrata, si mostra ancora molto giovane. Un grande vino che non ha ancora il tocco magico del 2020.
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