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Sulle Colline Novaresi si produce un vino pregiato di una piccola denominazione. Ecco le migliori etichette

È un grande vino di montagna quello di cui vi parliamo, che richiede tempo e attenzione ma ripaga con profondità, eleganza e identità assolute. Sintesi perfetta tra l’austerità del nebbiolo e la delicatezza di un ambiente naturale integro e in equilibrio

  • 23 Maggio, 2025

In Piemonte, nel cuore della provincia di Novara, a circa 389 metri sul livello del mare, sorge Boca, un piccolo centro abitato incastonato tra dolci colline vitate, con lo sguardo rivolto verso le maestose cime alpine che si stagliano sullo sfondo. Il clima è caratterizzato da estati miti e ventilate, grazie alle brezze che scendono dal Monte Rosa, e da una forte escursione termica tra giorno e notte, soprattutto nelle fasi finali della maturazione.

La DOC Boca, figlia di un terroir straordinario

Il piccolo centro di Boca dà il nome a una altrettanto piccola denominazione vinicola che trae la sua unicità da un terroir straordinario per origine e complessità. Il suolo su cui si estendono i vigneti è il risultato di un lungo processo geologico. Il territorio di Boca fa parte del supervulcano fossile della Valsesia, uno dei più estesi e complessi del mondo, oggi riconosciuto anche come Geoparco UNESCO. I suoli vitati si sviluppano su antiche colate di porfido rosso e su formazioni di rocce vulcaniche acide, tra cui tufi e graniti.

Questa base geologica dona ai suoli acidità, povertà in sostanza organica, buona capacità drenante e una marcata ricchezza in minerali, elementi fondamentali per la qualità enologica della zona, le cui suggestioni è possibile ritrovare anche nel calice. Questo tipo di substrato,  infatti, regala ai vini un profilo minerale inconfondibile, con tannini finemente cesellati e un’acidità vibrante. Inoltre, la scarsità di elementi nutritivi nel suolo induce la pianta a contenere naturalmente la vigoria, concentrando così l’energia nella maturazione dei grappoli.

Nel corso dei secoli, la viticoltura locale si è evoluta profondamente. I metodi di allevamento della vite, inizialmente legati a pratiche contadine tradizionali, si sono progressivamente affinati grazie all’esperienza tramandata e alla crescente attenzione alla qualità, sebbene alcune pratiche antiche siano ancora gelosamente conservate, come la maggiorina, un sistema di allevamento tradizionale, ancora adottato e salvaguardato da alcuni viticoltori della zona, testimone di una viticoltura antica e sapiente, che racchiude in sé secoli di adattamento agricolo, conoscenza empatica del territorio e una logica agronomica sofisticata, spesso fraintesa in tempi moderni.

foto di www.maggiorina.it/

In breve, è un sistema di allevamento a forma quadripartita, in cui tre o quattro ceppi di vite sono disposti ai vertici di un quadrato, e i tralci sono legati radialmente su un telaio inclinato o orizzontale a circa un metro e mezzo da terra. La struttura ricorda una croce o una ruota, vista dall’alto. Questa disposizione crea un tappeto vegetativo orizzontale, che intercetta efficacemente la luce solare e protegge i grappoli dalla troppa esposizione diretta, contribuendo a una maturazione lenta e regolare. Negli ultimi anni, alcuni produttori lungimiranti, come per esempio Christoph Künzli de Le Piane, hanno riscoperto il valore storico e ambientale della maggiorina, recuperandola con finalità conservazionistiche ed enologiche..

I vitigni della DOC Boca

L’area della denominazione Boca si estende su tutto il territorio comunale di Boca e in parte su quelli di Maggiora, Cavallirio, Prato Sesia e Grignasco, in una zona pedemontana ai piedi delle Alpi Pennine, a cavallo tra la Valsesia e l’alta pianura novarese. Siamo a quote comprese tra i 400 e i 500 metri, altitudini che influiscono significativamente sulla maturazione delle uve e sulla freschezza del vino.

Le uve utlizzate per la produzione del Boca (di cui abbiamo anche la tipologia Riserva) sono il nebbiolo (dal 70 al 90%), la vespolina e l’uva rara, che troviamo anche nel Lessona, in purezza o insieme per una percentuale che va dal 10% al 30%. Per quanto riguarda la maturazione, per bere un Boca bisogna aspettare almeno 34 mesi (di cui almeno 18 in legno); per un Boca Riserva i tempi ovviamente si dilatano un po’: deve maturare 46 mesi (di cui almeno 24 in legno).

Vespolina

Se del nebbiolo abbiamo avuto occasione di parlare spesso, qualche parola sugli altri due vitigni che lo accompagnano in questa denominazione va spesa. La vespolina è un’uva a bacca rossa autoctona del Piemonte settentrionale, coltivato soprattutto nelle province di Novara, Vercelli e Biella. Poco conosciuta al grande pubblico, è invece ben nota agli appassionati e ai produttori di queste zone, dove da secoli rappresenta una componente essenziale dei vini tradizionali, sia in taglio con il nebbiolo sia, più recentemente, in vinificazioni in purezza. Le origini della vespolina sono antiche e in parte avvolte dal mistero. Il vitigno è documentato già nel Settecento, ma è probabile che fosse presente nella regione anche molto prima. Il nome potrebbe derivare dal termine “vespa”, alludendo alla dolcezza degli acini maturi che attraggono questi insetti. Studi genetici moderni hanno rivelato che la vespolina appartiene alla stessa famiglia del nebbiolo, con cui condivide una certa parentela, ed è inoltre affine ad altre varietà locali come la croatina e l’uva rara, pur distinguendosi nettamente per caratteristiche morfologiche, fenologiche e aromatiche.

Uva rara

L‘uva rara  è coltivata prevalentemente in alcune zone del Piemonte nord-orientale, ma si allunga anche in Lombardia, in particolare nell’Oltrepò Pavese. Spesso è presente come varietà di supporto nei blend grazie al suo profilo aromatico gentile, alla buona capacità di adattamento che contribuisce in modo sostanziale all’equilibrio di molti vini del Nord Italia. Nonostante il nome possa far pensare a una varietà esotica o poco diffusa, si tratta in realtà di un nome generico che, nel corso dei secoli, è stato utilizzato per diverse varietà locali. Per evitare confusioni, è utile precisare che nel contesto del Piemonte e dell’Oltrepò Pavese, con uva rara si fa generalmente riferimento alla bonarda novarese, una varietà geneticamente distinta dalla bonarda piemontese e dalla croatina (che in Oltrepò è anche chiamata bonarda tout court, ma non ha nulla a che vedere con la nostra uva rara).

I vini della DOC Boca. I nostri migliori assaggi

I vini a denominazione Boca generalmente sono dotati di grande carattere e longevità. Si tratta comunque di produzioni piuttosto limitate, il che contribuisce a una certa esclusività e a un elevato valore tra gli appassionati di vini pregiati. La dedizione dei viticoltori locali nel mantenere alta la qualità produttiva garantisce che ogni bottiglia rappresenti al meglio le caratteristiche uniche di questo territorio. E così abbiamo a che fare con vini dagli aromi sfumati, dai tratti vagamente floreali e speziati, con un palato contrappuntato da tannini sottili e dotato di una dinamica verticale e sottofondo sapido-minerale. Sono queste le caratteristiche dei migliori Boca che abbiamo recensito nella guida Vini d’Italia 2025 del GamberoRosso e che trovate di seguito.

 

 

Boca 2020  – Le Piane

Il Boca ’20 di Le Piane si apre con note di frutto e tabacco, proseguendo con una nota ematica di grande finezza. La bocca è austera, i tannini, ben presenti, sono equilibrati perfettamente dalla ricchezza e dalla profondità di questo grande vino.

Immersa nel Parco naturale del Monte Fenera l’azienda Le Piane è un modello di riferimento e rinascita dell’enologia del Piemonte Settentrionale, e la sensibilità, la passione e la dedizione di Christofer Kunzli ne sono l’anima e il motore trainante. Nel 1998 è l’amore per il territorio che condivide con l’amico Alexandr Trolf a spingerlo all’acquisto da Antonio Cerri del vigneto Campo alle Piane. Terreni ricchi di porfido di origine vulcanica, ghiaiosi in superfice, con esposizione verso sud e ottime escursioni termiche.

Boca Adele 2020 – Davide Carlone

Boca 2020 – Davide Carlone

Davide Carlone nel 1991, con il supporto della sorella Michela, riprende l’attività di famiglia avviata nel 1880. Il progetto aziendale si concentra sulla valorizzazione del territorio, come testimoniato dalla coltivazione di varietà locali con metodi sostenibili e rispettosi dell’ambiente. In cantina l’accento è posto sull’artigianalità e sulla ricerca di un’espressione autentica nei vini, per offrire prodotti che rispecchino le peculiari caratteristiche di questa regione. Spiccano nelle degustazioni di quest’anno i due Boca, caratterizzati da note tipiche per la denominazione che rendono intrigante l’assaggio di questi vini. Di grande carattere il Boca Adele ’20, con note di china e rabarbaro. La bocca di struttura è leggermente contratta dai fitti tannini, tuttavia ben bilanciati da una bella polpa che assicura volume al sorso. Ancora profumi di rabarbaro nel Boca ’20, ai quali si aggiungono sentori di olive. Al palato risalta grazie a una discreta complessità e finezza, abbinate a una bella trama tannica.

Boca 2021 – Villa Guelpa

Molto buono il Boca ’21 di Villa Guelpa, caratterizzato da intensi profumi di lampone e pepe. Palato fine e di ottima profondità.

Daniele Dinoia, grazie alla sua grande esperienza nel settore, nel 2015 ha iniziato la ristrutturazione della cantina e della Villa Ottocentesca di Villa Guelpa a Lessona, adiacente alla vigna collinare e in riva al Torrente Strona. I vigneti sono collocati in zone diverse, con caratteristiche diverse: sulle colline di Roppolo suoli a ciottoli alluvionali, a Mottalciata sabbie silicee, a Lessona e Sizzano sabbie e a Boca argille e porfido. Il territorio offre clima mite e un’ottima escursione termica fra notte e giorno.

Boca 2020 – Barbaglia

Il Boca ’20 di Barbaglia esprime classe e tipicità, profuma di frutti rossi con note balsamiche e mentolate, ha un sorso denso, ricco, con un finale saporito.

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